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Sito archeologico in Provincia de L’Aquila: Agellum - Aielli (Aq) - Abruzzo - Info Point Regione Abruzzo

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Sito archeologico in Provincia de L’Aquila: Agellum - Aielli (Aq) - Abruzzo

Le meraviglie > Archeologia in Abruzzo > Archeologia AQ
I principali siti archeologici in Provincia de L'Aquila - Abruzzo

Agellum, l'antico insediamento che sorge nell'attuale territorio di Aielli, in provincia dell'Aquila, è un sito archeologico di grande valore storico. La presenza umana nell'area è documentata sin dall'età del bronzo, con insediamenti che si sono evoluti nei secoli successivi. Durante la prima età del ferro, la necessità di difendersi da conflitti territoriali portò alla nascita di centri fortificati, detti ocres, caratterizzati da mura in pietra calcarea. Questi insediamenti costituivano vere e proprie cittadelle con un'economia agricola e artigianale, rette da capi locali e guerrieri. Nel corso del V secolo a.C., l'organizzazione sociale si trasformò con la nascita di una federazione marsa, che riuniva diversi centri fortificati sotto una struttura comunitaria. Agellum divenne uno dei principali centri della touta locale, amministrata da magistrati pubblici. Il territorio era attraversato da importanti vie di comunicazione, come la strada che collegava la Via Valeria all'altopiano della Valle d'Arano, favorendo i contatti con gli altri insediamenti marsi e con la colonia romana di Alba Fucens. Con la conquista romana, l'area entrò a far parte del municipium di Marruvium e si sviluppò ulteriormente grazie alla costruzione di ville rustiche e fattorie agricole. I vici di Caelum e Agellum divennero punti di riferimento per le attività economiche e religiose, come dimostrano i resti di santuari dedicati a divinità italiche e romane. La presenza di tombe monumentali e iscrizioni votive testimonia l'importanza sociale ed economica degli abitanti, tra cui spiccavano famiglie aristocratiche legate all'amministrazione municipale. Nel periodo tardoantico, l'insediamento subì un ridimensionamento a causa della crisi dell'impero romano e delle invasioni barbariche. Le comunità locali si rifugiarono nuovamente nei centri fortificati di altura, utilizzando le strutture difensive già esistenti. La presenza di necropoli, ville e reperti ceramici ha permesso di ricostruire la storia di Agellum, restituendo un quadro dettagliato della vita quotidiana e delle trasformazioni sociali che hanno caratterizzato questa importante realtà archeologica abruzzese.Siti Archeologici in Abruzzo:
Agellum (Aielli - Aq). Il periodo antico di Agellum. La presenza umana nell’area, allo stato attuale delle nostre conoscenze, è documentata a partire dall’età del bronzo (3.500 anni fa) con l’insediamento della località “Reniccia” sotto Monte Secine (Irti 1991, 82), poi da quello protovillanoviano (3000 anni fa) perilacustre delle “Cave di Ghiaia” sul terrazzo che fiancheggia il Rio di Aielli a quota 668 (Irti 1987, 284); successivamente altre tracce di un abitato della prima età del ferro (2900-2800 anni fa) sono documentate nelle vicinanze del Cimitero. Pur tuttavia la presenza umana nell’area va fatta risalire al paleolitico data la presenza di cacciatori neandertaliani nel Fucino intorno ai 150.000/70.000 anni fa, cacciatori provenienti dalle coste adriatiche e tirreniche che nella buona stagione raggiungevano le zone di caccia alte della Marsica. Nel corso della prima età del ferro (IX-VIII secolo a.C.) gli insediamenti aperti di pianura posti sulle rive del lago e quelli collinari vengono abbandonati dato l’aumento della conflittualità umana nell’area (nascita di “capi” e sviluppo della proprietà privata), conflittualità che porta alla nascita dei centri-fortificati italici, degli insediamenti d’altura racchiusi da cinte murarie composte da grossi blocchi di pietra calcarea locale, i cui resti sono riconoscibili sul Monte Secine e sull’altura detta “Castello” del centro storico di Aielli. Questi centri fortificati (ocres in lingua italica locale: oppida e castella in latino) erano delle piccole “cittadelle” locali ad economia polivalente con prevalenza dell’agricoltura ed in eterno conflitto fra loro, rette da un re (raki) contornato da principi guerrieri (nerf) (Grossi 1989, 200-201). Ai nostri due centri-fortificati di Monte Secine e Aielli Alto si collegavano le necropoli di tombe a tumulo circolare della “Stazza grande” e quella più vasta delle località Musciano-Cantoni da cui provengono dischi-corazza di bronzo ed armi di ferro dell’ VIII-VI secolo a.C. (De Nino 1886, 85), necropoli inseribili nella locale “cultura fucense” parte della più grande unità culturale “safina” dell’Italia centrale appenninica: probabilmente da una di queste necropoli proviene la bellissima coppia di dischi-corazza di bronzo lavorata a sbalzo con raffigurazione di chimere funerarie ora nel Museo di Perugia, relativa ad una sepoltura principesca della fine del VII secolo a.C. (Colonna 1974, 195). Nel V secolo le popolazioni fucensi metteranno fine alle tante “cittadelle” monarchiche dell’età del ferro con la nascita di uno stato federale caratterizzato dal nomen dei Marsi. Ciascuno degli ocres federati del territorio aiellese, come gli altri dei Marsi, verranno a costituire una touta, una comunità italica locale retta dapprima da nerf (= principi guerrieri) e successivamente da meddices tudici, dei “magistrati pubblici supremi” eponimi che governeranno le repubbliche aristocratiche (toutas) incentrate sui centri di Caela (Monte Secine) ed Agellum (Aielli Alto). Il conflitto fra i Marsi e Roma sul finire del IV secolo a.C. porterà il territorio di Aielli ad essere parte del confine settentrionale dello stato federale dei Marsi verso quello della nuova colonia romana di Alba Fucens: il territorio di Alba Fucense (Ager Albensis) terminava sulle Gole di Aielli-Celano e sulla strada che da Celano porta alla Stanga sulla riva fucense con le colline della Selva e il Rio di Aielli in territorio marso (Grossi 1998, 22). Con l’età repubblicana nel III secolo a.C., sotto o a contatto dei centri fortificati descritti, nascono i vici (villaggi) di Caelum e Agellum riconoscibili nella località “Cèle”, gradone collinare posto alla base del versante sud di Monte Secine e nell’interno della parte bassa del centro storico, il medievale burgo (Grossi 1985). Dei due villaggi abbiamo: a “Cèle” resti murari di terrazzamenti in opera poligonale, murature in opera incerta e mista, resti cosparsi di frammenti fittili, macine in trachite vulcanica e un ritrovamento di una statuetta di Ercole in bronzo (Lab.St. Di Pietro 1986, 32); da Aielli, dallo scavo del 1979 dell’attuale autorimessa comunale posta vicino Oratorio parrocchiale, due frammenti di dediche votive del II secolo a.C. che attestano l’esistenza nel villaggio di un santuario dedicato a Cerere (Cereri) ed altra divinità sconosciuta (Letta 1991, 392-395). A questi vici facevano riferimento le fattorie agricole di “La Selvotta”, S. Giovanni, “S. Iro” e Romito con le loro murature in opera incerta, i terrazzamenti in opera poligonale ed i pavimenti di cocciopesto decorati da tessere in pietra (opus signinum), mentre una mirabile strada (“via Romana”) veniva ricavata, forse sul finire del III secolo a.C., sulle balze rocciose sommitali delle Gole di Aielli-Celano (fauces) sotto Monte Etra per unire i vici descritti con l’altopiano della Valle d’Arano: quindi una strada trasversale appenninica che collegava la via Valeria con la strada romana Alba Fucens-Aveia (Fossa - AQ), che transitava nell’Altopianiano delle Rocche (Lab.St. Di Pietro 1986, 31; Grossi 1998, 104). Con l’età augustea i villaggi di Caelum ed Agellum entrano a far parte del municipium marso di Marruvium, inserito nella IV Regione d’Italia (Sabina et Samnium) ed iscritto alla tribù Sergia, con sottostanti colline e piani cosparsi di fundi agricoli segnalati dai toponimi prediali, Hillara, Alafrano, Azzano, Molesiano, ecc. e da resti di ville e grandi monumenti funerari (“Morrone di Aielli”) contornanti la sottostante via consolare Valeria (Grossi 1985; 1998, 23). E’ proprio dal foro di Marruvium (l’attuale S. Benedetto dei Marsi) che viene una dedica del finire del II secolo d.C. di una probabile statua onoraria eretta dagli abitanti dei vici marruvini di Caela, Agellus, Urvinum ed Aprusculum ad Aurunculeia un patrona probabile moglie di un potente esponente della classe senatoriale romana legato al municipio marso (Letta-D’Amato 1975, n. 33; Letta 1988, 232). Dallo studio delle iscrizioni votive e funerarie conosciamo i nomi delle famiglie marse che occupavano il territorio dal II secolo a.C. fino al III secolo d.C.: Acavii, Annii, Vimmii, Petulcii, Vettii, Divii, Farrufanii, Longeii e Duorvitii (Letta-D’Amato 1975, 4-12; Letta c.s): personaggio notevole di rango senatorio del territorio di Aielli è Vettio Scatone un giovane tribuno militare della legio IIII Macedonica morto trucidato a circa 25 anni nel 70 d.C. nel campo di Mogontiacum in Germania durante la rivolta legionaria di Giulio Civile ed il cui monumento funebre (cenotafio) fu eretto dalla madre Alfia Prima sul diverticolo viario che dalla Valeria portava a Marruvium, in località La Stanga (Letta 1990). A partire dalla metà del I secolo a.C. e per tutta l’età giulio-claudia si sviluppano le grandi necropoli lungo il Rio di Aielli, sulla viabilità primaria (Via Valeria e circonfucense) e secondaria (di collina e di pianura) e sulle balze rocciose di Monte Secine con tipologie che andavano dalle semplici tombe fittili a cappuccina ed a fossa con copertura a lastroni (S. Giovanni, S. Iro, Romito, Alafrano, Castellano) a quelle a camera con copertura a volta (“Aielli Vecchio” e “S. Agostino”) ed alle monumentali tombe rupestri di “Cèle” e Rio di Aielli (Grossi 1985). A personaggi di notevole levatura economica e sociale risalgono le tombe a camera della fine del I secolo a.C. di S. Agostino rinvenute nel 1936 e che hanno restituito ben quattro letti funerari in avorio ed osso attualmente parzialmente esposti nel Museo archeologico nazionale d’Abruzzo di Chieti (Letta 1984, 96, 103; Faita 1989). Durante i lavori di realizzazione del tracciato della Ferrovia nel 1886 furono rinvenute numerose tombe di età imperiale romana nelle località “Margini”, sotto i “Cappuccini”, “Stazza grande” e “Stazzetta della clementina” (De Nino 1886, 85-86), tombe collegate ai tracciati viari delle centuriazioni municipale di Alba Fucens e Marruvium. Con i prosciugamenti del Fucino e il prolungamento della via Valeria dalla località “Arco” (“Cese di S. Marcello”) fino ad Ostia Aterni (Pescara), dapprima ad opera dell’Imperatore Claudio nel 52 d.C. e successivamente da Traiano ed Adriano (98-138 d.C.), i piani agrari aiellessi posti fra la Valeria e il Fucino vengono potenziati con la realizzazione, nel 149 d.C., della nuova centuratio (divisione agraria in lotti regolari) del Marsus municipium di Marruvio (Lib.Col. I, 229, 6-7; II, 256, 23-28), lottizzazione che si spingeva fino ai nuovi terreni emersi fucensi ed amplificava l’importanza delle ville rustiche agrarie poste sui limiti lacustri, come il caso della villa di “Castellano-Ponterone” i cui resti sono visibili a “Fonte La Regina” e riferibili ad un possibile fundus Hilarianus. A partire dal IV secolo d.C., con la Marsica inserita nella Regione Valeria, la crisi socioeconomica del sistema municipale romano e il gravoso terremoto locale del 375 portarono ad un ridimensionamento della struttura insediamentale territoriale fucense di tradizione italica (soprattutto i vici) a vantaggio delle villae perilacustri ad economia agricolo-pastorale. A questo si aggiunse, nel secolo successivo, l’arrivo delle truppe barbariche di Alarico ed i Visigoti (410-412) e la distruttiva guerra gotico-bizantina del 535-553, soprattutto nell’inverno del 537-38 quando le truppe bizantine del duca Giovanni, provenienti da Aternum (Pescara) e dirette a Roma, svernarono ad Alba Fucens: l’arrivo delle milizie bizantine nell’area dovettero portare a saccheggi, devastazioni e massacri anche a danno della popolazione civile, azioni che portarono nel 539 d.C. alla morte per fame di ben 50.000 contadini nel solo Piceno (PROCOPIO, Bell.Ghot., II, 7, 20). E’ probabile che gli abitanti di Caela ed Agellus abbiano in quei pericolosi periodi riutilizzato i vecchi oppida marsi di Monte Secine e Castello, come documentato dal ritrovamento nel Monte Secine di una fibula bronzea a forma di pavone databile al VI secolo d.C. Agellum - Aielli (Aq)

Agellum, l'antico insediamento corrispondente all'attuale Aielli, in Abruzzo, ha una storia che risale a migliaia di anni fa. Le prime tracce di presenza umana risalgono all'età del bronzo, con insediamenti documentati nelle località di Reniccia e Cave di Ghiaia, testimonianza di una popolazione che sfruttava le risorse del territorio perilacustre del Fucino. Durante l'età del ferro, la crescente conflittualità tra le comunità portò all'abbandono degli insediamenti di pianura e alla nascita di centri fortificati di altura, come quelli di Monte Secine e del Castello di Aielli Alto. Queste cittadelle, protette da mura di pietra calcarea, erano rette da capi guerrieri e rappresentavano il nucleo della comunità locale.
Nel V secolo a.C., l'aggregazione delle piccole cittadelle sotto un'unica federazione segnò la nascita del popolo dei Marsi, con una struttura politica basata su comunità aristocratiche (toutas) governate da magistrati supremi. Agellum e Caelum divennero due importanti villaggi, collegati a necropoli come quella di Stazza Grande e Musciano-Cantoni, da cui provengono preziosi reperti, come i dischi-corazza in bronzo. Con l'espansione romana, il territorio aiellese venne a costituire il confine settentrionale dei Marsi rispetto alla colonia di Alba Fucens, con cui condivideva interessi e infrastrutture.
Durante l'età repubblicana e augustea, Agellum e Caelum si trasformarono in vici, piccoli villaggi agricoli con santuari, fattorie e infrastrutture stradali. La viabilità venne potenziata con la costruzione di una strada romana attraverso le Gole di Aielli-Celano, collegando i villaggi con la Valle d'Arano e l'altopiano delle Rocche. L'integrazione nell'Impero romano portò il territorio sotto la giurisdizione di Marruvium, con la nascita di ville rustiche, sepolture monumentali e una rete agricola che sfruttava la fertilità del suolo fucense.
La crisi del tardo impero e le invasioni barbariche segnarono un declino per Agellum e i suoi vici, con il ritorno delle popolazioni sulle alture per ragioni difensive. La fibula a forma di pavone rinvenuta sul Monte Secine testimonia il riutilizzo delle antiche fortificazioni in epoca bizantina, durante le guerre gotico-bizantine. La storia di Agellum, intrecciata con quella dei Marsi e di Roma, rappresenta un affascinante esempio di continuità e trasformazione delle comunità appenniniche attraverso i millenni.
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L'Enogastronomia
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