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Personaggi illustri dell’Abruzzo: Celestino V

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I Personaggi che hanno portato lustro all'Abruzzo

Celestino V, nato Pietro Angelerio a Isernia nel 1215, è una delle figure più emblematiche della storia religiosa e culturale dell'Abruzzo. Figlio di una famiglia contadina, decise sin da giovane di intraprendere una vita monastica, ritirandosi tra le montagne dell'Appennino. La sua spiritualità e il desiderio di una vita semplice lo portarono a fondare l'ordine dei Celestini, che predicava il ritorno a una vita di ascetismo e solitudine. La sua fama di santità crebbe rapidamente e nel 1294, all'età di circa 80 anni, fu eletto Papa con il nome di Celestino V, in un periodo particolarmente critico per la Chiesa. Durante il suo breve pontificato, che durò poco più di cinque mesi, Celestino V si distinse per la sua umiltà e il desiderio di riformare la Chiesa, ma fu travolto dalle difficoltà del potere papale e dalle interferenze politiche. Sebbene il suo carattere pacato e devoto lo avesse reso popolare tra i fedeli, la sua inesperienza politica lo rendeva vulnerabile a pressioni esterne. Il re di Napoli, Carlo II d'Angiò, tentò di influenzare le sue decisioni, e Celestino si trovò incapace di gestire le questioni amministrative del Papato. Nel dicembre del 1294, il Papa rinunciò al trono in un atto che ancora oggi suscita dibattito. La sua abdicazione, nota come il "gran rifiuto", rappresentò un gesto di radicale disillusione nei confronti del potere ecclesiastico. Celestino V abbandonò il papato pubblicamente, togliendosi le insegne pontificie e ritornando alla vita da eremita, abbandonando l'autorità che gli era stata conferita. Questo atto straordinario di rinuncia lo rese famoso, tanto da essere successivamente inserito da Dante Alighieri nella Divina Commedia come uno dei peccatori dell'Antinferno. Tuttavia, dopo l’abdicazione, Celestino V non riuscì a trovare pace. Il suo successore, Bonifacio VIII, temendo che Celestino potesse essere una minaccia al suo pontificato, lo fece imprigionare nel castello di Fumone, in Ciociaria. Lì trascorse gli ultimi anni della sua vita in isolamento, lontano dalle vicende ecclesiastiche e politiche che avevano segnato la sua breve esperienza papale. Morì nel 1296, all’età di circa 81 anni, e la sua morte rimase avvolta nel mistero, anche se venne successivamente beatificato dalla Chiesa. Oggi, Celestino V è venerato come santo dalla Chiesa cattolica, con la sua festa liturgica celebrata il 19 maggio. La sua figura è un simbolo di umiltà e di coraggio spirituale, rappresentando un esempio di fedeltà alla propria vocazione, anche di fronte alle difficoltà e alle tentazioni del potere. La sua tomba si trova nella basilica di Santa Maria di Collemaggio, a L’Aquila, un luogo che richiama la sua eredità spirituale e che ogni anno accoglie i pellegrini che vogliono rendere omaggio al Papa che scelse di rinunciare per vivere nella semplicità.Celestino V
(Nato a Isernia nel 1215)

Celestino V, nato Pietro Angelerio (o secondo alcuni Angeleri) nel 1215 a Isernia, è stato il 192º Papa della Chiesa cattolica, regnando per un breve periodo dal 29 agosto al 13 dicembre 1294. Conosciuto come Pietro da Morrone, è stato una figura mistica e umile, profondamente legata alla spiritualità e alla vita monastica. La sua elezione al papato avvenne dopo un lungo Conclave segnato da ostacoli, tra cui la peste, e avvenne quando Celestino aveva già superato gli ottant'anni. Nel suo pontificato, che durò appena tre mesi, promosse importanti iniziative, tra cui la Perdonanza, una celebrazione giubilare che ancora oggi viene celebrata annualmente a L'Aquila, dove fu anche incoronato nella basilica di Santa Maria di Collemaggio, che lui stesso aveva contribuito a costruire.
Celestino V rimase una figura misteriosa per la sua breve esperienza al vertice della Chiesa, ma la sua abdicazione spontanea lo ha reso celebre. Il 13 dicembre 1294, dopo soli tre mesi di pontificato, decise di rinunciare al ruolo di Papa in una cerimonia plateale: si tolse la tiara, l'anello e il mantello papale e, con grande umiltà, si rivestì con la tonaca della sua congregazione. Sedendosi a terra, invitò i cardinali a scegliere un nuovo Papa per il bene della Chiesa. Questo gesto di "gran rifiuto", descritto da Dante nella Divina Commedia come un atto di viltà, ha reso Celestino V una figura controversa, ma la sua decisione rimane un mistero, legato probabilmente alla sua inadeguatezza alla vita pubblica e alle pressioni politiche del tempo, come quelle del re di Napoli Carlo II d'Angiò.
La figura di Celestino V è diventata immortale grazie a Dante Alighieri, che lo collocò nell'Antinferno della Divina Commedia tra gli ignavi, coloro che, per paura o debolezza, non presero mai una posizione decisa nella vita. Dante lo descrisse come colui che "fece per viltade il gran rifiuto", un’etichetta che ha segnato la sua reputazione nei secoli. Se non fosse stato per i versi immortali del Sommo Poeta, Celestino V rischiava di essere dimenticato come tanti altri papi medievali che non lasciarono un segno duraturo nella storia della Chiesa. Eppure, la sua vita e le sue scelte continuano a suscitare domande, alimentando la curiosità sul vero motivo che lo spinse a rinunciare a un ruolo così prestigioso e influente.
Pietro del Morrone, figlio di una famiglia contadina, scelse fin da giovane una vita di ascetismo e solitudine tra le montagne. Divenne monaco benedettino e fondò la congregazione dei Celestini, che portò il suo nome. La sua vita contemplativa e la sua fama di uomo santo lo portarono a essere scelto come Papa in un periodo di grande incertezza per la Chiesa. Nonostante la sua fede profonda e il suo spirito di sacrificio, Celestino V si trovò sopraffatto dalle difficoltà politiche e dall'inesperienza nella gestione degli affari pubblici, che lo portarono a un rapido allontanamento dal papato. Abdicò e tornò alla vita eremitica, ma non senza portarsi dietro le insegne papali, un gesto che aggiunse mistero alla sua decisione.
Dopo l'abdicazione di Celestino V, la via fu spianata per l'elezione di Bonifacio VIII, che temeva la possibile rivolta del suo predecessore. Bonifacio VIII fece arrestare Celestino, che stava tentando di fuggire in Grecia, e lo rinchiuse nel castello di Fumone, in Ciociaria, dove visse in isolamento fino alla sua morte, avvenuta nel maggio del 1296. Celestino V fu venerato come santo dalla Chiesa cattolica, che ne celebra la festa liturgica il 19 maggio, e viene considerato patrono di Isernia, della città dell'Aquila e di altre località. La sua figura, pur segnata da un gesto controverso, continua a rappresentare un simbolo di umiltà e di coraggio nella ricerca della propria vocazione, rimanendo un mistero che affascina la storia della Chiesa e dell'umanità.
L'enogastronomia abruzzese è un viaggio tra sapori autentici e tradizioni antiche, una sintesi perfetta di mare e montagna che racconta l'anima profonda della regione. Qui, ogni piatto e ogni vino riflettono l'essenza di un territorio generoso, dove la natura incontaminata e la cultura locale si intrecciano per creare un patrimonio culinario unico. In Abruzzo, il cibo non è solo nutrimento, ma una forma di espressione, un legame con le stagioni e con le radici storiche delle comunità. Dai borghi montani alle località costiere, la cucina si distingue per la semplicità e la genuinità degli ingredienti, spesso prodotti artigianalmente. Le ricette, tramandate di generazione in generazione, portano con sé gesti e sapori che parlano di tempi lontani. La terra abruzzese è nota per prodotti straordinari che vanno dall’oro rosso dello zafferano di Navelli ai tartufi profumati delle montagne. I formaggi di pecora, come il pecorino e la ricotta affumicata, raccontano la maestria dei pastori, mentre la pasta fatta a mano, come i celebri maccheroni alla chitarra, celebra l’arte e la pazienza delle cuoche abruzzesi. Il vino gioca un ruolo fondamentale in questo racconto di gusto. Il Montepulciano d'Abruzzo, robusto e avvolgente, è una delle etichette più amate e apprezzate a livello internazionale, affiancato dal delicato Trebbiano d'Abruzzo. Ogni bicchiere racchiude il carattere di queste colline baciate dal sole, dove i vigneti prosperano tra la brezza del mare e l’aria fresca dei monti. Ma l’enogastronomia abruzzese è anche convivialità, un rito che si consuma attorno a una tavola ricca di sapori e storie. Ogni assaggio è un incontro con una cultura che rispetta la natura e valorizza la tradizione, rivelando un equilibrio perfetto tra semplicità e raffinatezza. È un’esperienza che va oltre il palato, coinvolgendo i sensi e lasciando un ricordo indelebile, un legame profondo con una terra che sa come regalare emozioni.
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L'Enogastronomia. La cucina abruzzese è la tradizionale cucina dell'Abruzzo; essa è molto vasta ed è originaria dalle tradizioni sia pastorali delle zone interne montane che marinare della zona costiera; tra gli alimenti più utilizzati troviamo: il pane, la pasta, la carne, i formaggi e il vino. L'isolamento che per decenni ha caratterizzato la regione ha fatto sì che quest'ultima mantenesse un'arte culinaria viva ed indipendente. Tra i prodotti abruzzesi che sono entrati nell'immaginario collettivo di tutto il mondo troviamo i classici confetti tipici della città di Sulmona, lo zafferano coltivato principalmente nell'altopiano di Navelli, gli arrosticini di pecora, gli spaghetti alla chitarra e il prestigioso vino Montepulciano d'Abruzzo. Altri prodotti...

L’artigianato abruzzese rappresenta una straordinaria testimonianza della tradizione e dell’ingegno della regione, un legame profondo tra passato e presente. Ogni angolo dell’Abruzzo racconta storie attraverso opere d’arte create da mani esperte che hanno saputo conservare tecniche e saperi antichi. Uno degli ambiti più celebri è la lavorazione della ceramica. Tra i centri più importanti spicca Castelli, rinomata in tutto il mondo per le sue maioliche decorate a mano con motivi floreali, geometrici e scene di vita quotidiana. Gli artigiani locali continuano a utilizzare metodi tramandati di generazione in generazione, valorizzando colori e disegni che rispecchiano il territorio e la sua cultura. Di grande pregio è anche l’arte della lavorazione del ferro battuto, tipica delle aree montane. Fabbri esperti modellano a caldo cancelli, lampade e altri oggetti, dando vita a opere di straordinaria bellezza e resistenza. Questa tradizione, radicata nella vita rurale, trova il suo apice in laboratori che combinano creatività e funzionalità. Un altro settore emblematico è quello della tessitura. La produzione di merletti e ricami, soprattutto quelli di Pescocostanzo, si distingue per l’eleganza e la finezza dei dettagli. I famosi merletti al tombolo rappresentano una delle forme d’arte più delicate e raffinate, simbolo della pazienza e della maestria delle artigiane abruzzesi. Anche il legno è un materiale protagonista nell’artigianato regionale. Gli ebanisti abruzzesi si dedicano alla creazione di mobili e oggetti decorativi, molti dei quali presentano intagli che richiamano motivi religiosi o naturali. Inoltre, l’arte della scultura del legno è strettamente legata alle tradizioni religiose, con la realizzazione di statue sacre e presepi. Di notevole interesse è l’oreficeria, un’attività che affonda le sue radici nel Medioevo. L'Abruzzo vanta gioielli di rara bellezza, come la "Presentosa", un ciondolo femminile di antica tradizione, simbolo di amore e augurio. Le tecniche di lavorazione, come l’incastonatura e la filigrana, mostrano un’altissima competenza tecnica e artistica. L’artigianato abruzzese, dunque, non è solo un insieme di abilità manuali, ma anche un’espressione di identità culturale. Attraverso i materiali, i disegni e le tecniche, gli artigiani raccontano la storia e l’anima di una terra unica, in cui passato e presente si fondono per dare vita a opere di inestimabile valore.
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L'Artigianato in Abruzzo. L’artigianato abruzzese rappresenta una delle espressioni più autentiche della cultura e delle tradizioni locali, tramandate di generazione in generazione. Tra le lavorazioni più celebri spiccano quelle della ceramica e della maiolica, con il borgo di Castelli che vanta una fama internazionale per i suoi manufatti decorati con motivi floreali, religiosi e geometrici. Ugualmente significativa è la tradizione orafa, con la creazione di gioielli come la presentosa, simbolo dell’Abruzzo, e di raffinati monili in filigrana, prodotti in centri come Sulmona e Scanno. La tessitura e il merletto trovano la loro massima espressione nei pregiati tomboli di Pescocostanzo e negli arazzi realizzati con telai tradizionali nei piccoli borghi montani...
Sciare in Abruzzo significa immergersi in panorami mozzafiato, tra montagne maestose e borghi pittoreschi che aggiungono fascino a una giornata trascorsa sulla neve. Questa regione offre un’esperienza unica, grazie a un territorio che alterna cime innevate a spazi naturali intatti, creando l’ambiente ideale per gli appassionati degli sport invernali. L’Appennino abruzzese, con le sue cime imponenti, accoglie numerose stazioni sciistiche ben attrezzate e in grado di soddisfare le esigenze di sciatori di ogni livello. Le piste si snodano tra pendii soleggiati, boschi secolari e paesaggi aperti, garantendo una combinazione perfetta tra sport e natura. Oltre allo sci alpino, la regione è anche un paradiso per il freeride e lo snowboard, con percorsi studiati appositamente per gli amanti delle discese più adrenaliniche. Non manca poi la possibilità di praticare lo sci di fondo, un’attività che consente di esplorare in tranquillità l’Abruzzo innevato. Tra altopiani incantati e vallate suggestive, questa disciplina permette di vivere la montagna in un modo diverso, silenzioso e contemplativo. Anche le famiglie trovano opzioni ideali, con aree dedicate ai bambini e percorsi più facili pensati per i principianti. La neve abruzzese diventa così il pretesto perfetto per scoprire una terra ricca di autenticità, dove i paesaggi innevati si fondono con l’atmosfera calda e accogliente dei borghi montani. Après-ski nei rifugi, sapori tipici e tradizioni locali completano l’esperienza, regalando momenti di relax e convivialità in un contesto che non smette mai di stupire. Sciare in Abruzzo non è solo uno sport, ma un viaggio tra natura, cultura e avventura.
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Sciare in Abruzzo. L’Abruzzo è terra di montagne e di sciatori. È sufficiente spaziare con lo sguardo lungo l'orizzonte, in qualsiasi angolo della regione ci si trovi, per incontrare filari di cime che, allineate come soldatini di piombo, svettano verso il cielo. Sono i massicci della Majella, del Gran Sasso, della Laga, del gruppo Sirente-Velino, solo per citare i più grandi e noti. Un fantastico mondo di alta quota che costituisce il più formidabile complesso montano dell’Appennino (con caratteristiche a volte alpine), collocato strategicamente nel centro dell’Italia e del Mediterraneo. Grandi complessi montuosi, caratterizzati da un forte e duraturo innevamento, attrezzati con stazioni ed impianti turistici numerosi e qualificati...


Il mare d'Abruzzo offre un'esperienza indimenticabile, fatta di acque cristalline, spiagge variegate e panorami che raccontano la bellezza selvaggia e incontaminata della natura. La costa abruzzese, che si estende per oltre 130 chilometri, accoglie chi cerca relax, avventura o la scoperta di angoli nascosti dove il tempo sembra essersi fermato. Le spiagge si alternano tra ampi arenili sabbiosi e tratti rocciosi, ognuno con un fascino unico. Le dolci colline che degradano verso il mare creano scenari pittoreschi, arricchiti dalla presenza di caratteristici trabocchi, antiche macchine da pesca in legno che sembrano sospese tra cielo e acqua. Questi monumenti alla tradizione marinara raccontano un passato fatto di dedizione e rispetto per il mare, ancora oggi visibile nello stile di vita delle comunità costiere. Il mare d'Abruzzo è anche una promessa di divertimento e benessere. Le acque limpide sono ideali per nuotate rinfrescanti e sport acquatici, come il kayak, il windsurf e le immersioni, che rivelano la ricca vita marina dei fondali. Passeggiate lungo i lungomari regalano momenti di quiete, mentre i piccoli porti e le antiche torri costiere narrano storie di un rapporto secolare tra terra e mare. Lungo questa costa, l’esperienza balneare si intreccia con una gastronomia profondamente legata al territorio. I sapori del mare si trasformano in piatti unici, come il celebre brodetto di pesce, che celebra la freschezza e la genuinità degli ingredienti locali. Tra un tuffo e l’altro, è possibile immergersi anche nella cultura, visitando borghi storici affacciati sul mare, dove l’ospitalità abruzzese si manifesta in tutta la sua autenticità. Il mare d'Abruzzo non è solo una destinazione, ma un invito a scoprire un modo di vivere che unisce natura, tradizione e emozioni. Ogni ondeggiare delle acque e ogni tramonto sulla costa lasciano un segno nel cuore, raccontando la storia di un territorio unico, che sa come abbracciare i suoi visitatori con tutta la forza e la bellezza della sua anima.
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Il mare d'Abruzzo. Dal Tronto a Francavilla al Mare, a sud di Pescara, la costa è una uniforme, regolare e dorata fascia di soffice arenile, larga e accogliente; dalla foce del fiume Foro, a sud di Francavilla, la linea costiera diviene invece alta, portuosa, con scogliere, calette e lunghi tratti di spiaggia a ciottoli, per poi riaprirsi ai larghi arenili solo nel Vastese, al confine col Molise. Il tratto caratteristico di questo paesaggio marino è dunque la varietà, con ambienti e paesaggi per tutti i gusti. Questa particolare bivalenza della riviera, e la stessa conformazione geografica dell’Abruzzo collinare, creano un comprensorio turistico unico nel suo genere che può vantare caratteristiche davvero esclusive: una costa che diventa porta d’accesso all’intero territorio...

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