Altri siti archeologici in Provincia di Teramo
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I siti archeologici minori nella Provincia di Teramo - Abruzzo

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Il sito dell'antico porto di Atri si trova sulla costa adriatica, in provincia di Teramo, tra Silvi Marina e Pineto, a breve distanza dalla Torre di Cerrano, a meno di un chilometro dalla riva. Il porto, che sorge su un fondale sabbioso che varia tra i 5 e i 15 metri di profondità, conserva ancora i resti di un molo a forma di "L", opere murarie, lastre di pietra d'Istria, colonne e diversi manufatti. Tuttavia, le immersioni nella zona sono particolarmente difficili a causa della sabbia che spesso riduce notevolmente la visibilità, limitandola a pochi centimetri. Il porto di Cerrano-Matrinus risale all'epoca romana ed era ben noto per la sua posizione strategica. Strabone, nel suo testo "Geografia", menziona il torrente Matrinus, che scorreva dalla città di Atri, e il porto omonimo, sottolineando la sua importanza nell'antichità (Geografia, V, 4, 2). Tuttavia, numerosi indizi fanno supporre che Atri fosse già un importante centro marittimo anche in epoche precedenti alla fondazione del porto romano. La decadenza del porto è testimoniata da una delle prime menzioni medievali, risalente all'VIII secolo, che lo descrive come ormai abbandonato. Paolo Diacono, nella sua "Historia Langobardorum", riferisce che la città di Atri era stata "consumata dalla vecchiaia" e non fa alcun accenno al porto, suggerendo che fosse ormai scomparso da tempo (Historia Langobardorum, II, 19). |
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Ripoli è una località situata nel comune di Corropoli, in provincia di Teramo, a circa 10 km a sud del fiume Tronto. Qui, è stato scoperto un villaggio risalente al periodo neolitico, che ha dato il nome all'omonima cultura. Il sito ha restituito i resti di circa 80 capanne, con una pianta prevalentemente ovale e un diametro che non supera i 5 metri. Le abitazioni, parzialmente scavate nel terreno, presentano anche ambienti comunicanti in alcuni casi. I resti umani rinvenuti nel villaggio indicano che le sepolture avvenivano all’interno dell'abitato stesso, con una tomba che ha restituito anche i resti di un cane, sepolto accanto al defunto. Un altro importante ritrovamento riguarda la ceramica, che è stata rinvenuta in grandi quantità e caratterizzata da forme varie: vasi, boccali con un solo manico, vasi a forma di tulipano, piatti e ciotole emisferiche. Questi oggetti sono realizzati con un'argilla ben depurata, di colore giallino, e sono decorati con motivi geometrici eseguiti in colore bruno, come triangoli, losanghe e fasci di linee a zig-zag, che evidenziano un’abilità artigianale avanzata. Nel 2011, dopo circa 40 anni di inattività nelle ricerche, è stata ripresa l’indagine archeologica sul sito di Ripoli, uno dei più importanti insediamenti neolitici d'Italia, databile tra il 4680 e il 4150 a.C. Le nuove indagini, promosse dalla Soprintendenza ai Beni Archeologici per l'Abruzzo, dal Comune di Corropoli e da Italico Onlus, hanno incluso campagne di prospezioni e indagini stratigrafiche all'interno dell'area archeologica, situata su un terrazzo fluviale a sinistra del torrente Vibrata, a circa 1 km dal casello autostradale A14 Val Vibrata. Il sito di Ripoli fu scoperto nel 1867 dal medico condotto del paese, Concezio Rosa, e oggi rappresenta un’importante testimonianza del Neolitico nell'area. |
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Il Vicus di San Rustico di
Basciano si trova nel territorio del comune di Basciano, in provincia di
Teramo, in un'area pianeggiante situata nel punto di confluenza tra il fiume
Mavone e il Vomano. Gli scavi condotti nel corso degli anni hanno portato alla
luce una parte dell'insediamento che risale all'epoca italica e romana, insieme
ai resti di un piccolo tempio. Questo vicus, sviluppato lungo la via Cecilia,
una diramazione della via Salaria, divenne un importante centro commerciale.
Per circa quindici secoli, dal IX secolo a.C. al VI d.C., la "piana"
di San Rustico fu il cuore pulsante della civiltà fluviale della vallata, come
testimoniato dai numerosi reperti archeologici rinvenuti nelle varie campagne
di scavo, che si sono susseguite tra il 1886 e il 1978. Durante il periodo che va dalla
prima età del ferro all'età orientalizzante (IX-VI sec. a.C.), sono stati
individuati tre luoghi di sepoltura nell'area: San Giovanni a Mavone (il
cosiddetto podere Cerulli), San Rustico e Brecciola. Nelle necropoli di queste
zone sono state scavate decine di tombe, i cui corredi hanno restituito una
ricca varietà di materiali in ferro e bronzo, tra cui punte di freccia in
silicio, armi, anelli, armille, bacili, caldaie, fibule e lebete. Come osserva
l'archeologo Vincenzo d'Ercole, i corredi funebri mostrano una spiccata
predilezione per particolari ornamenti in bronzo, come le falere e le fibule ad
arco foliato e staffa a disco. Tra gli elementi più significativi vi è la
presenza di almeno due carri di legno rivestiti in ferro, usati esclusivamente
dai popoli pretuzi, come testimoniano le sepolture di Campovalano di Campli e
quelle di Basciano. Nel periodo romano, il sito
ospitava un santuario dedicato a Ercole e un vicus che fu scoperto nel 1896 dal
Brizio e successivamente scavato da Gaetano Messineo nel 1976. Questo
insediamento, che si estendeva lungo la via Cecilia, era un vero e proprio villaggio
sviluppato accanto a un tempio già esistente, costruito come santuario isolato
alla fine del II secolo a.C. Il vicus di San Rustico rappresenta oggi l’unico
villaggio del teramano che conserva una testimonianza archeologica così ampia,
attestandone l’esistenza fino al VI secolo d.C. Il nucleo abitato, noto come
Petinus nella passio di Sant'Emidio, aveva una pianta ortogonale nord-sud e i
suoi edifici erano realizzati con ciottoli fluviali e pavimenti in signino,
evidenziando un'organizzazione urbanistica avanzata per l'epoca. |
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Il sito archeologico di Largo
Sant'Anna si trova nel cuore dell'antica città romana di Interamnia (o
Interamna) Praetut(t)iorum, che successivamente divenne Castrum Aprutiunse e,
in epoca medievale, Teramum. Il sito fu riportato alla luce negli anni Ottanta
del secolo scorso e successivamente valorizzato attraverso la realizzazione di
una moderna struttura in acciaio e vetro, inaugurata negli anni Novanta. Grazie
a questo intervento, il visitatore può avere una visione sinottica della storia
urbana della città, che abbraccia dalle origini romane fino all'incendio
normanno del XII secolo (1156-57), evento che distrusse l'antica Cattedrale di
Santa Maria Aprutiensis e diede il via alla ricostruzione della città a ovest,
con la nuova Cattedrale di Santa Maria Assunta e San Berardo, dove furono
trasferite le reliquie del Santo Patrono, miracolosamente scampate
all’incendio. Questo segna la fine della storia urbana antica, conosciuta come
Terra Vetus. Il sito presenta quattro fasi
edilizie stratificate, che sono ancora perfettamente visibili. La fase più
antica riguarda una domus romana, databile alla fine dell’età repubblicana e al
primo impero, situata sui livelli più bassi a sud, circa 2 metri sotto il
livello attuale della piazza. Segue la fase della torre quadrata tardo-antica,
detta "bruciata", probabilmente a causa dell'incendio normanno. A
circa 80 centimetri sopra i livelli romani, si trovano i resti della Cattedrale
di Santa Maria Aprutiensis, distrutta e livellata nel XII secolo. Infine, si
osserva la fase in cui i resti superstiti della Cattedrale furono trasformati
in una cappella privata dedicata a Sant'Anna, appartenente alla famiglia de'
Pompetti. La domus romana è organizzata
attorno a un ampio peristilio, con tre grandi ambienti che chiudono il lato
ovest. Al centro del giardino, che include una vasca o piccola piscina
realizzata in opus incertum, si trova una pavimentazione in opus spicatume con
intonaco idraulico (opus signinum), leggermente decentrata rispetto all'accesso
agli ambienti sul lato ovest del porticato. Le colonne del peristilio, in
laterizio, sono decorate con intonaco rosso pompeiano e poggiano su basi
litiche. Gli intercolumni sono chiusi da bassi muretti, tranne nella zona di
accesso agli ambienti. I pavimenti degli ambienti sono in battuto cementizio
con scaglie calcaree e un motivo geometrico a maglia ortogonale, con tessere
bianche e nere incorniciate da una fascia di tessere nere. L'ambiente a
sinistra, l'unico con accesso a sud, presenta pareti dipinte con motivi
decorativi del III stile pompeiano, caratterizzati da pannelli geometrici
incorniciati da colori vivaci come rosso, nero, ocra e bianco, con eleganti
raffigurazioni di ramificazioni vegetali. L'ambiente centrale, il più grande, è
decorato con un motivo a campi geometrici separati da candelabri stilizzati. Le
soglie di pietra dei due ambienti che si aprono sul porticato presentano
incassi per il telaio delle porte a doppia anta, con cerniere a cardini e
bindelle, testimoniando la qualità e la funzionalità dell’edificio. La domus,
che inizialmente aveva una funzione privata, fu ristrutturata durante il primo
impero, suggerendo una trasformazione in risposta a esigenze pubbliche o
corporative. |
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Nel cantiere in corso presso il
polo di medicina veterinaria dell’Università degli Studi di Teramo a Piano
d’Accio, sono stati rinvenuti reperti archeologici risalenti all’età del ferro.
A seguito di questa scoperta, la Soprintendenza ABAP per le Province di
L’Aquila e Teramo ha richiesto lo scavo archeologico dell’intera area di
progetto, con l’obiettivo di portare alla luce in modo completo le sepolture
dell’antica necropoli. L’Università di Teramo, sotto la direzione scientifica
della Soprintendenza, ha subito incaricato un team di esperti, tra cui gli
archeologi Alessandro Mucciante e Iolanda Piersanti, la restauratrice Laura
Petrucci e l’antropologa Samantha Fusari, coadiuvati dalla ditta Progeco srl,
per eseguire lo scavo e il recupero dei resti archeologici. Ad oggi, sono state individuate
due aree della necropoli, composta principalmente da tombe del tipo “a
circolo”, caratterizzate dalla presenza di pietre che segnano il perimetro
della tomba, al centro delle quali si trova una fossa contenente il defunto e
il suo corredo. Tra i reperti rinvenuti, figurano vasi ceramici di varia
tipologia, simboli di banchetti aristocratici, armi in ferro per gli individui
di sesso maschile e fibule e fusaiole per le donne. Di particolare interesse è
la sepoltura di un bambino, che presenta al collo un torques in ferro, un
collare tipico delle tombe infantili, il quale trova paralleli con sepolture
simili rinvenute nella necropoli di Teramo, in località La Cona, durante i
lavori del Lotto 0. Questo ritrovamento, di notevole
importanza per comprendere le dinamiche insediative del I millennio a.C.,
rientra nei casi in cui, come previsto dal Codice degli Appalti, lo scavo
archeologico conclude le sue finalità di tutela. Una volta completate le attività
di ricerca, l’area sarà liberata per consentire la realizzazione dell’opera
pubblica prevista, un edificio destinato alla degenza di grandi animali.
L’Università di Teramo e la Soprintendenza stanno già lavorando a un accordo di
valorizzazione per garantire che i reperti vengano restaurati, studiati,
pubblicati e musealizzati negli spazi messi a disposizione dall'Università. In
occasione delle Giornate Europee dell’Archeologia, domenica 16 giugno, sarà
possibile visitare il cantiere archeologico e ascoltare il racconto dei
professionisti coinvolti nelle scoperte, grazie alla collaborazione tra
Soprintendenza, Università di Teramo e FAI-Fondo per l’Ambiente Italiano,
Delegazione di Teramo. |
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Interamnia Praetuttiorum, o
Praetutia, era l’antica Teramo e rappresentava la capitale del popolo italico
dei Pretuzi. Con l’arrivo dell’epoca romana, a partire dal I secolo a.C., la
città veniva anche chiamata “Urbs Interamnia”. L’origine del nome è oggetto di
dibattito: per alcuni potrebbe derivare dal latino inter-omnes, che
significa “fra tutti”, riferendosi ai vari popoli Petruzi che circondavano la
città, mentre altri ritengono che possa significare “posta tra i fiumi”, in
quanto la città sorgeva su un promontorio circondato da tre corsi d’acqua. Passeggiando per le strade di
quella che un tempo era la città, è possibile ammirare i resti di importanti
edifici pubblici e monumentali. Tra questi spiccano il teatro romano, uno dei
teatri antichi meglio conservati in Abruzzo, e l'anfiteatro romano, situato a
pochi metri di distanza a ovest dal teatro. Entrambi i siti offrono una
testimonianza straordinaria della grandezza dell’antica Interamnia. Inoltre, si
può visitare la necropoli di Ponte Messato, situata nel quartiere Cona di
Teramo, che conserva le tracce delle sepolture romane e testimonia le pratiche
funerarie dell’epoca. Questi resti archeologici sono
un'importante finestra sulla storia di una città che, già in epoca pre-romana,
era un punto nevralgico della regione, e che durante l’Impero Romano divenne un
centro vitale per la vita pubblica e culturale. La visita ai siti archeologici
permette di comprendere meglio la stratificazione storica e culturale della
città, che ha visto la sua evoluzione dal periodo italico a quello romano,
lasciando un'eredità visibile e affascinante. |
L’Abruzzo medievale e rinascimentale
Splendide chiese medievali al centro di solitari altopiani ed eremi nascosti negli anfratti delle montagne, imponenti abbazie e poderosi castelli, sono gli elementi che più originalmente qualificano il paesaggio abruzzese. Il Medioevo è infatti l’epoca che ha lasciato sul territorio le tracce più evidenti e suggestive, capaci di imprimersi per sempre negli occhi e nel cuore dei visitatori. La montagna abruzzese ebbe nel Medioevo una grande importanza militare ed economica, e fu quindi interessata da una straordinaria fioritura di opere d’arte. Lungo tutta la dorsale appenninica e nei suoi centri abitati, grandi e piccoli, i palazzi, i castelli e le chiese romaniche, gotiche e rinascimentali d’Abruzzo fiorirono con grande rigoglio, spesso abbellite dall’apporto di artisti di grande valore: gli enormi capitali prodotti in regione dalla grande stagione della pastorizia produssero infatti in quest’epoca i loro frutti più ricchi e duraturi.


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Il mare d'Abruzzo. Dal Tronto a Francavilla al Mare, a sud di Pescara, la costa è una uniforme, regolare e dorata fascia di soffice arenile, larga e accogliente; dalla foce del fiume Foro, a sud di Francavilla, la linea costiera diviene invece alta, portuosa, con scogliere, calette e lunghi tratti di spiaggia a ciottoli, per poi riaprirsi ai larghi arenili solo nel Vastese, al confine col Molise. Il tratto caratteristico di questo paesaggio marino è dunque la varietà, con ambienti e paesaggi per tutti i gusti. Questa particolare bivalenza della riviera, e la stessa conformazione geografica dell’Abruzzo collinare, creano un comprensorio turistico unico nel suo genere che può vantare caratteristiche davvero esclusive: una costa che diventa porta d’accesso all’intero territorio...

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L'Enogastronomia. La cucina abruzzese è la tradizionale cucina dell'Abruzzo; essa è molto vasta ed è originaria dalle tradizioni sia pastorali delle zone interne montane che marinare della zona costiera; tra gli alimenti più utilizzati troviamo: il pane, la pasta, la carne, i formaggi e il vino. L'isolamento che per decenni ha caratterizzato la regione ha fatto sì che quest'ultima mantenesse un'arte culinaria viva ed indipendente. Tra i prodotti abruzzesi che sono entrati nell'immaginario collettivo di tutto il mondo troviamo i classici confetti tipici della città di Sulmona, lo zafferano coltivato principalmente nell'altopiano di Navelli, gli arrosticini di pecora, gli spaghetti alla chitarra e il prestigioso vino Montepulciano d'Abruzzo. Altri prodotti...

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L'Artigianato in Abruzzo. L’artigianato abruzzese rappresenta una delle espressioni più autentiche della cultura e delle tradizioni locali, tramandate di generazione in generazione. Tra le lavorazioni più celebri spiccano quelle della ceramica e della maiolica, con il borgo di Castelli che vanta una fama internazionale per i suoi manufatti decorati con motivi floreali, religiosi e geometrici. Ugualmente significativa è la tradizione orafa, con la creazione di gioielli come la presentosa, simbolo dell’Abruzzo, e di raffinati monili in filigrana, prodotti in centri come Sulmona e Scanno. La tessitura e il merletto trovano la loro massima espressione nei pregiati tomboli di Pescocostanzo e negli arazzi realizzati con telai tradizionali nei piccoli borghi montani...

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Sciare in Abruzzo. L’Abruzzo è terra di montagne e di sciatori. È sufficiente spaziare con lo sguardo lungo l'orizzonte, in qualsiasi angolo della regione ci si trovi, per incontrare filari di cime che, allineate come soldatini di piombo, svettano verso il cielo. Sono i massicci della Majella, del Gran Sasso, della Laga, del gruppo Sirente-Velino, solo per citare i più grandi e noti. Un fantastico mondo di alta quota che costituisce il più formidabile complesso montano dell’Appennino (con caratteristiche a volte alpine), collocato strategicamente nel centro dell’Italia e del Mediterraneo. Grandi complessi montuosi, caratterizzati da un forte e duraturo innevamento, attrezzati con stazioni ed impianti turistici numerosi e qualificati...