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Altri siti archeologici in Provincia di Teramo - Info Point Regione Abruzzo

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Altri siti archeologici in Provincia di Teramo

Le meraviglie > Archeologia in Abruzzo > Archeologia TE
I siti archeologici minori nella Provincia di Teramo - Abruzzo

La cultura nell'archeologia in Abruzzo rappresenta un ponte tra il passato e il presente, rivelando le radici profonde di una terra abitata fin dalla preistoria. I ritrovamenti archeologici testimoniano l'evoluzione delle civiltà che si sono susseguite, dalle popolazioni italiche come i Vestini, i Marrucini e i Peligni, fino all'arrivo dei Romani. Ogni scavo e reperto rinvenuto contribuisce a delineare la complessa trama culturale che ha caratterizzato la regione nel corso dei secoli. L'importanza della cultura nell'archeologia abruzzese si manifesta attraverso i numerosi santuari e luoghi di culto, simboli di una spiritualità radicata nella vita quotidiana delle comunità antiche. Gli oggetti votivi, le iscrizioni e le strutture sacre ritrovate nei siti archeologici raccontano il rapporto tra l'uomo e la natura, oltre alla venerazione per divinità legate alla fertilità, alla guerra e alla protezione dei villaggi. Le necropoli disseminate sul territorio offrono una preziosa testimonianza delle credenze funerarie e delle pratiche sociali delle popolazioni antiche. I corredi funebri, composti da oggetti in ceramica, gioielli e armi, non solo svelano aspetti della vita materiale, ma riflettono anche la stratificazione sociale e le relazioni tra le diverse comunità del territorio abruzzese. La cultura archeologica in Abruzzo è oggi valorizzata attraverso musei, parchi archeologici e iniziative di divulgazione che permettono di riscoprire il passato. Gli studi e le ricerche in corso contribuiscono non solo alla tutela del patrimonio, ma anche alla consapevolezza collettiva dell'importanza della memoria storica, favorendo un legame profondo tra le generazioni presenti e quelle che hanno abitato questa terra nei millenni passati.
Antico porto di Atri (Te)
Il sito dell'antico porto di Atri si trova sulla costa adriatica, in provincia di Teramo, tra Silvi Marina e Pineto, a breve distanza dalla Torre di Cerrano, a meno di un chilometro dalla riva. Il porto, che sorge su un fondale sabbioso che varia tra i 5 e i 15 metri di profondità, conserva ancora i resti di un molo a forma di "L", opere murarie, lastre di pietra d'Istria, colonne e diversi manufatti. Tuttavia, le immersioni nella zona sono particolarmente difficili a causa della sabbia che spesso riduce notevolmente la visibilità, limitandola a pochi centimetri.
 
Il porto di Cerrano-Matrinus risale all'epoca romana ed era ben noto per la sua posizione strategica. Strabone, nel suo testo "Geografia", menziona il torrente Matrinus, che scorreva dalla città di Atri, e il porto omonimo, sottolineando la sua importanza nell'antichità (Geografia, V, 4, 2). Tuttavia, numerosi indizi fanno supporre che Atri fosse già un importante centro marittimo anche in epoche precedenti alla fondazione del porto romano.
 
La decadenza del porto è testimoniata da una delle prime menzioni medievali, risalente all'VIII secolo, che lo descrive come ormai abbandonato. Paolo Diacono, nella sua "Historia Langobardorum", riferisce che la città di Atri era stata "consumata dalla vecchiaia" e non fa alcun accenno al porto, suggerendo che fosse ormai scomparso da tempo (Historia Langobardorum, II, 19).
 
Sito Archeologico di Ripoli, Fraz. di Corropoli (Te)
 
Ripoli è una località situata nel comune di Corropoli, in provincia di Teramo, a circa 10 km a sud del fiume Tronto. Qui, è stato scoperto un villaggio risalente al periodo neolitico, che ha dato il nome all'omonima cultura. Il sito ha restituito i resti di circa 80 capanne, con una pianta prevalentemente ovale e un diametro che non supera i 5 metri. Le abitazioni, parzialmente scavate nel terreno, presentano anche ambienti comunicanti in alcuni casi. I resti umani rinvenuti nel villaggio indicano che le sepolture avvenivano all’interno dell'abitato stesso, con una tomba che ha restituito anche i resti di un cane, sepolto accanto al defunto.
 
Un altro importante ritrovamento riguarda la ceramica, che è stata rinvenuta in grandi quantità e caratterizzata da forme varie: vasi, boccali con un solo manico, vasi a forma di tulipano, piatti e ciotole emisferiche. Questi oggetti sono realizzati con un'argilla ben depurata, di colore giallino, e sono decorati con motivi geometrici eseguiti in colore bruno, come triangoli, losanghe e fasci di linee a zig-zag, che evidenziano un’abilità artigianale avanzata.
 
Nel 2011, dopo circa 40 anni di inattività nelle ricerche, è stata ripresa l’indagine archeologica sul sito di Ripoli, uno dei più importanti insediamenti neolitici d'Italia, databile tra il 4680 e il 4150 a.C. Le nuove indagini, promosse dalla Soprintendenza ai Beni Archeologici per l'Abruzzo, dal Comune di Corropoli e da Italico Onlus, hanno incluso campagne di prospezioni e indagini stratigrafiche all'interno dell'area archeologica, situata su un terrazzo fluviale a sinistra del torrente Vibrata, a circa 1 km dal casello autostradale A14 Val Vibrata. Il sito di Ripoli fu scoperto nel 1867 dal medico condotto del paese, Concezio Rosa, e oggi rappresenta un’importante testimonianza del Neolitico nell'area.
 
Sito Archeologico Vicus di San Rustico di Basciano (Te)
Il Vicus di San Rustico di Basciano si trova nel territorio del comune di Basciano, in provincia di Teramo, in un'area pianeggiante situata nel punto di confluenza tra il fiume Mavone e il Vomano. Gli scavi condotti nel corso degli anni hanno portato alla luce una parte dell'insediamento che risale all'epoca italica e romana, insieme ai resti di un piccolo tempio. Questo vicus, sviluppato lungo la via Cecilia, una diramazione della via Salaria, divenne un importante centro commerciale. Per circa quindici secoli, dal IX secolo a.C. al VI d.C., la "piana" di San Rustico fu il cuore pulsante della civiltà fluviale della vallata, come testimoniato dai numerosi reperti archeologici rinvenuti nelle varie campagne di scavo, che si sono susseguite tra il 1886 e il 1978.
Durante il periodo che va dalla prima età del ferro all'età orientalizzante (IX-VI sec. a.C.), sono stati individuati tre luoghi di sepoltura nell'area: San Giovanni a Mavone (il cosiddetto podere Cerulli), San Rustico e Brecciola. Nelle necropoli di queste zone sono state scavate decine di tombe, i cui corredi hanno restituito una ricca varietà di materiali in ferro e bronzo, tra cui punte di freccia in silicio, armi, anelli, armille, bacili, caldaie, fibule e lebete. Come osserva l'archeologo Vincenzo d'Ercole, i corredi funebri mostrano una spiccata predilezione per particolari ornamenti in bronzo, come le falere e le fibule ad arco foliato e staffa a disco. Tra gli elementi più significativi vi è la presenza di almeno due carri di legno rivestiti in ferro, usati esclusivamente dai popoli pretuzi, come testimoniano le sepolture di Campovalano di Campli e quelle di Basciano.
Nel periodo romano, il sito ospitava un santuario dedicato a Ercole e un vicus che fu scoperto nel 1896 dal Brizio e successivamente scavato da Gaetano Messineo nel 1976. Questo insediamento, che si estendeva lungo la via Cecilia, era un vero e proprio villaggio sviluppato accanto a un tempio già esistente, costruito come santuario isolato alla fine del II secolo a.C. Il vicus di San Rustico rappresenta oggi l’unico villaggio del teramano che conserva una testimonianza archeologica così ampia, attestandone l’esistenza fino al VI secolo d.C. Il nucleo abitato, noto come Petinus nella passio di Sant'Emidio, aveva una pianta ortogonale nord-sud e i suoi edifici erano realizzati con ciottoli fluviali e pavimenti in signino, evidenziando un'organizzazione urbanistica avanzata per l'epoca.
Sito Archeologico Largo Sant'Anna (Villa Romana del I sec. a.C.), Teramo - Te
Il sito archeologico di Largo Sant'Anna si trova nel cuore dell'antica città romana di Interamnia (o Interamna) Praetut(t)iorum, che successivamente divenne Castrum Aprutiunse e, in epoca medievale, Teramum. Il sito fu riportato alla luce negli anni Ottanta del secolo scorso e successivamente valorizzato attraverso la realizzazione di una moderna struttura in acciaio e vetro, inaugurata negli anni Novanta. Grazie a questo intervento, il visitatore può avere una visione sinottica della storia urbana della città, che abbraccia dalle origini romane fino all'incendio normanno del XII secolo (1156-57), evento che distrusse l'antica Cattedrale di Santa Maria Aprutiensis e diede il via alla ricostruzione della città a ovest, con la nuova Cattedrale di Santa Maria Assunta e San Berardo, dove furono trasferite le reliquie del Santo Patrono, miracolosamente scampate all’incendio. Questo segna la fine della storia urbana antica, conosciuta come Terra Vetus.
Il sito presenta quattro fasi edilizie stratificate, che sono ancora perfettamente visibili. La fase più antica riguarda una domus romana, databile alla fine dell’età repubblicana e al primo impero, situata sui livelli più bassi a sud, circa 2 metri sotto il livello attuale della piazza. Segue la fase della torre quadrata tardo-antica, detta "bruciata", probabilmente a causa dell'incendio normanno. A circa 80 centimetri sopra i livelli romani, si trovano i resti della Cattedrale di Santa Maria Aprutiensis, distrutta e livellata nel XII secolo. Infine, si osserva la fase in cui i resti superstiti della Cattedrale furono trasformati in una cappella privata dedicata a Sant'Anna, appartenente alla famiglia de' Pompetti.
La domus romana è organizzata attorno a un ampio peristilio, con tre grandi ambienti che chiudono il lato ovest. Al centro del giardino, che include una vasca o piccola piscina realizzata in opus incertum, si trova una pavimentazione in opus spicatume con intonaco idraulico (opus signinum), leggermente decentrata rispetto all'accesso agli ambienti sul lato ovest del porticato. Le colonne del peristilio, in laterizio, sono decorate con intonaco rosso pompeiano e poggiano su basi litiche. Gli intercolumni sono chiusi da bassi muretti, tranne nella zona di accesso agli ambienti. I pavimenti degli ambienti sono in battuto cementizio con scaglie calcaree e un motivo geometrico a maglia ortogonale, con tessere bianche e nere incorniciate da una fascia di tessere nere. L'ambiente a sinistra, l'unico con accesso a sud, presenta pareti dipinte con motivi decorativi del III stile pompeiano, caratterizzati da pannelli geometrici incorniciati da colori vivaci come rosso, nero, ocra e bianco, con eleganti raffigurazioni di ramificazioni vegetali. L'ambiente centrale, il più grande, è decorato con un motivo a campi geometrici separati da candelabri stilizzati. Le soglie di pietra dei due ambienti che si aprono sul porticato presentano incassi per il telaio delle porte a doppia anta, con cerniere a cardini e bindelle, testimoniando la qualità e la funzionalità dell’edificio. La domus, che inizialmente aveva una funzione privata, fu ristrutturata durante il primo impero, suggerendo una trasformazione in risposta a esigenze pubbliche o corporative.
Necropoli di Piano D'Accio, Fraz. di Teramo (Te)
Nel cantiere in corso presso il polo di medicina veterinaria dell’Università degli Studi di Teramo a Piano d’Accio, sono stati rinvenuti reperti archeologici risalenti all’età del ferro. A seguito di questa scoperta, la Soprintendenza ABAP per le Province di L’Aquila e Teramo ha richiesto lo scavo archeologico dell’intera area di progetto, con l’obiettivo di portare alla luce in modo completo le sepolture dell’antica necropoli. L’Università di Teramo, sotto la direzione scientifica della Soprintendenza, ha subito incaricato un team di esperti, tra cui gli archeologi Alessandro Mucciante e Iolanda Piersanti, la restauratrice Laura Petrucci e l’antropologa Samantha Fusari, coadiuvati dalla ditta Progeco srl, per eseguire lo scavo e il recupero dei resti archeologici.
Ad oggi, sono state individuate due aree della necropoli, composta principalmente da tombe del tipo “a circolo”, caratterizzate dalla presenza di pietre che segnano il perimetro della tomba, al centro delle quali si trova una fossa contenente il defunto e il suo corredo. Tra i reperti rinvenuti, figurano vasi ceramici di varia tipologia, simboli di banchetti aristocratici, armi in ferro per gli individui di sesso maschile e fibule e fusaiole per le donne. Di particolare interesse è la sepoltura di un bambino, che presenta al collo un torques in ferro, un collare tipico delle tombe infantili, il quale trova paralleli con sepolture simili rinvenute nella necropoli di Teramo, in località La Cona, durante i lavori del Lotto 0.
Questo ritrovamento, di notevole importanza per comprendere le dinamiche insediative del I millennio a.C., rientra nei casi in cui, come previsto dal Codice degli Appalti, lo scavo archeologico conclude le sue finalità di tutela. Una volta completate le attività di ricerca, l’area sarà liberata per consentire la realizzazione dell’opera pubblica prevista, un edificio destinato alla degenza di grandi animali. L’Università di Teramo e la Soprintendenza stanno già lavorando a un accordo di valorizzazione per garantire che i reperti vengano restaurati, studiati, pubblicati e musealizzati negli spazi messi a disposizione dall'Università. In occasione delle Giornate Europee dell’Archeologia, domenica 16 giugno, sarà possibile visitare il cantiere archeologico e ascoltare il racconto dei professionisti coinvolti nelle scoperte, grazie alla collaborazione tra Soprintendenza, Università di Teramo e FAI-Fondo per l’Ambiente Italiano, Delegazione di Teramo.
I resti della città di Interamnia Praetuttiorum (Teramo)
Interamnia Praetuttiorum, o Praetutia, era l’antica Teramo e rappresentava la capitale del popolo italico dei Pretuzi. Con l’arrivo dell’epoca romana, a partire dal I secolo a.C., la città veniva anche chiamata “Urbs Interamnia”. L’origine del nome è oggetto di dibattito: per alcuni potrebbe derivare dal latino inter-omnes, che significa “fra tutti”, riferendosi ai vari popoli Petruzi che circondavano la città, mentre altri ritengono che possa significare “posta tra i fiumi”, in quanto la città sorgeva su un promontorio circondato da tre corsi d’acqua.
Passeggiando per le strade di quella che un tempo era la città, è possibile ammirare i resti di importanti edifici pubblici e monumentali. Tra questi spiccano il teatro romano, uno dei teatri antichi meglio conservati in Abruzzo, e l'anfiteatro romano, situato a pochi metri di distanza a ovest dal teatro. Entrambi i siti offrono una testimonianza straordinaria della grandezza dell’antica Interamnia. Inoltre, si può visitare la necropoli di Ponte Messato, situata nel quartiere Cona di Teramo, che conserva le tracce delle sepolture romane e testimonia le pratiche funerarie dell’epoca.
Questi resti archeologici sono un'importante finestra sulla storia di una città che, già in epoca pre-romana, era un punto nevralgico della regione, e che durante l’Impero Romano divenne un centro vitale per la vita pubblica e culturale. La visita ai siti archeologici permette di comprendere meglio la stratificazione storica e culturale della città, che ha visto la sua evoluzione dal periodo italico a quello romano, lasciando un'eredità visibile e affascinante.
L’Abruzzo medievale e rinascimentale
Splendide chiese medievali al centro di solitari altopiani ed eremi nascosti negli anfratti delle montagne, imponenti abbazie e poderosi castelli, sono gli elementi che più originalmente qualificano il paesaggio abruzzese. Il Medioevo è infatti l’epoca che ha lasciato sul territorio le tracce più evidenti e suggestive, capaci di imprimersi per sempre negli occhi e nel cuore dei visitatori. La montagna abruzzese ebbe nel Medioevo una grande importanza militare ed economica, e fu quindi interessata da una straordinaria fioritura di opere d’arte. Lungo tutta la dorsale appenninica e nei suoi centri abitati, grandi e piccoli, i palazzi, i castelli e le chiese romaniche, gotiche e rinascimentali d’Abruzzo fiorirono con grande rigoglio, spesso abbellite dall’apporto di artisti di grande valore: gli enormi capitali prodotti in regione dalla grande stagione della pastorizia produssero infatti in quest’epoca i loro frutti più ricchi e duraturi.
Il mare d'Abruzzo offre un'esperienza indimenticabile, fatta di acque cristalline, spiagge variegate e panorami che raccontano la bellezza selvaggia e incontaminata della natura. La costa abruzzese, che si estende per oltre 130 chilometri, accoglie chi cerca relax, avventura o la scoperta di angoli nascosti dove il tempo sembra essersi fermato. Le spiagge si alternano tra ampi arenili sabbiosi e tratti rocciosi, ognuno con un fascino unico. Le dolci colline che degradano verso il mare creano scenari pittoreschi, arricchiti dalla presenza di caratteristici trabocchi, antiche macchine da pesca in legno che sembrano sospese tra cielo e acqua. Questi monumenti alla tradizione marinara raccontano un passato fatto di dedizione e rispetto per il mare, ancora oggi visibile nello stile di vita delle comunità costiere. Il mare d'Abruzzo è anche una promessa di divertimento e benessere. Le acque limpide sono ideali per nuotate rinfrescanti e sport acquatici, come il kayak, il windsurf e le immersioni, che rivelano la ricca vita marina dei fondali. Passeggiate lungo i lungomari regalano momenti di quiete, mentre i piccoli porti e le antiche torri costiere narrano storie di un rapporto secolare tra terra e mare. Lungo questa costa, l’esperienza balneare si intreccia con una gastronomia profondamente legata al territorio. I sapori del mare si trasformano in piatti unici, come il celebre brodetto di pesce, che celebra la freschezza e la genuinità degli ingredienti locali. Tra un tuffo e l’altro, è possibile immergersi anche nella cultura, visitando borghi storici affacciati sul mare, dove l’ospitalità abruzzese si manifesta in tutta la sua autenticità. Il mare d'Abruzzo non è solo una destinazione, ma un invito a scoprire un modo di vivere che unisce natura, tradizione e emozioni. Ogni ondeggiare delle acque e ogni tramonto sulla costa lasciano un segno nel cuore, raccontando la storia di un territorio unico, che sa come abbracciare i suoi visitatori con tutta la forza e la bellezza della sua anima.
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Il mare d'Abruzzo. Dal Tronto a Francavilla al Mare, a sud di Pescara, la costa è una uniforme, regolare e dorata fascia di soffice arenile, larga e accogliente; dalla foce del fiume Foro, a sud di Francavilla, la linea costiera diviene invece alta, portuosa, con scogliere, calette e lunghi tratti di spiaggia a ciottoli, per poi riaprirsi ai larghi arenili solo nel Vastese, al confine col Molise. Il tratto caratteristico di questo paesaggio marino è dunque la varietà, con ambienti e paesaggi per tutti i gusti. Questa particolare bivalenza della riviera, e la stessa conformazione geografica dell’Abruzzo collinare, creano un comprensorio turistico unico nel suo genere che può vantare caratteristiche davvero esclusive: una costa che diventa porta d’accesso all’intero territorio...

L'enogastronomia abruzzese è un viaggio tra sapori autentici e tradizioni antiche, una sintesi perfetta di mare e montagna che racconta l'anima profonda della regione. Qui, ogni piatto e ogni vino riflettono l'essenza di un territorio generoso, dove la natura incontaminata e la cultura locale si intrecciano per creare un patrimonio culinario unico. In Abruzzo, il cibo non è solo nutrimento, ma una forma di espressione, un legame con le stagioni e con le radici storiche delle comunità. Dai borghi montani alle località costiere, la cucina si distingue per la semplicità e la genuinità degli ingredienti, spesso prodotti artigianalmente. Le ricette, tramandate di generazione in generazione, portano con sé gesti e sapori che parlano di tempi lontani. La terra abruzzese è nota per prodotti straordinari che vanno dall’oro rosso dello zafferano di Navelli ai tartufi profumati delle montagne. I formaggi di pecora, come il pecorino e la ricotta affumicata, raccontano la maestria dei pastori, mentre la pasta fatta a mano, come i celebri maccheroni alla chitarra, celebra l’arte e la pazienza delle cuoche abruzzesi. Il vino gioca un ruolo fondamentale in questo racconto di gusto. Il Montepulciano d'Abruzzo, robusto e avvolgente, è una delle etichette più amate e apprezzate a livello internazionale, affiancato dal delicato Trebbiano d'Abruzzo. Ogni bicchiere racchiude il carattere di queste colline baciate dal sole, dove i vigneti prosperano tra la brezza del mare e l’aria fresca dei monti. Ma l’enogastronomia abruzzese è anche convivialità, un rito che si consuma attorno a una tavola ricca di sapori e storie. Ogni assaggio è un incontro con una cultura che rispetta la natura e valorizza la tradizione, rivelando un equilibrio perfetto tra semplicità e raffinatezza. È un’esperienza che va oltre il palato, coinvolgendo i sensi e lasciando un ricordo indelebile, un legame profondo con una terra che sa come regalare emozioni.
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L'Enogastronomia. La cucina abruzzese è la tradizionale cucina dell'Abruzzo; essa è molto vasta ed è originaria dalle tradizioni sia pastorali delle zone interne montane che marinare della zona costiera; tra gli alimenti più utilizzati troviamo: il pane, la pasta, la carne, i formaggi e il vino. L'isolamento che per decenni ha caratterizzato la regione ha fatto sì che quest'ultima mantenesse un'arte culinaria viva ed indipendente. Tra i prodotti abruzzesi che sono entrati nell'immaginario collettivo di tutto il mondo troviamo i classici confetti tipici della città di Sulmona, lo zafferano coltivato principalmente nell'altopiano di Navelli, gli arrosticini di pecora, gli spaghetti alla chitarra e il prestigioso vino Montepulciano d'Abruzzo. Altri prodotti...

L’artigianato abruzzese rappresenta una straordinaria testimonianza della tradizione e dell’ingegno della regione, un legame profondo tra passato e presente. Ogni angolo dell’Abruzzo racconta storie attraverso opere d’arte create da mani esperte che hanno saputo conservare tecniche e saperi antichi. Uno degli ambiti più celebri è la lavorazione della ceramica. Tra i centri più importanti spicca Castelli, rinomata in tutto il mondo per le sue maioliche decorate a mano con motivi floreali, geometrici e scene di vita quotidiana. Gli artigiani locali continuano a utilizzare metodi tramandati di generazione in generazione, valorizzando colori e disegni che rispecchiano il territorio e la sua cultura. Di grande pregio è anche l’arte della lavorazione del ferro battuto, tipica delle aree montane. Fabbri esperti modellano a caldo cancelli, lampade e altri oggetti, dando vita a opere di straordinaria bellezza e resistenza. Questa tradizione, radicata nella vita rurale, trova il suo apice in laboratori che combinano creatività e funzionalità. Un altro settore emblematico è quello della tessitura. La produzione di merletti e ricami, soprattutto quelli di Pescocostanzo, si distingue per l’eleganza e la finezza dei dettagli. I famosi merletti al tombolo rappresentano una delle forme d’arte più delicate e raffinate, simbolo della pazienza e della maestria delle artigiane abruzzesi. Anche il legno è un materiale protagonista nell’artigianato regionale. Gli ebanisti abruzzesi si dedicano alla creazione di mobili e oggetti decorativi, molti dei quali presentano intagli che richiamano motivi religiosi o naturali. Inoltre, l’arte della scultura del legno è strettamente legata alle tradizioni religiose, con la realizzazione di statue sacre e presepi. Di notevole interesse è l’oreficeria, un’attività che affonda le sue radici nel Medioevo. L'Abruzzo vanta gioielli di rara bellezza, come la "Presentosa", un ciondolo femminile di antica tradizione, simbolo di amore e augurio. Le tecniche di lavorazione, come l’incastonatura e la filigrana, mostrano un’altissima competenza tecnica e artistica. L’artigianato abruzzese, dunque, non è solo un insieme di abilità manuali, ma anche un’espressione di identità culturale. Attraverso i materiali, i disegni e le tecniche, gli artigiani raccontano la storia e l’anima di una terra unica, in cui passato e presente si fondono per dare vita a opere di inestimabile valore.
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L'Artigianato in Abruzzo. L’artigianato abruzzese rappresenta una delle espressioni più autentiche della cultura e delle tradizioni locali, tramandate di generazione in generazione. Tra le lavorazioni più celebri spiccano quelle della ceramica e della maiolica, con il borgo di Castelli che vanta una fama internazionale per i suoi manufatti decorati con motivi floreali, religiosi e geometrici. Ugualmente significativa è la tradizione orafa, con la creazione di gioielli come la presentosa, simbolo dell’Abruzzo, e di raffinati monili in filigrana, prodotti in centri come Sulmona e Scanno. La tessitura e il merletto trovano la loro massima espressione nei pregiati tomboli di Pescocostanzo e negli arazzi realizzati con telai tradizionali nei piccoli borghi montani...
Sciare in Abruzzo significa immergersi in panorami mozzafiato, tra montagne maestose e borghi pittoreschi che aggiungono fascino a una giornata trascorsa sulla neve. Questa regione offre un’esperienza unica, grazie a un territorio che alterna cime innevate a spazi naturali intatti, creando l’ambiente ideale per gli appassionati degli sport invernali. L’Appennino abruzzese, con le sue cime imponenti, accoglie numerose stazioni sciistiche ben attrezzate e in grado di soddisfare le esigenze di sciatori di ogni livello. Le piste si snodano tra pendii soleggiati, boschi secolari e paesaggi aperti, garantendo una combinazione perfetta tra sport e natura. Oltre allo sci alpino, la regione è anche un paradiso per il freeride e lo snowboard, con percorsi studiati appositamente per gli amanti delle discese più adrenaliniche. Non manca poi la possibilità di praticare lo sci di fondo, un’attività che consente di esplorare in tranquillità l’Abruzzo innevato. Tra altopiani incantati e vallate suggestive, questa disciplina permette di vivere la montagna in un modo diverso, silenzioso e contemplativo. Anche le famiglie trovano opzioni ideali, con aree dedicate ai bambini e percorsi più facili pensati per i principianti. La neve abruzzese diventa così il pretesto perfetto per scoprire una terra ricca di autenticità, dove i paesaggi innevati si fondono con l’atmosfera calda e accogliente dei borghi montani. Après-ski nei rifugi, sapori tipici e tradizioni locali completano l’esperienza, regalando momenti di relax e convivialità in un contesto che non smette mai di stupire. Sciare in Abruzzo non è solo uno sport, ma un viaggio tra natura, cultura e avventura.
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Sciare in Abruzzo. L’Abruzzo è terra di montagne e di sciatori. È sufficiente spaziare con lo sguardo lungo l'orizzonte, in qualsiasi angolo della regione ci si trovi, per incontrare filari di cime che, allineate come soldatini di piombo, svettano verso il cielo. Sono i massicci della Majella, del Gran Sasso, della Laga, del gruppo Sirente-Velino, solo per citare i più grandi e noti. Un fantastico mondo di alta quota che costituisce il più formidabile complesso montano dell’Appennino (con caratteristiche a volte alpine), collocato strategicamente nel centro dell’Italia e del Mediterraneo. Grandi complessi montuosi, caratterizzati da un forte e duraturo innevamento, attrezzati con stazioni ed impianti turistici numerosi e qualificati...


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