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Abruzzo, sulle vie della fede

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Sulle vie della fede in Abruzzo

Molti sono i visitatori che giungono in Abruzzo spinti dal desiderio di visitare i suoi luoghi della fede. Accanto ai più noti santuari dedicati a San Gabriele di Isola del Gran Sasso, al Miracolo Eucaristico di Lanciano, al Volto Santo di Manoppello, decine di altri luoghi di culto costellano il territorio di questa regione, la cui forte e primitiva natura ha da sempre sospinto i suoi abitanti a confrontarsi col mistero della trascendenza. Le sue grotte, preistorico teatro di riti ancestrali, e poi i suoi grandi santuari italico-romani, a partire dal Medioevo (quando l’Abruzzo venne cristianizzato) hanno visto subentrare nei medesimi luoghi le prime comunità di monaci e di eremiti, tracciando così un quadro davvero unico di continuità della sacralità dei luoghi di culto.
In tutti i centri dell’Abruzzo, si distingue un ricco calendario di feste patronali e religiose, che testimonia la vitalità della tradizione e della devozione popolare. Particolarmente suggestive sono le celebrazioni della Settimana Santa, a Chieti quelle della Pasqua a Sulmona e i riti in onore di San Pietro Celestino, che trovano il loro fulcro nella basilica di Santa Maria di Collemaggio durante la Perdonanza a L’Aquila. Atmosfere intense e cariche di significato si ritrovano anche nei culti dedicati a Sant’Antonio Abate e a San Domenico, ancora vivi in numerosi paesi di montagna. Per Sant’Antonio si benedicono gli animali e si accendono fuochi rituali, tra cui spiccano le celebri farchie; per San Domenico, a Cocullo e in altri centri, si svolgono i tradizionali riti dei serpari, nei quali i devoti portano serpenti vivi in processione. Queste manifestazioni della religiosità popolare rappresentano momenti di forte coinvolgimento collettivo e attraggono non solo i fedeli, ma anche numerosi visitatori laici, affascinati dalla possibilità di entrare in contatto con un patrimonio di riti e simboli che raccontano la storia e l’identità dell’Abruzzo.
I principali santuari
Il culto al santuario di San Gabriele a Isola del Gran Sasso rappresenta una delle espressioni più profonde e sentite della devozione religiosa in Abruzzo. Questo luogo sacro è dedicato a San Gabriele dell’Addolorata, il giovane frate passionista nato nella zona, la cui vita esemplare e la santità hanno attirato numerosi fedeli fin dalla sua canonizzazione nel XX secolo. Il santuario, immerso nel suggestivo paesaggio montano del Gran Sasso, è diventato meta di pellegrinaggi non solo regionali ma anche nazionali, richiamando ogni anno migliaia di visitatori in cerca di conforto spirituale e ispirazione. La spiritualità che si respira in questo luogo è strettamente legata alla figura di San Gabriele, simbolo di purezza e dedizione religiosa, che continua a influenzare la vita e la fede della comunità locale e dei devoti. Il santuario di San Gabriele non è soltanto un centro di culto, ma anche un punto di incontro e di riflessione, dove la storia religiosa si intreccia con il forte legame con il territorio montano abruzzese. Le celebrazioni liturgiche e le feste dedicate al santo scandiscono il ritmo della vita religiosa, arricchendo il santuario di momenti di grande partecipazione popolare. La presenza del santuario contribuisce anche a valorizzare la bellezza naturale dell’area circostante, creando un connubio unico tra fede, tradizione e natura che rende l’esperienza del pellegrinaggio a San Gabriele profondamente intensa e significativa.Il santuario di San Gabriele di Isola del Gran Sasso
Ai piedi dell’imponente versante teramano del Gran Sasso, il santuario di San Gabriele a Isola del Gran Sasso, è il luogo sacro più frequentato dell’Abruzzo, con circa due milioni e mezzo di pellegrini ogni anno. È dedicato a San Gabriele dell’Addolorata, che vi morì nel 1862 a soli ventiquattro anni. La sua fama crebbe a partire dal 1892 grazie ai numerosi miracoli che gli vennero attribuiti, conducendo alla sua beatificazione nel 1908 e alla canonizzazione nel 1920, sotto il pontificato di Benedetto XV. Nel 1959 papa Giovanni XXIII lo proclamò patrono dell’Abruzzo. Il santuario attuale, risalente ai primi del Novecento, sorse in sostituzione di un complesso duecentesco fondato, secondo la tradizione, da San Francesco d’Assisi, accanto al quale fu edificata anche una chiesa dedicata all’Immacolata.
Accanto alla struttura storica, nel 1970 fu costruito un nuovo santuario, moderno e capace di rispondere alle esigenze del crescente numero di fedeli. Inaugurato nel 1985 da Giovanni Paolo II, l’edificio accoglie fino a 10.000 persone nella sua vasta sala di 90 metri per 30. Nel santuario antico si trova il sepolcro del santo, le cui spoglie riposano in un’urna di bronzo, e una raccolta di ex voto e oggetti legati alla sua vita. Il flusso di pellegrini è costante durante tutto l’anno, ma particolarmente intenso il 27 febbraio, giorno della sua morte; nel mese di marzo, quando migliaia di studenti si recano in visita a cento giorni dagli esami di maturità; e alla fine di agosto, quando una vivace tendopoli di giovani anima le aree circostanti al santuario.
 
Il culto al santuario del Miracolo Eucaristico di Lanciano è una delle testimonianze più straordinarie e suggestive della fede cattolica in Abruzzo. Questo luogo sacro custodisce il miracolo avvenuto nel VIII secolo, quando durante una celebrazione eucaristica l’ostia si trasformò in carne e il vino in sangue, un evento che ha da sempre affascinato e commosso fedeli e pellegrini provenienti da tutto il mondo. Il santuario è diventato un centro di devozione profonda, dove il mistero della presenza reale di Cristo nell’Eucaristia si manifesta in modo tangibile e palpabile, alimentando la spiritualità e la speranza di chi vi si reca per pregare e meditare. Nel corso dei secoli, il culto al santuario ha mantenuto viva la tradizione religiosa, rafforzata da pellegrinaggi continui e celebrazioni solenni che animano la vita della comunità di Lanciano. Il santuario, oltre a essere un importante luogo di preghiera, rappresenta anche un simbolo di identità culturale e spirituale per l’Abruzzo, capace di unire fede, storia e arte. L’atmosfera che si respira all’interno del complesso è di profonda reverenza, e la presenza del Miracolo Eucaristico continua a ispirare una devozione sincera, alimentando il legame tra il sacro e il quotidiano nel cuore di chi visita questo luogo straordinario.Il santuario del Miracolo Eucaristico di Lanciano
Nel centro storico di Lanciano, l’antica Anxanum, sorge la chiesa di San Francesco, edificata nel 1258 in stile romanico-borgognone e successivamente trasformata in forme barocche intorno alla metà del Settecento. Al suo interno è custodita la più antica testimonianza di miracolo eucaristico riconosciuta dal mondo cattolico. Secondo la tradizione, intorno all’anno 700, un monaco basiliano della chiesa di San Legonziano, tormentato da dubbi sulla reale presenza di Cristo nell’Eucaristia, fu testimone di un evento straordinario: durante la celebrazione della messa, l’ostia e il vino si trasformarono visibilmente in carne e sangue. Da allora, le reliquie sono passate attraverso le mani dei Basiliani, dei Benedettini e infine dei Frati Minori Conventuali, che ne sono tuttora i custodi.
Le reliquie, consistenti in una sottile membrana di carne e in cinque gocce di sangue coagulato, sono oggi esposte in un ostensorio di scuola napoletana del 1713 e in un calice di cristallo. Gli esami scientifici eseguiti nel 1971 e nel 1981 presso l’ospedale di Arezzo hanno confermato che si tratta di tessuto cardiaco umano e sangue dello stesso gruppo, non sottoposti ad alcun trattamento conservativo. Questo fenomeno, ritenuto inspiegabile dalla scienza, continua ad attrarre ogni anno decine di migliaia di fedeli e pellegrini da tutto il mondo, che si recano al santuario del Miracolo Eucaristico per pregare e meditare di fronte a un evento che ancora oggi alimenta la fede e la devozione.

Il santuario del Volto Santo di Manoppello, situato nella provincia di Pescara, è uno dei luoghi di culto più venerati e misteriosi dell’Abruzzo. Al centro della devozione c’è la celebre “Sacra Sindone di Manoppello”, un velo sottile che, secondo la tradizione, conserva l’immagine del volto di Gesù Cristo impressa in modo miracoloso. Questo santuario attira pellegrini e fedeli da ogni parte d’Italia e del mondo, desiderosi di ammirare e meditare sul volto sacro, simbolo di amore e compassione. La struttura, immersa in un contesto naturale di grande bellezza, offre un’atmosfera di raccoglimento e spiritualità, capace di toccare profondamente chi vi si reca in cerca di conforto e fede. Il santuario non è soltanto un luogo di culto ma anche un punto di riferimento culturale e spirituale per la comunità locale e per l’intera regione. Le celebrazioni religiose e gli eventi legati al Volto Santo animano la vita di Manoppello, rafforzando il legame tra la tradizione cristiana e l’identità abruzzese. Il pellegrinaggio al santuario diventa così un’esperienza che unisce la dimensione spirituale con la scoperta di un territorio ricco di storia e bellezza. La presenza del Volto Santo continua a suscitare emozioni e devozione, rendendo il santuario di Manoppello un luogo unico nel panorama religioso d’Abruzzo.Il santuario del Volto Santo di Manoppello
Ai piedi del versante settentrionale della Majella, nei pressi del borgo di Manoppello, sorge il santuario del Volto Santo, meta di pellegrinaggi durante tutto l’anno e in particolare nella seconda domenica di maggio. L’edificio fu costruito tra il 1617 e il 1638 e ampiamente ristrutturato nel corso del Novecento. Al suo interno è custodita un’immagine di Cristo impressa su un sottilissimo velo di lino, conosciuta come il “Velo della Veronica” o “vera icona”. Secondo la tradizione, questa immagine sarebbe stata consegnata nel 1506 da un angelo in sembianze di pellegrino allo scienziato Giacomo Antonio Leonelli di Manoppello, e da allora venerata come una delle più preziose reliquie cristiane.
Alcuni storici sostengono che il velo fosse già noto nel Medioevo, descritto da cronisti in Terrasanta e successivamente trafugato da Roma, dove sarebbe stato custodito. Studi più recenti, condotti dal professor Heinrich Pfeiffer, ipotizzano che l’immagine rappresenti una delle rare testimonianze di acheropite, ovvero raffigurazioni di origine miracolosa non realizzate da mano umana. Insieme alla Sindone di Torino, il Volto Santo di Manoppello costituisce, secondo questa interpretazione, un’eccezionale rappresentazione della figura di Cristo, capace di suscitare ancora oggi profonda devozione e intensa riflessione spirituale.

Il santuario della Madonna dei Miracoli a Casalbordino, in provincia di Chieti, è uno dei luoghi di culto mariano più importanti dell’Abruzzo, meta di pellegrinaggi che si rinnovano ogni anno con grande partecipazione popolare. Secondo la tradizione, nel 1576 la Vergine apparve a un contadino del posto, Alessandro Muzii, mentre questi lavorava nei campi. L’apparizione fu interpretata come un segno divino legato alla devozione e alla protezione della Madonna verso i fedeli. Da quel momento, il luogo divenne sacro e nel tempo vi fu costruito un santuario, oggi punto di riferimento spirituale per tutta la regione. Il culto della Madonna dei Miracoli si esprime in modo particolarmente sentito il 10 e l’11 giugno, durante i giorni della festa solenne, quando migliaia di pellegrini giungono a piedi da diverse località abruzzesi, attraversando campagne e colline. Le celebrazioni, che uniscono religiosità popolare e tradizione, comprendono processioni, messe, preghiere collettive e momenti di festa comunitaria. Il santuario, immerso in una cornice naturale di grande bellezza, rappresenta non solo un centro spirituale ma anche un simbolo identitario per Casalbordino e per l’intera costa teatina.Il santuario della Madonna dei Miracoli di Casalbordino
A pochi chilometri dal mare, tra le colline che separano le valli del Sinello e del Sangro, sorge il santuario della Madonna dei Miracoli di Casalbordino, sorto in memoria di un’apparizione avvenuta nel 1526. Secondo la tradizione, mentre il contadino Alessandro Muzii si recava nei campi recitando il rosario, la Madonna gli apparve in un querceto, rivelandogli che il violento temporale del giorno precedente era stato un segno dell’ira divina per i peccati commessi dalla popolazione del luogo. In seguito a questo evento, sul luogo dell’apparizione fu costruita una cappella, poi sostituita dall’attuale santuario.
L’edificio attuale, risalente al 1824, è diventato nel tempo uno dei principali luoghi di culto mariano dell’Abruzzo e ogni anno, l’11 giugno, accoglie migliaia di pellegrini in occasione della festa solenne dedicata alla Madonna dei Miracoli. La forza e la partecipazione della devozione popolare che si esprime in questo luogo hanno ispirato anche grandi artisti abruzzesi, tra cui Gabriele d’Annunzio, che vi ambientò alcune pagine de Il Trionfo della morte, e Francesco Paolo Michetti, che ne colse l’intensità nei suoi dipinti. Il santuario continua ancora oggi a essere un simbolo vivo di fede e identità per la comunità locale e per l’intera regione.

Il Complesso del Santuario della Madonna dello Splendore a Giulianova è un luogo di grande rilevanza religiosa e culturale nel territorio abruzzese, sorto intorno all’apparizione miracolosa della Madonna nel XVI secolo. Il complesso si sviluppa attorno alla chiesa principale, che custodisce l’immagine sacra della Vergine, e comprende una serie di strutture che nel tempo si sono arricchite di elementi architettonici e artistici di notevole valore. La fusione tra la suggestione del luogo sacro e l’armonia delle forme barocche rende il complesso un punto di riferimento per i pellegrini e per chiunque desideri immergersi in una dimensione di spiritualità profonda e radicata nella tradizione locale. Oltre alla chiesa, il complesso ospita spazi dedicati alla preghiera e alla riflessione, tra cui cortili interni e aree verdi, che offrono momenti di serenità immersi nella natura tipica della costa adriatica abruzzese. La posizione strategica del santuario, vicino al mare, contribuisce a creare un’atmosfera unica, dove la fede si intreccia con la bellezza del paesaggio circostante. Nel corso dell’anno, il Complesso del Santuario della Madonna dello Splendore diventa inoltre fulcro di eventi religiosi e manifestazioni che celebrano la devozione popolare, mantenendo vivo il legame tra la comunità di Giulianova e la propria storia spirituale.Il santuario della Madonna dello Splendore a Giulianova
Il Santuario della Madonna dello Splendore, situato a Giulianova, rappresenta uno dei luoghi di culto più significativi e suggestivi dell’Abruzzo. Questo santuario è nato a seguito di un evento miracoloso avvenuto nel 1557, quando la Madonna apparve a un contadino, lasciando un segno luminoso su una roccia. Da quel momento il sito è diventato meta di pellegrinaggi e devozione, custodendo al suo interno una splendida immagine della Vergine che richiama fedeli da tutta la regione e oltre. La struttura architettonica, con elementi barocchi e una facciata imponente, si inserisce armoniosamente nel paesaggio costiero di Giulianova, creando un’atmosfera di raccoglimento e spiritualità.
Il Santuario della Madonna dello Splendore non è solo un luogo religioso, ma anche un importante punto di riferimento culturale e storico per la città. Durante l’anno, numerose celebrazioni e processioni animano l’area circostante, rafforzando il legame tra la comunità locale e la tradizione religiosa. Inoltre, il santuario è circondato da aree verdi e spazi per la meditazione che offrono ai visitatori momenti di pace e contemplazione. La sua posizione, vicina al mare Adriatico, conferisce al luogo un fascino unico, dove fede, storia e natura si fondono in un’esperienza coinvolgente e profondamente radicata nell’identità abruzzese.
Nel cuore dell’Abruzzo, a Pratola Peligna, si trovano i resti del tempio di Ercole Curino, uno dei siti archeologici più importanti della regione. Questo antico luogo di culto risale all’epoca romana e testimonia la presenza di un santuario dedicato a Ercole, divinità venerata come protettore e simbolo di forza e coraggio. Il tempio, situato in una posizione panoramica tra le montagne, era un punto di riferimento spirituale per le popolazioni locali, che si recavano qui per chiedere protezione e favori. Le rovine conservano ancora tracce delle imponenti strutture architettoniche, come colonne e basamenti, che raccontano la grandiosità di un passato lontano. Il sito archeologico di Pratola Peligna rappresenta oggi non solo una testimonianza storica ma anche un luogo di grande fascino culturale, inserito in un contesto naturale suggestivo che richiama l’importanza del rapporto tra uomo, religione e paesaggio. Le campagne di scavo e studio hanno permesso di ricostruire parte della storia di questo santuario, offrendo uno sguardo prezioso sulla vita religiosa e sociale dell’Abruzzo romano. Il tempio di Ercole Curino continua a essere un punto di interesse per archeologi, storici e visitatori che desiderano immergersi nella memoria antica di questa terra.I Santuari del Morrone
Un esempio straordinario della continuità sacra che caratterizza profondamente la spiritualità abruzzese si trova nella valle Peligna, ai piedi dell’imponente parete rocciosa del Monte Morrone. In questo piccolo tratto di territorio, a pochi metri l’uno dall’altro, sorgono quattro insediamenti religiosi appartenenti a epoche e tradizioni diverse, ma uniti da un’unica percezione di sacralità che sembra emanare direttamente dal luogo. Si parte da un santuario rupestre neolitico, risalente al VI millennio a.C., decorato con figure di oranti dipinte in ocra rossa sulla roccia; si passa poi allo scenografico tempio di Ercole Curino, dove oltre duemila anni fa si riunì la Confederazione Italica per contrastare l’espansione di Roma; si arriva all’eremo di Sant’Onofrio, fondato nel Medioevo da Pietro da Morrone, il futuro papa Celestino V, abbarbicato come un nido d’aquila sulla rupe; e si conclude con l’elegante complesso rinascimentale della Badia Morronese, casa madre dell’ordine monastico dei Celestiniani.
Quattro luoghi di culto, testimoni di epoche e forme di spiritualità differenti – preistorica, pagana, cristiana medievale e rinascimentale – convivono nello stesso spazio geografico, offrendo una testimonianza unica della continuità sacra del territorio. È un caso raro e affascinante in cui il legame tra natura, storia e spiritualità si intreccia in modo così profondo da attraversare i millenni, rendendo il Morrone non solo una montagna, ma un autentico archivio vivente della devozione abruzzese.
In Abruzzo, nel borgo di Campli in provincia di Teramo, si trova uno dei luoghi di culto più significativi della regione: la Scala Santa. Questo sacro percorso di 28 gradini in legno, che i fedeli salgono in ginocchio in segno di penitenza e devozione, fu istituito nel XVIII secolo per offrire ai pellegrini la possibilità di ottenere l’indulgenza plenaria senza doversi recare a Roma. La Scala Santa di Campli è riconosciuta dalla Chiesa come luogo di particolare valore spirituale, e si trova accanto alla Chiesa di San Paolo, in un contesto architettonico sobrio ma suggestivo che invita al raccoglimento e alla meditazione. Ogni anno, soprattutto durante la Settimana Santa, la Scala Santa diventa meta di numerosi devoti che vi si recano per compiere questo rito antichissimo, espressione di una fede popolare intensa e vissuta. L’esperienza del pellegrinaggio e del gesto penitenziale si lega profondamente alla storia e all’identità religiosa dell’Abruzzo, dove luoghi come Campli testimoniano la vitalità di tradizioni spirituali radicate nel tempo. La Scala Santa non è solo un simbolo religioso, ma anche un segno concreto del legame tra la comunità e i valori della redenzione, della speranza e della misericordia.La Scala Santa di Campli
Campli, oggi tranquillo borgo pedemontano ai piedi dei Monti Gemelli, un tempo fu uno dei centri più rilevanti dell’area di confine tra Teramo e Ascoli Piceno, tra il Regno Borbonico e lo Stato Pontificio. Famosa per la sua prosperità e per le sue confraternite di artigiani e mercanti, la città godeva di privilegi ecclesiastici di rilievo, tra cui un Vescovado, che testimoniano la sua importanza storica. Tra le tracce più significative di quel passato spicca la Scala Santa, legata a un importante “breve” di papa Clemente XIV. Con questo atto ufficiale, datato 21 gennaio 1772 e firmato a Roma presso Santa Maria Maggiore, il pontefice concesse a Campli il privilegio di equiparare la propria Scala a quella di Roma in termini di indulgenze e remissione dei peccati. Il riconoscimento fu frutto dell’impegno diplomatico dell’avvocato Gianpalma Palma, allora Camerlengo del Comune, che ottenne il titolo per la sua città e fece costruire il sacro edificio, affidandone la custodia alla Confraternita delle Sante Stimmate di San Francesco, di cui era priore.
La Scala Santa si trova dietro Palazzo Farnese, sul margine della piazza principale, e conserva ancora intatti i 28 gradini in legno di quercia che i fedeli salgono in ginocchio, le donne a capo coperto, recitando preghiere e chiedendo il perdono dei propri peccati. La salita è accompagnata da sei dipinti laterali che narrano episodi centrali della Passione di Cristo, immergendo il pellegrino in un percorso di riflessione e immedesimazione. In cima, il Sancta Sanctorum ospita l’altare del Cristo Salvator Mundi, simbolo di salvezza e liberazione dal peccato. Dopo aver omaggiato, con gli occhi e lo spirito, i ritratti a grandezza naturale di papa Clemente XIV e di Sant’Elena, il fedele può scendere i gradini, questa volta in piedi, guidato dalle immagini luminose della Resurrezione e dagli angioletti che sorridono dal soffitto. La Scala Santa di Campli, benché poco nota, è una delle meglio conservate d’Italia e rappresenta un raro esempio di architettura devozionale carica di significato simbolico e spirituale.
L’Eremo di San Bartolomeo di Legio, situato nel suggestivo territorio di Roccamorice in provincia di Pescara, rappresenta uno dei più affascinanti esempi di architettura religiosa immersa nella natura incontaminata dell’Abruzzo. Incastonato tra le ripide pareti rocciose del Parco Nazionale della Majella, l’eremo si sviluppa in una serie di ambienti scavati nella roccia, che testimoniano la vita ascetica e il profondo spirito di penitenza dei monaci che vi si ritiravano. La sua posizione isolata e panoramica, sospesa tra cielo e terra, offre un’atmosfera di silenzio e raccoglimento che ha da sempre attratto pellegrini e visitatori in cerca di spiritualità e contatto con la natura selvaggia. Nel corso dei secoli, l’Eremo di San Bartolomeo di Legio ha mantenuto intatto il suo fascino antico, conservando elementi architettonici e decorativi che raccontano la storia del monachesimo abruzzese e la devozione per il santo patrono. La presenza di affreschi, altari rupestri e piccoli ambienti di preghiera rende questo luogo un importante punto di riferimento culturale e religioso, capace di unire la dimensione mistica a quella storica. Ancora oggi, l’eremo è meta di pellegrinaggi e cammini spirituali, rappresentando un legame prezioso tra la tradizione religiosa dell’Abruzzo e il suo paesaggio naturale unico.L’Eremo di San Bartolomeo di Legio
Sulle pendici settentrionali della Majella, incastonato come un pueblo messicano nelle rocce del vallone di Santo Spirito, nel territorio di Roccamorice, si trova uno dei più suggestivi eremi d’Abruzzo: San Bartolomeo in Legio. Il percorso che conduce all’eremo è segnato da antiche croci di ferro; superata la terza croce, l’ingresso avviene attraverso un grande foro nella roccia, con gradini scolpiti direttamente nella pietra. Appena oltre, la facciata della piccola cappella appare, sorprendente e armoniosa, incastonata nella cengia che si apre come un terrazzo sulla parete rocciosa. Dalla cappella due ripide scalinate conducono al greto sottostante, anch’esso scavato nella nuda roccia.
La storia dell’eremo è strettamente legata alla figura di Pietro Angeleri, l’eremita della Majella salito al soglio pontificio nel 1294 con il nome di Celestino V, che nella seconda metà del XIII secolo si ritirò più volte su queste rupi in preghiera insieme ai suoi discepoli. All’interno, la chiesetta è per lo più scavata nella roccia, mentre la parete esterna è costruita in muratura. Sopra l’altare cinquecentesco si trova una nicchia con la statua in legno dipinto di San Bartolomeo, un’opera modesta dell’Ottocento, ma molto venerata non solo dai fedeli locali. Ogni anno, la mattina del 25 agosto, centinaia di devoti raggiungono la chiesa per assistere alla messa e portare in processione la statua fino alla chiesa parrocchiale di Roccamorice, dove si tengono solenni festeggiamenti. Il culto popolare è inoltre legato all’uso del coltello della statua per scongiurare malattie e alla sorgente d’acqua, ritenuta miracolosa, che sgorga in fondo al vallone. Da una porticina accanto all’altare si accede a una piccola stanza usata come sagrestia e, un tempo, come rifugio per gli eremiti. Sul retro, l’affaccio sui terrazzamenti del vallone crea una cornice naturale di grande suggestione. Poco distante, scavi archeologici hanno rivelato un villaggio neolitico, testimonianza di una presenza umana ininterrotta in questo luogo straordinario.


Dove praticare lo sci
Le maggiori stazioni sciistiche dell’intero Appennino, centinaia di chilometri di piste, ottimi standard di innevamento, impianti modernissimi e funzionali, una rete di strutture e servizi integrativi efficiente e completa. L’integrazione fra gli ottimi standard delle stazioni sciistiche abruzzesi e la qualità dei valori ambientali ed umani è il vero punto di forza del turismo invernale in Abruzzo.


Le spiagge più belle
Le spiagge e il mare che le bagna sono senza alcun dubbio una delle attrattive più celebri e apprezzate d’Abruzzo. Dal fiume Tronto, che rappresenta a nord il confine geografico ma anche storico con le Marche, scendendo fino al Trigno, che segna a sud il passaggio amministrativo alle terre di Molise, la costa offre decine e decine di chilometri di ampi arenili, ma anche ripide scogliere e pinete marittime.


I Borghi più belli d’Italia
In Abruzzo, i Borghi più belli d’Italia raccontano storie di pietra, arte e tradizioni secolari, incastonati tra montagne maestose, colline dolci e affacci suggestivi sull’Adriatico. Ogni borgo, da quelli arroccati tra i monti come Santo Stefano di Sessanio e Castel del Monte, a quelli più vicini alla costa come Città Sant’Angelo, offre un viaggio autentico nel cuore dell’identità abruzzese.
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La natura incontaminata
In Abruzzo, la natura è una risorsa preziosa e protetta. A tutti coloro che con l’ambiente amano il contatto più intenso, l’Abruzzo sa proporre le opportunità più eccitanti: la sua natura forte, infatti, dispone del più completo assortimento di ambienti, estivi ed invernali. La funzione che l’Abruzzo dei Parchi svolge a livello nazionale e internazionale nella conservazione dell’ambiente e ineguagliabile.
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