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L’Oasi del WWF Italia dei Calanchi di Atri - Info Point Regione Abruzzo

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L’Oasi del WWF Italia dei Calanchi di Atri

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I calanchi di Atri, noti localmente anche come “bolge” o “scrimoni”, sono spettacolari forme di erosione che modellano un paesaggio aspro e suggestivo, scolpito dall’azione delle acque superficiali sul terreno argilloso. Queste formazioni, tra le più caratteristiche dell’Abruzzo collinare, sono il risultato di processi geologici millenari che, oltre a generare profondi solchi nel terreno, riportano alla luce fossili marini risalenti a quando questa zona era sommersa dal mare. Sebbene i calanchi siano presenti anche in altre aree della regione, ad Atri assumono un’importanza paesaggistica e naturalistica unica, diventando l’elemento dominante di un ambiente in continua trasformazione. All’interno di questo territorio, in spazi anche ridotti, si alternano habitat molto diversi tra loro, che vanno dai fossi ai piccoli laghetti, dalle macchie mediterranee alle boscaglie, fino ai campi coltivati, componendo un mosaico ecologico dinamico e variegato. I boschi presenti sono costituiti da specie come salice bianco, pioppo bianco, frassino, leccio, pino nero e d’Aleppo, sorbo domestico, roverella e ulivo. Tra gli arbusti e la flora erbacea si trovano prugnolo, rosa selvatica, biancospino, sanguinella, rovo, acero campestre, rosmarino, asparago selvatico, vischio, edera, ginestra, tamerice, liquirizia e carciofo selvatico. Le zone umide ospitano invece specie idrofile come tifa, equiseto, canna di palude e lenticchia d’acqua. La ricca biodiversità dell’area si riflette anche nella fauna. Tra gli uccelli si possono osservare sia rapaci diurni e notturni, sia piccoli passeriformi come la sterpazzola e il canapino. I rettili includono il cervone, la natrice dal collare e l’orbettino, mentre tra i mammiferi sono comuni la lepre e vari mustelidi; sono stati inoltre segnalati il lupo e l’istrice, quest’ultimo divenuto simbolo della riserva. La presenza dell’istrice, sebbene elusiva, è rivelata dagli aculei che lascia lungo i sentieri o da incontri notturni. In primavera, le colline si animano anche grazie alla presenza di numerose farfalle, tra cui le eleganti “Melanargia arge”, “Melanargia galathea” e il maestoso macaone (Papilio machaon), che aggiungono un tocco di bellezza effimera a questo paesaggio scolpito dal tempo.L’Oasi del WWF Italia dei Calanchi di Atri

Info e caratteristiche della riserva:
Tipologia: Riserva Naturale Regionale guidata dell’Oasi dei Calanchi di Atri (Te
- Provvedimento istitutivo: L.R. n. 58 del 20.4.1995
- Comune: Atri (Te)
- Gestione: Comune di Atri con affidamento al WWF Abruzzo
- Estensione: 350 ha
- Indirizzo: Via Colle della Giustizia, 64032 Atri
- Contatto tel.: +39 331.5799191

Le riserve naturali regionali dell'Abruzzo, gestite dai Comuni e spesso coadiuvate da Comitati di Gestione con la partecipazione di enti e associazioni, svolgono un ruolo cruciale nella conservazione della biodiversità e nella reintroduzione di specie scomparse. Queste aree, ricche di fauna e flora, sono anche laboratori viventi, offrendo opportunità di ricerca e apprendimento per studenti e ricercatori.

Riserva Naturale dei Calanchi di Atri. Situata intorno all’antica città di Atri, famosa per il suo Duomo, questa riserva di 350 ettari, istituita nel 1995, protegge uno spettacolare paesaggio di calanchi. Caratterizzata da un clima che ricorda ambienti desertici, l'area è particolarmente affascinante in primavera e autunno.

Flora dei Calanchi. Nonostante l’ambiente difficile, i Calanchi di Atri ospitano una sorprendente varietà di specie vegetali. Lungo i corsi d’acqua, boschi ripariali di salice bianco, pioppo bianco, sambuco e vitalba contribuiscono alla biodiversità della riserva. Nel Fosso La Plaia, troviamo fitte popolazioni di frassini. Attorno ai piccoli laghetti artificiali si osservano tifa, equiseto, canna di palude e lenticchia d’acqua.
Gli ex terreni agricoli sono stati ricolonizzati da arbusti come prugnolo, rosa selvatica, biancospino e sanguinella. Nelle zone con vegetazione più avanzata, si è sviluppata una macchia mista di roverella, pino d’Aleppo, rosmarino e ulivo. Alcuni terreni sono stati oggetto di rimboschimenti con leccio, pino nero, cipresso e cedro. Sui calanchi stessi, dove le condizioni sono più estreme, prosperano solo alcune specie adattate come il cappero, il carciofo selvatico e il gladiolo selvatico. L'area ospita anche tamerice, ginestra odorosa e liquirizia, quest’ultima utilizzata sin dal XIX secolo nell’industria alimentare.

Fauna dei Calanchi. La fauna della Riserva è altrettanto ricca. Tra gli uccelli, si trovano piccoli passeriformi come sterpazzola, occhiocotto e canapino, insieme a rapaci diurni come poiana, gheppio e sparviero, che nidificano con regolarità. In prossimità della riserva si possono osservare anche il raro falco lanario e il falco pellegrino. Tra i rapaci notturni, si segnalano il barbagianni, la civetta nana, l’allocco e l’assiolo, che nidificano nelle cavità degli alberi o nei ruderi di antiche abitazioni.
Durante le migrazioni, la riserva diventa un importante punto di sosta per specie come l’albanella reale e l’albanella minore. Tra i rettili, sono presenti il cervone, la biscia dal collare e l’orbettino, mentre tra gli anfibi si trova il rospo smeraldino, dalla caratteristica livrea maculata.
L’area ospita anche molti mammiferi, tra cui volpe, riccio, talpa, lepre, donnola, faina, puzzola, tasso, quercino e moscardino. Il simbolo della Riserva è l’istrice, che, nonostante il suo carattere elusivo e le abitudini notturne, è avvistato nell’area da oltre venticinque anni.
Questa straordinaria riserva dei Calanchi di Atri rappresenta un esempio eccellente di come un’area con caratteristiche ambientali difficili possa diventare un rifugio per una biodiversità unica, un laboratorio a cielo aperto per la conservazione e l’educazione ambientale.
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Il parco si estende su una superficie di circa 201.400 ettari, su un territorio prevalentemente montuoso, e comprende le province di Teramo, Rieti, L'Aquila e Pescara. L'importanza dell'area è cresciuta negli ultimi decenni, grazie alle reintroduzioni di esemplari di camoscio d'Abruzzo e alla recente ricolonizzazione del lupo appenninico, entrambe specie originarie del Parco Nazionale d'Abruzzo. Tuttavia, l’ambiente ha subito un degrado significativo a causa della costruzione del traforo del Gran Sasso e dei laboratori scientifici vicini, che hanno contribuito all'abbassamento della falda acquifera dell'intero sistema montuoso. I Monti della Laga ospitano anche importanti presenze floristiche.
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