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Sito archeologico in Provincia de L’Aquila: Corfinium - Corfinio (Aq) - Abruzzo - Info Point Regione Abruzzo

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Sito archeologico in Provincia de L’Aquila: Corfinium - Corfinio (Aq) - Abruzzo

Le meraviglie > Archeologia in Abruzzo > Archeologia AQ
I principali siti archeologici in Provincia de L'Aquila - Abruzzo

L'antica Corfinium, oggi Corfinio, si trova nella conca di Sulmona, in provincia dell'Aquila, a 345 metri di altitudine, in una posizione strategica sulla Via Valeria, che proseguiva dalla Tiburtina e collegava Roma con Ostia Aterni (l'attuale Pescara), fungendo da via di comunicazione tra il Tirreno e l'Adriatico. Il moderno paese di Corfinio ha un aspetto medievale e si erge su uno sperone roccioso, lungo la strada statale che ricalca il tracciato secolare della Via Valeria. Il centro storico di Corfinio si sviluppa intorno a Piazza Corfinio, dove le case, disposte a semicerchio, seguono la linea della cavea dell'antico teatro romano, un testimone silenzioso della grandezza del passato. Pochi chilometri prima di giungere al paese, provenendo da Roma, si può ammirare la basilica di San Pelino, sorta su un antico cimitero paleocristiano dove fu sepolto Pelino, vescovo di Brindisi e martire a Corfinium nel 350 d.C. La chiesa, riedificata nel XII secolo, conserva importanti affreschi e un ambone magnifico, commissionato dal vescovo Oderisio. Corfinium non fu solo un insediamento di grande rilevanza commerciale e militare, ma anche un importante centro politico. Durante le guerre sociali, nel 90 a.C., Corfinium divenne la capitale della Confederazione Italica, un nucleo di stato che si oppose a Roma, rappresentando il primo tentativo di unificazione politica delle popolazioni italiche. Quando Roma iniziò a espandersi, concedendo la cittadinanza latina o romana ad alcune delle popolazioni conquistate, molti popoli del centro-sud Italia si sentirono esclusi. La loro insoddisfazione culminò con la ribellione, che portò alla proclamazione di un nuovo stato, con Corfinium come capitale. Questo stato fu chiamato Italica e coniò monete proprie, cercando di organizzarsi politicamente come Roma, con consoli, un senato e altre cariche ufficiali. La guerra sociale che ne seguì fu lunga e cruenta, coinvolgendo le principali popolazioni dell’Italia centrale e meridionale, tra cui Marsi, Peligni, Sanniti e Piceni. Nonostante la forza dell'alleanza, la confederazione non riuscì a mantenere la sua autonomia a lungo. La Legge Iulia del 90 a.C., che concedeva la cittadinanza romana a gran parte dei popoli italici, segnò la fine della ribellione. Corfinium divenne un municipio romano e la Confederazione Italica fu sciolta. Tuttavia, la capitale di Corfinium, seppur breve nella sua esistenza, rimase simbolo delle aspirazioni di indipendenza e unità delle popolazioni italiche. La sconfitta della Confederazione Italica e la successiva incorporazione di Corfinium nel sistema romano non segnarono la fine del suo ruolo nella storia. Corfinium rimase un punto strategico e un’importante località durante le fasi successive della Repubblica Romana, fino a quando, nel 49 a.C., fu conquistata durante le guerre civili tra Cesare e Pompeo. Nonostante il passaggio di potere e la trasformazione della città in municipio romano, le rovine di Corfinium continuano a raccontare la storia di una delle prime grandi lotte per l'autonomia dei popoli italici, che prefigurò, seppur in modo tragico, l’unificazione dell’Italia sotto Roma. Oggi, il sito archeologico di Corfinio è testimone di quel passato ricco e complesso, offrendo una finestra sulla storia antica della regione e sulla lotta per la cittadinanza romana.Siti Archeologici in Abruzzo:
Corfinium (Corfinio - Aq) L’antica Corfinium si trova nella conca di Sulmona nei pressi dell'Aterno, a 345 metri d'altezza in posizione strategica sulla Via Valeria, prosecuzione della Tiburtina, percorso che collegava Roma con Ostia Aterni (Pescara) ovvero il Tirreno con l'Adriatico. L'attuale Corfinio, ha un aspetto medievale e sorge su uno sperone roccioso sull’attuale strada statale che nel tracciato ricalca quella secolare; anche l'abitato più antico si trova dov'era la vecchia capitale. Si entra nel centro storico lungo la Via Italiea e si giunge in Piazza Corfinio, ove le case disposte in curva seguono la linea della cavea dell'antico teatro romano. Qualche centinaio di metri prima di giungere a Corfinio, per chi proviene da Roma, accanto ai resti murari si erge la basilica Valvense, o di San Pelino, sorta sul luogo d’un cimitero paleocristiano dov'era sepolto Pelino, vescovo di Brindisi, martirizzato a Corfinium attorno all’anno 350. La prima chiesa fu eretta nel V secolo; devastata tra il IX e il X secolo dai Saraceni e dagli Ungari, nel 1120 il vescovo Gualtiero la fece rifare in stile romanico e successivamente subì ulteriori trasformazioni, specie all'interno. Conserva uno splendido ambone commissionato dal vescovo Oderisio sul finire del 1170, importanti affreschi del XIV secolo e, nelle mura, parte delle circa 250 lapidi con iscrizioni che ci sono giunte dall'antichità. Forse non tutti sanno che Corfinium, già capitale dei Peligni, fu la prima capitale d'Italia. Quando la Roma precristiana iniziò la sua ascesa, assoggettando gran parte dei popoli della penisola, si limitava a concedere a taluni la cittadinanza latina, o, secondo criteri legati al censo, quella romana; ma questa prerogativa era legata più ai singoli che alle popolazioni nel loro insieme. Roma pensava così di mantenere il controllo in base al principio del "divide et impera". Ma le legittime aspirazioni dei popoli del centro-sud che spesso al suo fianco avevano combattuto nelle campagne di conquista, fecero sì che, nel 90 a. C., confederandosi, si ribellarono e istituirono un primo nucleo di Stato italiano eleggendo come capitale Corfinium, cui fu dato il nome di Italica, e coniando proprie monete. Come capitale ebbe però circa un anno di vita, perché la Lex Iulia, concedendo la cittadinanza romana alla maggior parte dei popoli confederati, sciolse la confederazione trasformando Corfinium in municipio romano. Rovine di Corfinium: Già nel II secolo a.C. si dibatteva su quale status giuridico assicurare agli Italici. In proposito la "Lex Licinia Mucia de civibus redigendis” del 95 a.C., aveva mantenuto i criteri restrittivi di una precedente legge. 4 anni dopo però, il tribuno Livio Druso, vincendo le tante opposizioni, riuscì a far ottenere agli italiani il diritto di cittadinanza. Purtroppo, assassinato Druso, il tribuno Quinto Varo, cittadino romano, ma nativo di Sucrone in Iberia, fece abrogare la legge, scatenando il malcontento delle popolazioni colpite. Il pretore romano Servilio fu inviato ad Ascoli per inquisire secondo le nuove norme; qui si espresse in termini tanto minacciosi che fu massacrato assieme al seguito ed ai Romani residenti in città. Gli Italici si riunirono in un’assemblea per discutere su come reagire alle prepotenze di Roma. Vi parteciparono Marsi, Peligni, Marrucini, Vestini, Piceni, Sanniti, delegati dalla Lucania e dall'Apulia. I Vestini di Pinna, odierna Penne, la maggioranza degli Irpini, Nola e Nocera in Campania, le città greche di Napoli e Reggio parteggiarono per Roma. Erano popoli e città che già avevano ottenuto un trattamento di favore da Roma, come del resto Umbri ed Etruschi, che non intervennero all'assemblea dei rivoltosi. Tuttavia gli Italici fecero un ultimo tentativo di conciliazione, chiedendo nuovamente a Roma la cittadinanza. Di fronte all'ennesima risposta negativa, decisero di proclamare il nuovo Stato, con capitale Corfinium e creando una struttura politica simile a quella di Roma. Furono eletti due consoli, il marso Pompedio Silone ed il sannita Papio Mutilo, dodici pretori, nonché un Senato di 500 membri, e si coniarono monete con il nome del nuovo stato. La guerra divampò, con fasi alterne, specie in Abruzzo e Campania; molti gli scontri, migliaia i caduti da ambo le parti. Verso la fine del 90, il console Lucio Cesare fece votare in Senato la "Lex Iulia de civitate", che concedeva la piena cittadinanza alle comunità latine ed italiane rimaste fedeli. All'inizio dell'anno 89 la nuova "Lex Plautia Papiria", proposta dai tribuni Plusio Silvano e Papirio Carbone, allargò i nuovi benefici a tutti i latini e gli Italici. Le riforme impiegarono molto tempo ad attuarsi pienamente. Gli scontri militari continuarono, trasformandosi nella cosiddetta guerra sociale e nel conflitto tra Caio Mario e Cornelio Silla, che capeggiavano opposte fazioni nell'ambito del potere romano. Corfinio si trovò coinvolta nelle lotte fin quando, nel 49 a.C., presidiata da truppe fedeli a Pompeo, fu conquistata. Corfinium (Corfinio - Aq)

Corfinium: La Prima Capitale d'Italia
L'antica Corfinium, oggi Corfinio, si trova nella conca di Sulmona nei pressi del fiume Aterno, a 345 metri di altitudine. La sua posizione strategica lungo la Via Valeria, prosecuzione della Tiburtina, collegava Roma con Ostia Aterni (Pescara), creando un asse viario fondamentale tra il Tirreno e l'Adriatico. L'attuale centro abitato, dal carattere medievale, sorge su uno sperone roccioso lungo la strada statale che ricalca l'antico tracciato romano. Entrando nel borgo attraverso Via Italiea, si giunge in Piazza Corfinio, dove le abitazioni curve seguono la linea della cavea del teatro romano. Poco prima di arrivare al paese, provenendo da Roma, si erge la basilica di San Pelino, o Valvense, costruita su un cimitero paleocristiano, luogo di sepoltura del vescovo Pelino, martirizzato intorno al 350 d.C. La chiesa, eretta nel V secolo, fu devastata dai Saraceni e dagli Ungari tra il IX e il X secolo, poi ricostruita in stile romanico nel 1120 dal vescovo Gualtiero, con successivi interventi che ne modificarono l'interno. Tra le opere di pregio si segnalano l'ambone del 1170, affreschi del XIV secolo e lapidi con iscrizioni antiche.
Corfinium fu la prima capitale d'Italia. Già centro dei Peligni, divenne il cuore della confederazione italica durante la Guerra Sociale (91-88 a.C.), quando le popolazioni del centro-sud si ribellarono a Roma per ottenere la cittadinanza. Nel 90 a.C., i ribelli istituirono uno Stato italiano indipendente, con Corfinium ribattezzata Italica come capitale. Furono coniate monete e creata una struttura politica simile a quella romana. Tuttavia, il sogno durò poco: la Lex Iulia del 90 a.C. concesse la cittadinanza a molte popolazioni, sciogliendo la confederazione e trasformando Corfinium in municipio romano.
Le rovine di Corfinium testimoniano il suo passato glorioso. Già nel II secolo a.C. si discuteva sui diritti di cittadinanza degli Italici. La Lex Licinia Mucia del 95 a.C. aveva mantenuto criteri restrittivi, causando malcontento. Nel 91 a.C., il tribuno Livio Druso riuscì a ottenere il diritto di cittadinanza per gli Italici, ma fu assassinato e la legge revocata. La ribellione scoppiò quando il pretore romano Servilio, inviato ad Ascoli, fu massacrato insieme ai Romani residenti. Le popolazioni italiche si riunirono, scegliendo Corfinium come capitale e organizzando uno Stato con consoli, pretori e un Senato di 500 membri.
La guerra sociale si svolse soprattutto in Abruzzo e Campania, con scontri sanguinosi e migliaia di caduti. Nel 90 a.C., la Lex Iulia concesse la cittadinanza ai popoli rimasti fedeli a Roma, mentre la Lex Plautia Papiria dell'89 a.C. estese il beneficio a tutti gli Italici. La transizione fu lunga e travagliata, proseguendo nei conflitti tra Caio Mario e Cornelio Silla. Corfinium, coinvolta nelle lotte, fu conquistata nel 49 a.C. dalle truppe di Giulio Cesare, segnando la fine del suo ruolo centrale nella storia italiana. Oggi, il sito archeologico rappresenta una preziosa testimonianza della prima capitale dell'Italia unita.
L’Abruzzo medievale e rinascimentale
Splendide chiese medievali al centro di solitari altopiani ed eremi nascosti negli anfratti delle montagne, imponenti abbazie e poderosi castelli, sono gli elementi che più originalmente qualificano il paesaggio abruzzese. Il Medioevo è infatti l’epoca che ha lasciato sul territorio le tracce più evidenti e suggestive, capaci di imprimersi per sempre negli occhi e nel cuore dei visitatori. La montagna abruzzese ebbe nel Medioevo una grande importanza militare ed economica, e fu quindi interessata da una straordinaria fioritura di opere d’arte. Lungo tutta la dorsale appenninica e nei suoi centri abitati, grandi e piccoli, i palazzi, i castelli e le chiese romaniche, gotiche e rinascimentali d’Abruzzo fiorirono con grande rigoglio, spesso abbellite dall’apporto di artisti di grande valore: gli enormi capitali prodotti in regione dalla grande stagione della pastorizia produssero infatti in quest’epoca i loro frutti più ricchi e duraturi.


L’Abruzzo montano
Con numerosi centri sciistici con impianti di avanguardia, comprende i maggiori massicci dell’Appennino (il Gran Sasso d’Italia e la Majella), numerosi rilievi che raggiungono anch’essi notevole altitudine e altipiani intervallati dalle conche dell’Aquila e di Sulmona, mentre verso il confine con il Lazio si stende la fertile conca del Fucino, risultante dal prosciugamento del lago omonimo portato a termine dal Duca Alessandro Torlonia nel 1875, opera grandiosa, che peraltro era stata più volte programmata fin dall’epoca dell’impero Romano.


L'Enogastronomia
Una cucina, quella abruzzese, che ha molte anime, per la varietà del territorio e delle culture che in essa convivono. C’è l’evoluzione della cucina agropastorale, quella dei contadini e dei pastori “poveri” delle zone montane e pedemontane, fatta di piatti semplici e saporiti, di carni ovine, zuppe e minestre, formaggi ed erbe aromatiche e quella “colta e borghese” di Teramo, capace di valorizzare sapori primari con preparazioni più complesse: timballo di scrippelle, tra cui le “mazzarelle”; “virtù”. Meno evocativa dell’Abruzzo -percepita come regione di montagne...


Un grande museo all’aperto
Noto in tutto il mondo per la sua natura, l’Abruzzo espone, come un grande museo all’aperto senza orari né mura, opere d’arte e monumenti nel suo peculiare e intatto paesaggio. Accanto a luoghi celeberrimi come la rocca di Calascio, lo straordinario centro storico di Pescocostanzo, il Museo Archeologico Nazionale di Chieti, il poderoso castello cinquecentesco dell’Aquila, emozionano il viaggiatore decine e decine di meraviglie meno note, sparse in ogni angolo della regione. I restauri di chiese e castelli, la sistemazione e la valorizzazione dei siti...
La Basilica di Santa Maria di Collemaggio, situata a L'Aquila, è uno dei luoghi più significativi e affascinanti della città, nonché un capolavoro dell'architettura romanico-gotica abruzzese. Fondata nel 1287 da Pietro da Morrone, futuro Papa Celestino V, la basilica rappresenta non solo un importante punto di riferimento religioso, ma anche un simbolo della storia di L'Aquila e della sua resilienza. La sua facciata, caratterizzata da un magnifico portale e da decorazioni marmoree, cattura immediatamente l'attenzione dei visitatori, mentre l'interno, ampio e solenne, ospita opere d'arte di grande valore. Nel corso dei secoli, la basilica ha vissuto numerosi eventi storici e spirituali, ma è celebre soprattutto per il suo legame con il Giubileo Celestiniano, una tradizione che richiama i fedeli ogni anno per celebrare il perdono e la pace. La Basilica di Santa Maria di Collemaggio è anche il luogo dove, nel 2009, venne celebrato il funerale delle vittime del devastante terremoto che ha colpito la città. Nonostante i danni subiti dal sisma, la basilica è stata restaurata e riaperta al pubblico, continuando a essere un simbolo di speranza per gli aquilani. Il restauro, che ha visto l'impegno di numerosi esperti e artigiani, ha permesso di recuperare la magnificenza originaria della struttura, rendendo la basilica ancora più maestosa e suggestiva. Oltre alla sua funzione religiosa, la basilica è anche un importante attrattore turistico, grazie alla sua storia, all'architettura e al suo legame indissolubile con la città. Visitando la Basilica di Santa Maria di Collemaggio, i turisti possono immergersi in un'atmosfera di spiritualità e cultura, apprezzando un monumento che ha attraversato i secoli senza mai perdere la sua bellezza e il suo significato.

Chiese e santuari in Abruzzo
La provincia dell’Aquila, immersa nel cuore dell’Abruzzo, è un territorio ricco di storia e spiritualità, dove chiese e santuari raccontano secoli di fede e tradizioni.
Tra i paesaggi montuosi del Gran Sasso e della Majella, sorgono luoghi di culto che custodiscono tesori artistici e culturali, attirando pellegrini e visitatori da ogni parte del mondo. L’Aquila stessa, capoluogo della provincia, vanta edifici religiosi di grande rilievo. La Basilica di Santa Maria di Collemaggio è un capolavoro del gotico abruzzese, famosa per la sua facciata policroma...
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