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Le grotte in Abruzzo: Grotta di Placido da Roio a Fossa (Aq) - Info Point Regione Abruzzo

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Le grotte in Abruzzo: Grotta di Placido da Roio a Fossa (Aq)

Le meraviglie > Grotte in Abruzzo
Scoprire i tesori nascosti, i luoghi affascinanti e le meraviglie naturali dell'Abruzzo

La Grotta di Placido da Roio si trova in una posizione solitaria e impervia, sulle pareti del Monte Circolo, nei pressi di Fossa, un piccolo paese della provincia aquilana. L’ingresso alla grotta è nascosto e difficile da individuare, tanto che non è visibile né dal paese né dalla base della montagna. È situata a una notevole altezza, raggiungibile solo percorrendo un canalino erboso che porta alla sua bocca. L'accesso è stato parzialmente ostruito negli ultimi anni a causa di un crollo, ma l'atmosfera rimane quella di un luogo lontano e isolato, che ha mantenuto inalterata la sua sacralità nel tempo. All'interno della grotta, le pareti sono rettilinee e alte circa cinque metri. Sul lato destro, si possono osservare segni di scalpello, nicchie e una canaletta che veniva utilizzata per raccogliere l'acqua piovana. Questi segni sono il frutto di un utilizzo umano antico, legato alla vita eremitica del Beato Placido da Roio, che decise di ritirarsi in questo luogo per dedicarsi completamente alla preghiera. La grotta si rivela così un luogo di meditazione e spiritualità, dove Placido visse in solitudine per dodici anni, cercando di avvicinarsi a Dio lontano dalle distrazioni del mondo. Placido da Roio nacque a Roio, nei pressi de L'Aquila, nella seconda metà del XIII secolo. Dopo un pellegrinaggio a San Giacomo di Compostela, e un lungo periodo di malattia che lo costrinse a rimanere disteso per circa cinque anni, decise di ritirarsi sui monti del Gran Sasso. Lì trovò rifugio nella grotta del Monte Circolo, dove visse come eremita. Durante questi anni di solitudine, la sua fama di santità crebbe, attirando numerosi seguaci. Quando la sua vita divenne nota, il conte Berardo di Ocre lo invitò a fondare un monastero in un luogo più facilmente accessibile, dando così vita al Monastero di San Spirito in Pretola. La tradizione racconta che Placido, dopo aver trascorso vent'anni a guidare la comunità del monastero, avvertì la morte imminente. Chiamò a sé l’abate Ruggero di Casanuova per confessarsi e per rendere formale l'aggregazione del monastero all'Ordine Cistercense. Placido morì il 13 giugno 1248, ma la sua figura continuò a vivere attraverso la comunità che aveva fondato. Oggi, la Grotta di Placido da Roio rimane un luogo di spiritualità e riflessione, che conserva il ricordo di un uomo che dedicò la sua vita alla preghiera e alla contemplazione in un angolo solitario del Gran Sasso.Le Grotte e le cavità naturali in Abruzzo:
Grotta di Placido da Roio a Fossa (Aq). La grotta di Placido da Roio si trova fuori il paese di Fossa in un luogo pressoché inaccessibile sulle pareti del Monte Circolo, di fronte al castello di Ocre, alla sommità di un rapidissimo canalino erboso. L’ingresso alla grotta, non visibile né dal paese né dalla base della montagna, si distingue solo dal versante opposto, anche se recentemente è stato parzialmente ostruito dal crollo della parete sovrastante. L’interno della grotta presenta pareti rettilinee con lati di circa 5 metri; sul lato destro della cavità vi sono segni di scalpello, due nicchie e una specie di canaletta per la raccolta dell’acqua piovana. Il Beato Placido nacque a Roio nella seconda metà del XIII secolo. Da giovane si recò in pellegrinaggio a San Giacomo di Compostela e al ritorno si ammalò restando disteso ed immobile per circa cinque anni. Guarito riprese il pellegrinaggio e si ritirò a vita eremitica sul Gran Sasso. In seguito visitò il monastero di San Niccolò e quello di San Salvatore a Fano ma, tornato nella zona nativa, si ritirò nell’impervia grotta del Monte Circolo dove rimase per 12 anni. Secondo la tradizione fu in seguito alla morte del sacerdote Simeone che Placido, caduto nel precipizio mentre si recava a visitarlo, decise di lasciare l’eremo e di costruire, su invito del conte Berardo di Ocre, una chiesa ed un monastero in una località che fosse più facilmente raggiungibile dai sempre più numerosi seguaci. Realizzò così, in località Pretola, un monastero dedicato al Santo Spirito e aggregato all’ordine cistercense, nel quale visse sino alla morte avvenuta nel 1248. Il Beato Placido e la Badia: “Su l’estremo lembo orientale di quell’altissima rupe scaglionata, detta Circolo, tra il verde opimo dei boschi, a l’altezza di m. 850, s’innalza la Badia di S. Spirito di Ocre. Essa ci riflette la celestiale visione di un’anima, tutta la storia di un cuore che visse solo per Iddio. Circa il 1170 viveva in Roio (paesello distante da Aquila circa 7 Km) un giovanetto di nome Placido. Poverissimo ma ricchissimo d’ogni cristiana virtù, divideva con i suoi compagni di sventura il misero e scarno pane quotidiano. Vestito di ruvido sacco e cinto d’aspro cilicio, peregrinò a San Giacomo di Compostiera, a tutti i santuari della Vergine, lasciando ovunque il soave odore di sua santità. Fatto ritorno in patria, si recò da un romito che se ne viveva in un orrido speco sul monte Corno ed insieme a lui si diede con ogni fervore a l’Orazione. Da questa solitudine – correva l’anno 1208 – egli passò a ricoverarsi in una grotta della montagna di Ocre, detta oggi Grotta del Beato, ove per anni accrebbe di nuove asprezze il suo già rigido tenor di vita… A frotte accorevan le genti dai vicini paesi, attratte dalla fama di sua santità, e tutti se ne tornavano consolati nello spirito, vinti da la sua umiltà. Tra questi fu il Conte Berardo di Ocre, signore per quanto illustre, altrettanto pio, il quale, col pieno consenso di Realda de Ocra, sua degna consorte, donò solennemente al nostro Placido quel luogo che si chiamava Pretola… Ben presto il Monastero si popolò d’anime elette, ché molti accorsero da ogni parte a Placido, che qual padre li abbracciò, sottoponendoli, con l’assenso di Tommaso, vescovo di Forcona, a la Regola Cistercense. Dopo avere, per circa 20 anni, retto quella Comunità religiosa, di tutte le virtù fiorente, sentendosi il servo di Dio vicino alla morte, fece subito chiamare a sé Ruggero, Abate di Casanuova. Questi, sentitane la confessione, volle consolarlo con l’erigere formalmente quel Monastero in Badia dell’Ordine Cistercense, prendendo la famiglia che vi esisteva sotto il suo dominio, la sua tutela e custodia. Fu allora , il 13 giugno 1248, che Placido rese lieto la sua bell’anima a Dio”. Grotta di Placido da Roio a Fossa (Aq)

La Grotta di Placido da Roio si trova in una posizione difficile da raggiungere, sulle pareti del Monte Circolo, a poca distanza dal paese di Fossa. Questo luogo impervio, che si erge di fronte al castello di Ocre, è caratterizzato da un rapido canalino erboso che conduce all'ingresso della grotta. L’ingresso stesso non è facilmente visibile, neppure dal paese o dalla base della montagna, ma si distingue solo dal versante opposto, sebbene negli ultimi anni sia stato parzialmente ostruito a causa di un crollo della parete sovrastante. Nonostante la difficoltà di accesso, la grotta conserva il suo fascino incontaminato.
L’interno della grotta è composto da pareti rettilinee con un’altezza di circa cinque metri. Sul lato destro della cavità sono presenti segni di scalpello, due nicchie e una canaletta per la raccolta dell’acqua piovana, che testimoniano l’utilizzo umano del sito in tempi passati. La grotta prende il nome dal Beato Placido, un eremita che vi si ritirò per vivere una vita di solitudine e preghiera. Nacque a Roio nella seconda metà del XIII secolo, e dopo un lungo pellegrinaggio a San Giacomo di Compostela, che lo vide malato per anni, decise di ritirarsi sui monti del Gran Sasso, dove visse in totale isolamento.
La vita di Placido fu segnata da una devozione profonda, e secondo la tradizione, fu proprio la sua esperienza di vita eremitica che attirò numerosi seguaci. Nel corso dei suoi anni di ritiro nella grotta del Monte Circolo, che durò circa 12 anni, la sua fama di santità crebbe, tanto che il conte Berardo di Ocre lo invitò a fondare un monastero in un luogo più accessibile. Placido, lasciata la grotta, fondò il Monastero di San Spirito in Pretola, che fu aggregato all'Ordine Cistercense. Durante la sua vita, il monastero divenne un punto di riferimento per molti, e il Beato Placido continuò ad essere un esempio di fede e umiltà.
La storia di Placido da Roio e della sua grotta è ancora oggi ricordata con reverenza, e la tradizione narra che il Beato, dopo aver trascorso anni nel monastero, sentendo vicino il momento della sua morte, convocò l’abate Ruggero di Casanuova per prepararsi alla sua dipartita. Placido morì il 13 giugno 1248, e la sua figura è diventata simbolo di devozione e di spirito ascetico. La grotta, oggi luogo di interesse storico e spirituale, continua a evocare la profondità della sua vita eremitica, mantenendo viva la memoria di un uomo che ha scelto il silenzio e la solitudine per dedicarsi completamente alla fede.
L'enogastronomia abruzzese è un viaggio tra sapori autentici e tradizioni antiche, una sintesi perfetta di mare e montagna che racconta l'anima profonda della regione. Qui, ogni piatto e ogni vino riflettono l'essenza di un territorio generoso, dove la natura incontaminata e la cultura locale si intrecciano per creare un patrimonio culinario unico. In Abruzzo, il cibo non è solo nutrimento, ma una forma di espressione, un legame con le stagioni e con le radici storiche delle comunità. Dai borghi montani alle località costiere, la cucina si distingue per la semplicità e la genuinità degli ingredienti, spesso prodotti artigianalmente. Le ricette, tramandate di generazione in generazione, portano con sé gesti e sapori che parlano di tempi lontani. La terra abruzzese è nota per prodotti straordinari che vanno dall’oro rosso dello zafferano di Navelli ai tartufi profumati delle montagne. I formaggi di pecora, come il pecorino e la ricotta affumicata, raccontano la maestria dei pastori, mentre la pasta fatta a mano, come i celebri maccheroni alla chitarra, celebra l’arte e la pazienza delle cuoche abruzzesi. Il vino gioca un ruolo fondamentale in questo racconto di gusto. Il Montepulciano d'Abruzzo, robusto e avvolgente, è una delle etichette più amate e apprezzate a livello internazionale, affiancato dal delicato Trebbiano d'Abruzzo. Ogni bicchiere racchiude il carattere di queste colline baciate dal sole, dove i vigneti prosperano tra la brezza del mare e l’aria fresca dei monti. Ma l’enogastronomia abruzzese è anche convivialità, un rito che si consuma attorno a una tavola ricca di sapori e storie. Ogni assaggio è un incontro con una cultura che rispetta la natura e valorizza la tradizione, rivelando un equilibrio perfetto tra semplicità e raffinatezza. È un’esperienza che va oltre il palato, coinvolgendo i sensi e lasciando un ricordo indelebile, un legame profondo con una terra che sa come regalare emozioni.
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L'Enogastronomia. La cucina abruzzese è la tradizionale cucina dell'Abruzzo; essa è molto vasta ed è originaria dalle tradizioni sia pastorali delle zone interne montane che marinare della zona costiera; tra gli alimenti più utilizzati troviamo: il pane, la pasta, la carne, i formaggi e il vino. L'isolamento che per decenni ha caratterizzato la regione ha fatto sì che quest'ultima mantenesse un'arte culinaria viva ed indipendente. Tra i prodotti abruzzesi che sono entrati nell'immaginario collettivo di tutto il mondo troviamo i classici confetti tipici della città di Sulmona, lo zafferano coltivato principalmente nell'altopiano di Navelli, gli arrosticini di pecora, gli spaghetti alla chitarra e il prestigioso vino Montepulciano d'Abruzzo. Altri prodotti...

L’artigianato abruzzese rappresenta una straordinaria testimonianza della tradizione e dell’ingegno della regione, un legame profondo tra passato e presente. Ogni angolo dell’Abruzzo racconta storie attraverso opere d’arte create da mani esperte che hanno saputo conservare tecniche e saperi antichi. Uno degli ambiti più celebri è la lavorazione della ceramica. Tra i centri più importanti spicca Castelli, rinomata in tutto il mondo per le sue maioliche decorate a mano con motivi floreali, geometrici e scene di vita quotidiana. Gli artigiani locali continuano a utilizzare metodi tramandati di generazione in generazione, valorizzando colori e disegni che rispecchiano il territorio e la sua cultura. Di grande pregio è anche l’arte della lavorazione del ferro battuto, tipica delle aree montane. Fabbri esperti modellano a caldo cancelli, lampade e altri oggetti, dando vita a opere di straordinaria bellezza e resistenza. Questa tradizione, radicata nella vita rurale, trova il suo apice in laboratori che combinano creatività e funzionalità. Un altro settore emblematico è quello della tessitura. La produzione di merletti e ricami, soprattutto quelli di Pescocostanzo, si distingue per l’eleganza e la finezza dei dettagli. I famosi merletti al tombolo rappresentano una delle forme d’arte più delicate e raffinate, simbolo della pazienza e della maestria delle artigiane abruzzesi. Anche il legno è un materiale protagonista nell’artigianato regionale. Gli ebanisti abruzzesi si dedicano alla creazione di mobili e oggetti decorativi, molti dei quali presentano intagli che richiamano motivi religiosi o naturali. Inoltre, l’arte della scultura del legno è strettamente legata alle tradizioni religiose, con la realizzazione di statue sacre e presepi. Di notevole interesse è l’oreficeria, un’attività che affonda le sue radici nel Medioevo. L'Abruzzo vanta gioielli di rara bellezza, come la "Presentosa", un ciondolo femminile di antica tradizione, simbolo di amore e augurio. Le tecniche di lavorazione, come l’incastonatura e la filigrana, mostrano un’altissima competenza tecnica e artistica. L’artigianato abruzzese, dunque, non è solo un insieme di abilità manuali, ma anche un’espressione di identità culturale. Attraverso i materiali, i disegni e le tecniche, gli artigiani raccontano la storia e l’anima di una terra unica, in cui passato e presente si fondono per dare vita a opere di inestimabile valore.
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L'Artigianato in Abruzzo. L’artigianato abruzzese rappresenta una delle espressioni più autentiche della cultura e delle tradizioni locali, tramandate di generazione in generazione. Tra le lavorazioni più celebri spiccano quelle della ceramica e della maiolica, con il borgo di Castelli che vanta una fama internazionale per i suoi manufatti decorati con motivi floreali, religiosi e geometrici. Ugualmente significativa è la tradizione orafa, con la creazione di gioielli come la presentosa, simbolo dell’Abruzzo, e di raffinati monili in filigrana, prodotti in centri come Sulmona e Scanno. La tessitura e il merletto trovano la loro massima espressione nei pregiati tomboli di Pescocostanzo e negli arazzi realizzati con telai tradizionali nei piccoli borghi montani...
Sciare in Abruzzo significa immergersi in panorami mozzafiato, tra montagne maestose e borghi pittoreschi che aggiungono fascino a una giornata trascorsa sulla neve. Questa regione offre un’esperienza unica, grazie a un territorio che alterna cime innevate a spazi naturali intatti, creando l’ambiente ideale per gli appassionati degli sport invernali. L’Appennino abruzzese, con le sue cime imponenti, accoglie numerose stazioni sciistiche ben attrezzate e in grado di soddisfare le esigenze di sciatori di ogni livello. Le piste si snodano tra pendii soleggiati, boschi secolari e paesaggi aperti, garantendo una combinazione perfetta tra sport e natura. Oltre allo sci alpino, la regione è anche un paradiso per il freeride e lo snowboard, con percorsi studiati appositamente per gli amanti delle discese più adrenaliniche. Non manca poi la possibilità di praticare lo sci di fondo, un’attività che consente di esplorare in tranquillità l’Abruzzo innevato. Tra altopiani incantati e vallate suggestive, questa disciplina permette di vivere la montagna in un modo diverso, silenzioso e contemplativo. Anche le famiglie trovano opzioni ideali, con aree dedicate ai bambini e percorsi più facili pensati per i principianti. La neve abruzzese diventa così il pretesto perfetto per scoprire una terra ricca di autenticità, dove i paesaggi innevati si fondono con l’atmosfera calda e accogliente dei borghi montani. Après-ski nei rifugi, sapori tipici e tradizioni locali completano l’esperienza, regalando momenti di relax e convivialità in un contesto che non smette mai di stupire. Sciare in Abruzzo non è solo uno sport, ma un viaggio tra natura, cultura e avventura.
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Sciare in Abruzzo. L’Abruzzo è terra di montagne e di sciatori. È sufficiente spaziare con lo sguardo lungo l'orizzonte, in qualsiasi angolo della regione ci si trovi, per incontrare filari di cime che, allineate come soldatini di piombo, svettano verso il cielo. Sono i massicci della Majella, del Gran Sasso, della Laga, del gruppo Sirente-Velino, solo per citare i più grandi e noti. Un fantastico mondo di alta quota che costituisce il più formidabile complesso montano dell’Appennino (con caratteristiche a volte alpine), collocato strategicamente nel centro dell’Italia e del Mediterraneo. Grandi complessi montuosi, caratterizzati da un forte e duraturo innevamento, attrezzati con stazioni ed impianti turistici numerosi e qualificati...


Il mare d'Abruzzo offre un'esperienza indimenticabile, fatta di acque cristalline, spiagge variegate e panorami che raccontano la bellezza selvaggia e incontaminata della natura. La costa abruzzese, che si estende per oltre 130 chilometri, accoglie chi cerca relax, avventura o la scoperta di angoli nascosti dove il tempo sembra essersi fermato. Le spiagge si alternano tra ampi arenili sabbiosi e tratti rocciosi, ognuno con un fascino unico. Le dolci colline che degradano verso il mare creano scenari pittoreschi, arricchiti dalla presenza di caratteristici trabocchi, antiche macchine da pesca in legno che sembrano sospese tra cielo e acqua. Questi monumenti alla tradizione marinara raccontano un passato fatto di dedizione e rispetto per il mare, ancora oggi visibile nello stile di vita delle comunità costiere. Il mare d'Abruzzo è anche una promessa di divertimento e benessere. Le acque limpide sono ideali per nuotate rinfrescanti e sport acquatici, come il kayak, il windsurf e le immersioni, che rivelano la ricca vita marina dei fondali. Passeggiate lungo i lungomari regalano momenti di quiete, mentre i piccoli porti e le antiche torri costiere narrano storie di un rapporto secolare tra terra e mare. Lungo questa costa, l’esperienza balneare si intreccia con una gastronomia profondamente legata al territorio. I sapori del mare si trasformano in piatti unici, come il celebre brodetto di pesce, che celebra la freschezza e la genuinità degli ingredienti locali. Tra un tuffo e l’altro, è possibile immergersi anche nella cultura, visitando borghi storici affacciati sul mare, dove l’ospitalità abruzzese si manifesta in tutta la sua autenticità. Il mare d'Abruzzo non è solo una destinazione, ma un invito a scoprire un modo di vivere che unisce natura, tradizione e emozioni. Ogni ondeggiare delle acque e ogni tramonto sulla costa lasciano un segno nel cuore, raccontando la storia di un territorio unico, che sa come abbracciare i suoi visitatori con tutta la forza e la bellezza della sua anima.
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Il mare d'Abruzzo. Dal Tronto a Francavilla al Mare, a sud di Pescara, la costa è una uniforme, regolare e dorata fascia di soffice arenile, larga e accogliente; dalla foce del fiume Foro, a sud di Francavilla, la linea costiera diviene invece alta, portuosa, con scogliere, calette e lunghi tratti di spiaggia a ciottoli, per poi riaprirsi ai larghi arenili solo nel Vastese, al confine col Molise. Il tratto caratteristico di questo paesaggio marino è dunque la varietà, con ambienti e paesaggi per tutti i gusti. Questa particolare bivalenza della riviera, e la stessa conformazione geografica dell’Abruzzo collinare, creano un comprensorio turistico unico nel suo genere che può vantare caratteristiche davvero esclusive: una costa che diventa porta d’accesso all’intero territorio...

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