Eremi in Abruzzo: Tombe rupestri di San Liberatore a Maiella (Serramonacesca) in Provincia di Pescara
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Gli Eremi in Abruzzo – Provincia di Pescara

(Serramonacesca)
Le tombe rupestri di San Liberatore a Maiella, situate nel territorio di Serramonacesca, rappresentano uno straordinario esempio di sepoltura altomedievale, strettamente legato alla spiritualità e alla vita monastica della zona. Questo complesso funerario si trova nelle immediate vicinanze dell’abbazia di San Liberatore a Maiella, una delle più antiche della regione, ed è immerso in un ambiente naturale di grande suggestione, caratterizzato da pareti rocciose e vegetazione rigogliosa. Le tombe, scavate direttamente nella roccia calcarea, testimoniano la continuità di pratiche funerarie che uniscono tradizione pagana e cristiana.
L’origine delle tombe rupestri risale probabilmente tra il VI e l’VIII secolo, quando il cristianesimo si diffuse nelle aree rurali e montane dell’Abruzzo. Questo tipo di sepoltura era praticato soprattutto nei contesti monastici, dove la semplicità e il legame con la terra riflettevano i principi di povertà e umiltà propri della spiritualità benedettina. Le tombe, generalmente di forma rettangolare o antropomorfa, erano destinate ai monaci e ai fedeli che vivevano o lavoravano intorno all’abbazia. Alcune di esse presentano tracce di incisioni e simboli cristiani, come croci o monogrammi, che sottolineano la sacralità del luogo.
Con il passare dei secoli, il complesso funerario perse la sua funzione originale, soprattutto con il declino del monachesimo benedettino e il cambiamento delle pratiche funerarie. Tuttavia, le tombe rupestri non furono mai completamente dimenticate. Le comunità locali continuarono a custodire la memoria del sito, legandolo a leggende e tradizioni popolari che ne rafforzavano il carattere sacro. L’area circostante, con la sua vicinanza al fiume Alento e la presenza di sentieri naturali, mantenne un’aura di spiritualità che attirava pellegrini e visitatori.
Oggi, le tombe rupestri di San Liberatore a Maiella sono un’importante testimonianza del patrimonio storico e religioso dell’Abruzzo. Inserite in un contesto di grande valore paesaggistico, queste sepolture rappresentano una tappa significativa per chi visita l’abbazia e il complesso rupestre circostante. Le tombe offrono non solo un affascinante sguardo sulle antiche pratiche funerarie, ma anche un invito a riflettere sulla relazione tra uomo, fede e natura, che ha caratterizzato per secoli la vita spirituale della Majella.
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Gli Eremi in Provincia dell'Aquila: Grotta Sant'Angelo (Balsorano), Grotta Sant'Angelo (Carsoli), Eremo di Sant'Antonio (Pescocostanzo), Eremo di San Domenico (Villalago), Eremo di Sant'Egidio (Scanno), Eremo di San Germano (Pacentro), Eremo della Madonna di Coccia (Campo di Giove), Eremo di Santa Maria del Caùto (Morino), Eremo di Santa Maria della Ritornata (Civita d’Antino), Eremo di San Michele Arcangelo (Pescocostanzo), Eremo di Sant'Onofrio al Morrone (Sulmona), Eremo di San Venanzio (Raiano), Eremo del Beato Vincenzo (L’Aquila). | ||||
Gli Eremi in Provincia di Chieti: Grotta Sant'Angelo (Lama dei Peligni), Grotta Sant'Angelo (Palombaro), Eremo della Madonna dell'Altare (Palena). | ||||
Gli Eremi in Provincia di Pescara: Grotta Sant'Angelo (Lettomanoppello), Eremo di San Bartolomeo in Legio (Roccamorice), Eremo di San Giovanni all'Orfento (Caramanico Terme), Complesso rupestre di San Liberatore a Maiella (Serramonacesca), Tombe rupestri di San Liberatore a Majella (Serramonacesca), Eremo di Sant'Onofrio (Serramonacesca), Eremo di Sant'Onofrio all'Orfento (Caramanico Terme), Eremo di Santo Spirito a Maiella (Roccamorice). | ||||
Gli Eremi in Provincia di Teramo: Eremo dell'Annunziata (Fano Adriano), Eremo di San Nicola (Isola del Gran Sasso d'Italia), Eremo di Santa Maria Scalena o Scalelle (Civitella del Tronto). | ||||
![]() Non si può dire di aver veramente visto l’Abruzzo, ma soprattutto di averlo “capito”, senza entrare almeno una volta in contatto con l’aspetto più rappresentativo della sua cultura e, inseparabilmente, del suo territorio: i suoi eremi. Nessun modo, infatti, è tanto viscerale, istintivo ed immediato per comprendere il ruolo grandioso che la natura, anche e proprio in quanto “divinità”, ha avuto nel formare il profilo spirituale della regione, come visitare uno, anche uno solo, degli innumerevoli eremi che costellano le montagne abruzzesi. Ciò che sbalordisce anche il più distratto e insensibile dei visitatori, infatti, è il senso di autentica fede cristiana che si mescola in modo palpabile al più ancestrale paganesimo: un misto inestricabile di adorazione di Dio e di adorazione della natura. Non a caso, gli archeologi hanno provato che molti degli eremi d’Abruzzo sono luoghi sacri ininterrottamente da decine di migliaia di anni, e che i culti delle varie religioni vi si sono semplicemente “succeduti”, come gli inquilini in un appartamento. Concentrati soprattutto sulla Majella, la “montagna madre” degli abruzzesi, seminascosti dai boschi e dalle rocce, oppure all’interno di caverne cariche di mistero, gli eremi e le chiese rupestri d’Abruzzo sono oltre cento. L’effetto d’insieme è di straordinaria bellezza e suggestione: splendidi e delicati come le orchidee selvatiche che vi fioriscono intorno, gli eremi d’Abruzzo sbocciano improvvisi agli occhi del visitatore con immagini di perfetta, ascetica serenità, nel silenzio della natura più intatta. La loro visita è inoltre occasione per bellissime e non impegnative passeggiate nella natura e nel paesaggio abruzzesi: per quanto isolati, infatti, sono sempre facilmente raggiungibili (i continui pellegrinaggi di cui sono meta vi portano regolarmente anche anziani di ogni età). Lo testimoniano l’eremo di S. Onofrio di Serramonacesca, sotto l’enorme rupe nel cuore del bosco, con stretti cunicoli che si addentrano nella roccia; quello di Celestino V, sul Morrone, che, incastonato come un nido d’aquila su una immane parete rocciosa, domina la valle Peligna; l’eremo di S. Bartolomeo di Legio, mimeticamente connaturato alla parete di un selvaggio vallone nei pressi di Roccamorice; l’eremo di S. Franco sul Gran Sasso, con le sue acque miracolose, o quello di S. Venanzio, nelle gole dell’Aterno, con le pietre miracolose; o ancora l’enorme e impressionante grotta S. Angelo di Balsorano, ardente di mille e mille candele. |


Un grande museo all’aperto
Noto in tutto il mondo per la sua natura, l’Abruzzo espone, come un grande museo all’aperto senza orari né mura, opere d’arte e monumenti nel suo peculiare e intatto paesaggio. Accanto a luoghi celeberrimi come la rocca di Calascio, lo straordinario centro storico di Pescocostanzo, il Museo Archeologico Nazionale di Chieti, il poderoso castello cinquecentesco dell’Aquila, emozionano il viaggiatore decine e decine di meraviglie meno note, sparse in ogni angolo della regione. I restauri di chiese e castelli, la sistemazione e la valorizzazione dei siti...

Abruzzo, la regione più verde d’Europa
In Abruzzo la natura è una risorsa protetta. Con un terzo del proprio territorio destinato a parchi, la regione non solo esprime un primato culturale e civile nella protezione dell’ambiente, ma si colloca come maggiore area naturalistica d’Europa, vero cuore verde del Mediterraneo.
La funzione che l’Abruzzo dei Parchi svolge a livello nazionale e internazionale nella conservazione dell’ambiente e della biodiversità è difficilmente sottovalutabile, se si pensa che la regione custodisce un grandissimo numero di specie animali e vegetali.

L’Abruzzo montano
Con numerosi centri sciistici con impianti di avanguardia, comprende i maggiori massicci dell’Appennino (il Gran Sasso d’Italia e la Majella), numerosi rilievi che raggiungono anch’essi notevole altitudine e altipiani intervallati dalle conche dell’Aquila e di Sulmona, mentre verso il confine con il Lazio si stende la fertile conca del Fucino, risultante dal prosciugamento del lago omonimo portato a termine dal Duca Alessandro Torlonia nel 1875, opera grandiosa, che peraltro era stata più volte programmata fin dall’epoca dell’impero Romano.

L'Enogastronomia
Una cucina, quella abruzzese, che ha molte anime, per la varietà del territorio e delle culture che in essa convivono. C’è l’evoluzione della cucina agropastorale, quella dei contadini e dei pastori “poveri” delle zone montane e pedemontane, fatta di piatti semplici e saporiti, di carni ovine, zuppe e minestre, formaggi ed erbe aromatiche e quella “colta e borghese” di Teramo, capace di valorizzare sapori primari con preparazioni più complesse: timballo di scrippelle, le “mazzarelle” e le “virtù”.
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