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Itinerari del Gusto in Abruzzo - Info Point Regione Abruzzo

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Itinerari del Gusto in Abruzzo

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Itinerari del Gusto in Abruzzo
Un itinerario tra mare, verdeggianti colline e il fascino della ‘Majella madre’. Da Francavilla al Mare, poco a sud di Pescara, si sale verso S. Martino sulla Marrucina (regno di uno dei più conosciuti e apprezzati viticoltori), Guardiagrele (i suoi tesori artistici e la straordinaria cucina) e i piccoli borghi addossati alla Majella, nel cuore del Parco (tra cui Fara San Martino, la capitale abruzzese della pasta). Si scende poi, deviando verso sud, verso Lanciano e la bella città di Vasto, affacciata sul mare (nella sezione “Eventi” i dettagli sulla settimana dedicata al famoso brodetto di pesce alla vastese) passando per le splendide terre da vino, olio e cereali delle colline e dei piani intorno a Casoli. Da Vasto si risale lungo la S.S. 16 adriatica lungo la costa dei trabocchi – le ‘macchine’ da pesca come ragnatele sul mare, sostenute ed assicurate attraverso un sistema di funi, fili metallici, assi e pali legati, chiodati e bullonati -. Rocca San Giovanni, Fossacesia, (qui c’è una delle aziende olivicole più conosciute e dinamiche) San Vito Chietino, Ortona: queste alcune delle località che incontrerete risalendo la costa e imbattendovi in tante trattorie e ristoranti dove assaggiare la straordinaria, semplice bontà dei piatti della cucina marinara di questo tratto di costa. A Ortona ci si può fermare presso l’Enoteca Regionale d’Abruzzo (vedi sezione “Da visitare”) per assaggiare, guidati da esperti sommeliers, il meglio della produzione enologica regionale.
Adriatico sud: dalla Costa dei Trabocchi al Parco della Majella
Un viaggio del gusto nell’Abruzzo meridionale è un percorso che unisce il blu dell’Adriatico, il verde delle colline e l’austera bellezza della Majella madre. Da Francavilla al Mare, poco a sud di Pescara, l’itinerario risale verso l’entroterra toccando San Martino sulla Marrucina, patria di alcuni tra i più rinomati viticoltori della regione. Proseguendo si arriva a Guardiagrele, scrigno di tesori d’arte e di una cucina tradizionale tra le più apprezzate dell’Abruzzo. Da qui si entra nel cuore del Parco Nazionale della Majella, dove piccoli borghi incastonati nella roccia raccontano una storia antica fatta di pastorizia, artigianato e sapori autentici. Tra questi spicca Fara San Martino, celebre capitale abruzzese della pasta, circondata da un paesaggio di vallate, sorgenti e maestose gole montane che rendono unica l’esperienza di viaggio.
Dalle montagne si torna verso il mare puntando a sud, attraversando le terre generose di Casoli, dove vigneti, uliveti e campi di cereali disegnano un mosaico agricolo di grande fascino. Si raggiungono Lanciano e poi la città di Vasto, affacciata su un tratto di costa luminoso e ricco di tradizioni gastronomiche, tra cui il celebre brodetto alla vastese, celebrato ogni anno con una settimana di eventi dedicati. Da qui, risalendo lungo la storica S.S. 16, si percorre la suggestiva Costa dei Trabocchi, dove le antiche macchine da pesca si protendono sull’acqua come leggere architetture sospese. Rocca San Giovanni, Fossacesia, San Vito Chietino e Ortona costellano questo tratto costiero con trattorie e ristoranti dove gustare la cucina marinara nella sua forma più autentica e semplice. A Ortona, una sosta all’Enoteca Regionale d’Abruzzo permette di approfondire la conoscenza dei vini locali grazie alle degustazioni guidate da esperti sommelier, concludendo il viaggio con un’intensa esperienza sensoriale.
Pescara, moderna e dinamica città affacciata sull’Adriatico, è un fiorire di locali che propongono cucina tradizionale. Ma nella “Pescara vecchia”, quella di D’Annunzio e Flaiano, ci sono anche pub, birrerie, librerie, musei e centri di cultura e di aggregazione. Insomma, ce n’è per tutti i gusti e per tutti i palati (e per tirare tardi la notte, specie d’estate). Poi, vale la pena di proseguire verso il “triangolo d’oro” dell’olio (Moscufo, Pianella, Loreto Aprutino). Qui, e nei borghi vicini, a due passi dal mare, è un fiorire di agriturismi spesso affiancati ad una attività olivicola di gran qualità. Da non perdere lungo tutto l’itinerario, i prelibati arrosticini di carne ovina. Si prosegue poi verso il versante est del Gran Sasso (Farindola, Civitella Casanova) lungo bellissime strade che costeggiano prima uliveti e vigneti e poi i boschi che preannunciano l’aspro e affascinante paesaggio montano. Superato il valico di Forca di Penne si scende verso l’Alto Tirino. Qui non si possono perdere i piatti a base di gamberi abbinati ai vini di una delle più promettenti sottozone quasi “montane” ed è d’obbligo una visita alla chiesa di San Pietro ad Oratorium e al Castello di Capestrano. Direzione Bussi-Popoli si torna verso Pescara, non prima –all’altezza di Scafa– di una piccola deviazione verso la verdeggiante natura selvaggia in cui è immersa Caramanico Terme, famosissimo centro termale. Ritornando verso Pescara merita la sosta l’Abbazia di San Clemente a Casauria, nel comune di Castiglione a Casauria.
Olio, parrozzo e movida: Pescara e le sue colline
Pescara, moderna e vivace città affacciata sull’Adriatico, accoglie i visitatori con un ricco panorama gastronomico fatto di ristoranti, osterie e locali che reinterpretano la tradizione abruzzese. Nel quartiere della Pescara vecchia, tra le vie amate da D’Annunzio e Flaiano, si incontrano pub storici, birrerie artigianali, librerie, musei e spazi culturali che animano la città fino a tarda notte, soprattutto durante l’estate. Da questo cuore pulsante vale la pena di spingersi verso le colline occidentali, dove si trova il celebre “triangolo d’oro” dell’olio — Moscufo, Pianella e Loreto Aprutino — un territorio punteggiato da antichi frantoi e agriturismi immersi tra uliveti di pregio. Qui la qualità dell’olio extravergine è protagonista assoluta, così come lo sono i sapori autentici offerti dalle cucine rurali, tra cui i rinomati arrosticini di carne ovina, immancabili in ogni tappa del percorso.
Proseguendo verso il versante orientale del Gran Sasso, le strade serpeggiano tra vigneti, oliveti e boschi che anticipano lo scenario montano, raggiungendo borghi come Farindola e Civitella Casanova, celebri per tradizioni culinarie radicate e panorami suggestivi. Dopo aver superato il valico di Forca di Penne si scende nella valle dell’Alto Tirino, dove le acque limpide del fiume danno vita a specialità uniche come i piatti a base di gamberi di fiume, perfetti in abbinamento ai vini di una delle sottozone più promettenti dell’enologia abruzzese. Questo tratto di itinerario è arricchito da tesori storico-artistici come la chiesa di San Pietro ad Oratorium e il Castello Piccolomini di Capestrano. Rientrando verso Pescara, la strada suggerisce una deviazione a Scafa per raggiungere Caramanico Terme, immersa in un paesaggio naturale rigoglioso e celebre per le sue acque termali. Prima di tornare sulla costa, una sosta all’Abbazia di San Clemente a Casauria, nel territorio di Castiglione a Casauria, completa il viaggio con una delle testimonianze più affascinanti dell’architettura medievale abruzzese.
La Torre di Cerrano, il più imponente dei fortilizi costieri sulla costa a nord di Pescara, è il simbolo dell’area marina protetta di recente istituzione. Qui, tra Silvi, Pineto e Roseto, moltissimi buoni ristoranti per una schietta e saporita cucina marinara. Si prosegue, poi, piegando verso l’interno in direzione di Atri e della sua cattedrale (e del buonissimo pecorino) raggiungendo la Val Vomano passando per Canzano (rinomato il tacchino alla canzanese). Si risale la Val Vomano passando per Montorio lungo la “Strada Maestra” la statale che collega i due versanti del Gran Sasso ora –dopo il traforo autostradale- panoramico serpentone d’asfalto tra boschi e paesaggi incantevoli. Isola del Gran Sasso, Castelli (una tradizione unica le ceramiche), il lago di Campotosto (con le sue famose ‘mortadelle’ artigianali), le possibili deviazioni. Da Montorio al Vomano, poi, proseguendo lungo la panoramica si scende verso Teramo e la sua straordinaria tradizione culinaria (mazzarelle, scrippelle ‘mbusse). Lungo la strada incontrate la breve deviazione per Civitella del Tronto, la città della bellissima fortezza borbonica (e della buonissima pasta casalinga conosciuta come “ceppe”) da dove si gode un panorama mozzafiato: dai monti della Laga al Gran Sasso al mare. È tempo di perdersi tra i boschi dell’appennino teramano (funghi, tartufi) tra Valle Castellana, Rocca S. Maria e Corfinio prima di tornare verso Teramo.
Adriatico nord e Appennino teramano: dal parco marino al cuore del Gran Sasso
L’itinerario del gusto lungo l’Adriatico settentrionale abruzzese prende avvio dalla Torre di Cerrano, antico fortilizio costiero e simbolo dell’area marina protetta tra Silvi, Pineto e Roseto degli Abruzzi. In questo tratto di litorale, la cucina marinara trova alcune delle sue espressioni più autentiche, con ristoranti e trattorie che valorizzano il pesce locale attraverso ricette semplici e schiette. Lasciata la costa, il percorso si dirige verso l’entroterra raggiungendo Atri, città d’arte che custodisce una magnifica cattedrale e una tradizione casearia celebre per l’ottimo pecorino. Proseguendo verso la Val Vomano si incontra Canzano, patria del rinomato tacchino alla canzanese, prima di risalire lungo la grande arteria che attraversa i due versanti del Gran Sasso, oggi trasformata in una panoramica via d’accesso tra boschi, scorci montani e piccoli centri ricchi di storia. Da Montorio al Vomano il tracciato conduce verso Isola del Gran Sasso e Castelli, quest’ultima nota in tutto il mondo per le sue ceramiche artistiche, fino a raggiungere l’altopiano di Campotosto, dove il grande lago e le caratteristiche “mortadelle” artigianali offrono un’esperienza di sapori e paesaggi indimenticabile.
Dalla montagna si ridiscende verso Teramo attraverso una strada panoramica che introduce alla ricca tradizione gastronomica della città, celebre per piatti iconici come le mazzarelle e le scrippelle ’mbusse. Lungo il cammino merita una deviazione Civitella del Tronto, borgo dominato da una delle più imponenti fortezze borboniche d’Europa e famoso per le “ceppe”, pasta casalinga preparata a mano. Da qui lo sguardo può spaziare dai Monti della Laga al profilo del Gran Sasso fino al mare Adriatico, offrendo uno dei panorami più suggestivi della regione. L’itinerario si conclude addentrandosi nei boschi dell’Appennino teramano, tra Valle Castellana, Rocca Santa Maria e le aree montane dove funghi e tartufi arricchiscono una cucina genuina e profumata, prima di fare ritorno a Teramo e alla sua atmosfera accogliente.
Forse non basterà un solo giorno: questo itinerario abbraccia una delle province italiane più vaste. Dall’ Aquila (Basilica di Collemaggio, Fontana delle 99 Cannelle, Castello Spagnolo) e dalla sua bella tradizione gastronomica si percorre la statale per Pescara, deviando a sinistra dopo 15 chilometri all’altezza di Barisciano. Salendo incontrerete il Convento di San Colombo, con annesse la Scuola di Cucina, il Museo Floristico e l’Orto Botanico. Da qui il paesaggio diventa davvero unico, nel cuore del Parco del Gran Sasso, fino a Santo Stefano di Sessanio (borgo mediceo totalmente recuperato con il suo Albergo Diffuso conosciuto in tutto il mondo) alla Rocca di Calascio e a Castel del Monte, a un passo dall’altopiano di Campo Imperatore. A pochi chilometri Navelli, patria dello Zafferano dell’Aquila Dop). Da qui si scende verso la Valle del Tirino (Bussi, Popoli, Sulmona –la città dei confetti con il museo dell’arte confettiera (sezione “Da non perdere) e del famoso aglio rosso. Dopo una sosta ristoratrice a Pacentro, si inizia a salire in direzione Napoli, raggiungendo l’Altopiano delle Cinque Miglia. Questa è tuttora (per chi non ama autostrade) ed era la strada di collegamento tra L’Aquila –città che faceva parte del Regno delle due Sicilie- e Napoli. Roccaraso, Rivisondoli e Pescocostanzo le località più conosciute. Pescocostanzo fa parte del ristretto Club dei Borghi più belli e intatti d’Italia. Qui troverete una eccellente cucina regionale e alberghi con centri benessere dove trascorrere giornate in completo relax. D’inverno, piste e impianti per lo sci di primissimo livello. Da qui, dall’Alto Sangro, tante le possibili escursioni verso il confine del vicino Molise: Castel di Sangro, Ateleta. Caciocavalli, mozzarelle, stracciate, alcune delle imperdibili specialità da acquistare in uno dei molti caseifici che incontrerete lungo la strada.
La strada delle regine: dall’Aquila al Gran Sasso fino all’Alto Sangro
Questo itinerario attraversa alcuni dei paesaggi più suggestivi dell’Abruzzo interno, estendendosi dall’Aquila fino alle alture dell’Alto Sangro e richiedendo spesso più di una giornata per essere vissuto appieno. Si parte dal capoluogo, custode di tesori come la Basilica di Collemaggio, la Fontana delle 99 Cannelle e il Castello Spagnolo, e si imbocca la statale per Pescara deviando, dopo pochi chilometri, verso Barisciano. Da qui la strada sale tra scenari che diventano via via più spettacolari, incontrando il Convento di San Colombo con la sua Scuola di Cucina, il Museo Floristico e l’Orto Botanico. Nel cuore del Parco del Gran Sasso si raggiungono Santo Stefano di Sessanio, magnifico borgo mediceo rinato grazie al suo celebre albergo diffuso, e i bastioni della Rocca di Calascio, da cui lo sguardo corre libero sull’altopiano di Campo Imperatore. Poco oltre si trova Castel del Monte, culla di tradizioni pastorali secolari, mentre a breve distanza sorge Navelli, patria dello Zafferano dell’Aquila DOP. La discesa verso la Valle del Tirino attraversa borghi come Bussi e Popoli, per poi condurre a Sulmona, città dei confetti e dell’aglio rosso, dove storia, dolcezza e gastronomia si intrecciano in un percorso di grande fascino. Dopo una sosta rigenerante a Pacentro, si riprende a salire verso l’Altopiano delle Cinque Miglia, un valico carico di storia che per secoli ha rappresentato la via naturale di collegamento tra L'Aquila e Napoli.
Giunti nell’Alto Sangro si incontrano località note come Roccaraso, Rivisondoli e Pescocostanzo, quest’ultima annoverata tra i Borghi più belli d’Italia per la sua straordinaria integrità architettonica. Qui l’accoglienza è scandita da una cucina regionale ricca e genuina, da alberghi dotati di centri benessere e da atmosfere eleganti e rilassate, mentre in inverno entrano in scena piste da sci e impianti di alto livello che attirano appassionati da tutta Italia. Da questi altipiani si aprono inoltre numerose possibilità di escursione verso il vicino Molise, passando per borghi come Castel di Sangro e Ateleta, dove la tradizione casearia è protagonista assoluta. Caciocavalli, mozzarelle e stracciate rappresentano solo alcune delle prelibatezze che si possono gustare e acquistare nei tanti caseifici disseminati lungo il percorso, rendendo questo viaggio un’autentica immersione nei sapori e nelle identità dell’Abruzzo montano.
Molti gli ingressi al Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise, il veterano dei parchi abruzzesi e italiani. La direttrice d’accesso più frequentata è quella lungo l’autostrada A25 che da Teramo e L’Aquila e da Roma conduce verso Pescara. Si costeggia per alcuni chilometri la piana del Fucino, dove sorgeva l’omonimo lago poi fatto prosciugare ad uso agricolo dalla famiglia Torlonia. L’uscita è quella di Pescina (patria dello scrittore Ignazio Silone) da cui si inizia a salire verso Gioia Vecchia (antico borgo animato da eccellenti iniziative teatrali e culturali) e si prosegue piano - attenti agli attraversamenti degli animali selvatici - verso Pescasseroli, in cui c’è la sede principale del Parco. Formaggi caprini, dolci tradizionali e molte altre specialità da acquistare nei tipici negozi del bel centro montano, oltre ad una ristorazione semplice e gustosa. Da Pescasseroli, la direzione è Villetta Barrea con il suo lago, fino a svalicare e raggiungere un altro gioiello dell’Abruzzo montano: Scanno e il suo cristallino lago, la sua tradizione orafa le sue molte specialità gastronomiche, uno dei diciotto paesi abruzzesi del club “i Borghi più belli d’Italia” con una intatta bellezza raccontata dai migliori fotografi del novecento. Da qui si può scendere a Sulmona, ricollegandosi ad uno degli altri itinerari delineati.
Alla scoperta del Parco Nazionale d’Abruzzo: la strada della natura
Il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, il più antico tra i grandi parchi italiani, accoglie il visitatore attraverso numerosi ingressi, ma quello più frequentato segue l’autostrada A25, la direttrice che da Roma, L’Aquila e Teramo conduce verso Pescara. Il percorso costeggia la vasta piana del Fucino, un tempo occupata dall’omonimo lago poi prosciugato a fini agricoli dalla famiglia Torlonia, fino a raggiungere l’uscita di Pescina, città natale di Ignazio Silone. Da qui la strada comincia a salire verso Gioia Vecchia, piccolo borgo ricco di iniziative culturali e teatrali, per poi proseguire lentamente, con lo sguardo attento ai possibili attraversamenti della fauna selvatica, verso Pescasseroli, sede principale del Parco. Nel cuore di questo affascinante centro montano la gastronomia locale racconta l’identità del territorio attraverso formaggi caprini, dolci tradizionali e numerose specialità da scoprire nelle botteghe storiche e nei ristoranti che propongono una cucina semplice, autentica e profondamente legata al paesaggio.
Da Pescasseroli l’itinerario conduce a Villetta Barrea e al suo lago, attraversando una valle verde e luminosa che introduce gradualmente alle alture più interne del Parco. Superato il valico, si raggiunge Scanno, uno dei borghi più suggestivi dell’Abruzzo montano, celebre per il suo lago cristallino, la tradizione orafa e le specialità gastronomiche che raccontano secoli di vita pastorale. Inserito tra “I Borghi più belli d’Italia”, Scanno ha ispirato alcuni dei più grandi fotografi del Novecento grazie alla sua atmosfera sospesa e al fascino intatto delle sue architetture. Da qui è possibile scendere verso Sulmona, collegandosi agevolmente a uno degli altri itinerari abruzzesi dedicati ai sapori, alla cultura e alla natura, completando così un viaggio immerso nelle meraviglie del paesaggio appenninico.
Terra bianca e terra rossa; fini scheletri calcarei e robuste argille; brecce e impasti di fiume (due, Vomano e Tronto). La montagna a un balzo, con le sue correnti fresche; e il mare, in certi casi, a due chilometri. Trentuno Comuni. Una Docg e una Doc compresenti, la prima centrata con orgoglio sul vitigno bandiera, il Montepulciano d'Abruzzo; la seconda aperta a prove d'adozione di grandi classici (Merlot, i Cabernet, Chardonnay, Riesling) in un territorio vocato quanto versatile. In più, ecco la rimonta di autoctoni intriganti (il Pecorino o la stessa Passerina) a rifinire il disegno di un'area che si propone come un vero “wine park”. Ad alto interesse futuribile visto che, se qui la viticoltura è anima, l'avventura nuova è giovanissima: la Doc Controguerra è del 1996, la Docg Colline Teramane del 2003. Vi guiderà il colore della terra. Quello chiaro dei calanchi di Atri; quello ancora a prevalenza calcarea, ma più sassoso e intenso, dei colli del Vomano; quello via via più scuro e rosso in Vibrata. Lungo i lati di un triangolo che ha Campli, culla del vino d'Abruzzo, al vertice interno, Casal Thaulero, Morro d'Oro, Notaresco da un lato, e Ancarano, Torano, Controguerra, Colonnella, tappe d'una strada ricca di aziende dal blasone storico (in equilibrato rinnovamento) quanto di realtà emergenti, tra solidi, lucidi investitori e piccoli, vivacissimi nuovi marchi locali. Le indicazioni relative alle “Strade del Vino” vi guideranno alla scoperta delle migliori aziende vitivinicole della zona.
Colline Teramane e dintorni: paesaggi, vitigni e tradizioni enologiche
Le Colline Teramane rappresentano uno dei territori più affascinanti dell’enologia abruzzese, un mosaico di suoli che alterna terre bianche e rosse, calcari friabili, argille compatte e antichi depositi fluviali modellati dai fiumi Vomano e Tronto. In questa fascia collinare, la montagna è vicinissima e porta con sé correnti fresche, mentre il mare dista in alcuni punti appena pochi chilometri, creando un microclima ideale per la viticoltura. Trentuno comuni compongono quest’area in cui convivono una DOCG e una DOC: la prima, Colline Teramane Montepulciano d’Abruzzo, consacra il vitigno simbolo della regione; la seconda, Controguerra, nasce in un territorio versatile che accoglie con successo sia varietà internazionali come Merlot, Cabernet, Chardonnay e Riesling, sia autoctoni in piena riscoperta come Pecorino e Passerina. È un territorio giovane dal punto di vista normativo, con la DOC istituita nel 1996 e la DOCG nel 2003, ma già riconosciuto come un vero e proprio “wine park” grazie alla ricchezza dei suoi paesaggi: dai calanchi chiari di Atri alle colline sassose del Vomano, fino ai terreni più scuri e ferrosi della Val Vibrata.
L’itinerario si sviluppa lungo un ideale triangolo che ha il suo vertice interno a Campli, antica culla del vino teramano, per poi aprirsi verso località come Casal Thaulero, Morro d’Oro e Notaresco da un lato, e Ancarano, Torano, Controguerra e Colonnella dall’altro. Qui si incontrano aziende storiche che hanno segnato l’identità enologica del territorio, accanto a realtà emergenti capaci di innovare con entusiasmo, unite da una forte attenzione alla qualità e da un legame profondo con la tradizione agricola locale. Le indicazioni delle “Strade del Vino” guidano il visitatore alla scoperta delle migliori cantine, tra degustazioni, panorami collinari e percorsi immersi in una terra che continua a rivelare nuovi profumi, sapori e interpretazioni del suo straordinario patrimonio vitivinicolo.
Dicono le fonti che la faccenda è nata qui. O qui vicino. Carapelle, baronia dei Medici e fonte di eno-tecniche che oggi diremmo moderne. È Torre de' Passeri, madre dei vigneti, e dunque del Montepulciano d'Abruzzo e la sua saga. “Qui”, per dare un via all'enotour, potrebbe essere Vittorito, “capitale” del Cerasuolo nella tradizione del vicino capoluogo (e primo mercato di riferimento), L'Aquila. E bivio tra due opzioni: Sud, cioè la Valle Peligna, da Corfinio (già famosa per i bianchi) in giù serbatoio di Montepulciano (e a Est raccordata alla zona “madre” di Torre); e il Nord, cioè l'area del Tirino, tra Bussi e Popoli, dove le vigne si arrampicano ben su, in cerca di habitat ideale. In questa fetta di spartiacque tra l'altopiano aquilano e il lento digradare verso mare si veniva a cercare, quando gli inverni erano da lupi, il caldo che maturasse l'uva. Qui oggi, in anni cocenti, si viene a cercare il fresco, le correnti ed escursioni serali che salvano aromi e finezza dei vini. Qui c'era un tempo alberello, uva rossa e bianca: Bombino, Camplese (una Passerina), Moscato, Cococciola. E non a caso è in questa zona così completa quanto a microclima che nuove forze imprenditoriali sono sbarcate, affiancando le vecchie, che già erano in movimento, e stimolando lo sprint dell'area. Nascono qui oggi alcuni tra i migliori Cerasuolo, Montepulciano eleganti, Pecorino strutturato. Mentre la Peligna, a sua volta, veste di stoffe sempre più fini e curate i muscoli dei suoi vini potenti.
Dal Tirino alla Valle Peligna: la nuova frontiera nel territorio più antico dell'Abruzzo
Nel cuore dell’Abruzzo enologico esiste un’area in cui storia e innovazione si incontrano da secoli: il territorio compreso tra il Tirino e la Valle Peligna. Qui, secondo molte fonti, affondano le radici di una tradizione vitivinicola antichissima, legata a Carapelle — un tempo feudo dei Medici — e a Torre de’ Passeri, considerata la “madre” del Montepulciano d’Abruzzo. Il viaggio può iniziare a Vittorito, piccolo centro noto per la sua lunga tradizione nel Cerasuolo, un crocevia ideale tra due mondi: a sud la Valle Peligna, dove Corfinio e i paesi limitrofi si distinguono per ottimi bianchi e per una produzione di Montepulciano vigorosa; a nord l’area del Tirino, tra Bussi e Popoli, dove i vigneti risalgono i versanti in cerca del microclima perfetto. In questo territorio di transizione, sospeso tra l’altopiano aquilano e la discesa verso l’Adriatico, un tempo il vino maturava grazie al tepore invernale; oggi sono invece le notti fresche e le forti escursioni termiche a garantire profumi, eleganza e finezza. Un mosaico di vitigni storici — Bombino, Camplese, Moscato, Cococciola — racconta la ricchezza agricola di un’area che da sempre unisce biodiversità, panorami aperti e una cultura della vigna tramandata nei secoli.
In questo paesaggio dinamico, caratterizzato da suoli diversificati e correnti fresche che scendono dalle montagne, sta crescendo una nuova generazione di produttori che affianca le storiche aziende locali, dando vita a un movimento vitivinicolo vivace e in continua evoluzione. Il risultato è una produzione che rappresenta una delle frontiere più promettenti dell’enologia abruzzese: Cerasuolo moderni e luminosi, Montepulciano dal profilo sempre più elegante, Pecorino dalla struttura importante e dal grande potenziale d’invecchiamento. La Valle Peligna, dal canto suo, continua a raffinarsi, trasformando la naturale potenza dei suoi vini in equilibrio e profondità aromatica. Questo itinerario, che attraversa zone ricche di tradizione ma proiettate verso il futuro, offre così un viaggio completo tra vigne in altura, borghi storici e cantine in cui l’antico sapere contadino incontra nuove sensibilità produttive.
Se Torre è “madre” del vino abruzzese moderno, quello che dalla protostoria ci conduce alla cronaca e al futuro, un motivo ci sarà. E se la Casauria è oggi sottozona (che va a “baciare” al confine quella del Tirino) nella Doc Montepulciano d'Abruzzo, è perché quel motivo s'è tradotto in norma. Partenza allora dalle Terre di Casauria per un viaggio che ricongiunge due delle glorie della regione. Salendo in diagonale verso Nordest, lasciata Bolognano (e uno dei pezzi più rinomati del vigneto Abruzzo), tra Cugnoli su e Manoppello e Serramonacesca più giù, si va dritti alla “dritta”, la mitica cultivar d'olivo approdata qui millenni fa dalla Grecia, e al matrimonio d'amore tra grande vino e grande extravergine che la natura e il lavoro dell'uomo hanno combinato nell'area dei Vestini. Non a caso altra sottozona certificata; ma definita poi con brillante autoironia dai residenti la “terra dei c... unti”, a certificare il bagno d'olio che ne è costante esistenziale e motivo di fama. È il cuneo sopra Cepagatti, aperto da Pianella, continuato da Moscufo, e con vertice Ovest a Loreto Aprutino. Di questa cittadina e della rilevanza conquistata sugli atlanti del vino del mondo (anticipatrice della “carica” attuale della truppa del Montepulciano e del Trebbiano: abitano qui pezzi nodali di aristocrazia e di successo del vino abruzzese) si sa già. A consolidarne il ruolo sono poi arrivati nuovi protagonisti e presenze produttive. E un diffuso, salutare impulso a imbottigliare e “firmare” quel che prima si fondeva, anonimo ma vitale, in vini di altri.
Casauria e Vestini: il cuore tra vite e olivo lungo la direttrice del gusto abruzzese
Nel panorama vitivinicolo d’Abruzzo, Torre de' Passeri rappresenta la cerniera simbolica tra un passato antichissimo e un presente in continua evoluzione, motivo per cui è considerata la “madre” del vino abruzzese moderno. Qui la sottozona Casauria della DOC Montepulciano d’Abruzzo si estende fino a sfiorare quella del Tirino, confermando un’identità che è diventata norma e riconoscimento ufficiale. Il viaggio ideale comincia proprio nelle Terre di Casauria e risale diagonalmente verso nord-est, oltre Bolognano e i suoi vigneti celebri, attraversando le colline di Cugnoli, Manoppello e Serramonacesca. È un territorio dove la vite convive da millenni con l’olivo, grazie all’arrivo dell’antica cultivar “dritta”, approdata dall’Egeo e diventata parte integrante del paesaggio. Qui, vino ed extravergine formano un equilibrio naturale, un’unione di qualità che definisce l'identità dei Vestini, un’area certificata e celebrata con orgogliosa ironia dagli abitanti come “terra dei c... unti”, chiaro riferimento alla presenza quasi inevitabile dell’olio in ogni gesto quotidiano.
Questo suggestivo cuneo collinare che da Pianella si estende verso Moscufo fino a toccare Loreto Aprutino, è un territorio che da tempo ha conquistato la cartografia del vino internazionale. A Loreto, in particolare, nasce un pezzo importante dell’aristocrazia enologica abruzzese, anticipatore dell’ascesa del Montepulciano e del Trebbiano in tutto il mondo. Negli ultimi anni nuove realtà produttive si sono affiancate alle storiche aziende, consolidando un tessuto vitivinicolo vivace e raffinato. Si è diffusa la scelta consapevole di imbottigliare e firmare il proprio vino, valorizzando identità e territorio, laddove un tempo la produzione confluiva anonima in etichette altrui. Oggi Casauria e Vestini rappresentano un itinerario del gusto che unisce tradizione, innovazione e un patrimonio agricolo unico, dove ogni calice racconta la forza di una terra e la visione di chi la abita.
Produrre, qui, non è mai stato un problema. La natura era, ed è, prodiga amica. La cooperazione diffusa è stata la risposta vincente in luogo delle altissime rese per ettaro che il singolo viticoltore doveva praticare per restare competitivo sul mercato. È così che questa zona è divenuta la “banca” del Montepulciano, con Cantine sociali e Cooperative capaci di milioni di ettolitri di qualità e a prezzi competitivi sul mercato mondiale. Ortona, Tollo, Miglianico, ecco i luoghi da visitare scendendo lungo la statale adriatica da Francavilla al mare fino al confine con il Molise, con piccole deviazioni verso l’interno. Troverete le porte aperte, con possibilità di degustare i vini e fare gli acquisti giusti a prezzi, come detto, senza confronto in Italia. Tutta la costa, peraltro, è puntellata da deliziosi ristoranti e osterie che sanno ben valorizzare in cucina il ricco e saporito pescato di questo tratto di mare. Salendo tra le vigne verso l’interno, si possono poi incontrare numerose trattorie campagnole capaci di stupirvi con la semplice bontà dei piatti tipici della cultura contadina (paste fatte in casa; carni bianche; ortaggi e verdure di rara bontà il filo conduttore). A metà del tragitto è d’obbligo cambiare percorso e scenario dirigendo la prua verso Guardiagrele e San Martino sulla Marrucina per rendere omaggio a Gianni Masciarelli e alle sue amatissime terre. Un uomo, un vignaiolo che, con Edoardo Valentini, ha reso celebre il vino abruzzese nel mondo. Visitate queste vigne meravigliose, accarezzate dalla brezza che scorre tra la montagna della Majella e il mare. Questi sono i luoghi in cui si è avverato un sogno che parla d’amore per la terra, armonia della natura, filosofia di vita. Ne respirerete tutto il fascino e a sera, in uno degli eccellenti ristoranti e wine-bar della zona, con un buon bicchiere di Montepulciano tra le dita, scoprirete forse l’essenza più intima e vera dell’Abruzzo.
I colli del Chietino: il cuore produttivo del Montepulciano d’Abruzzo
Tra le colline che accompagnano la costa teatina, la produzione vinicola ha trovato da sempre un habitat ideale: un territorio generoso, un clima equilibrato e una tradizione agricola radicata. Qui la cooperazione è diventata la risposta vincente a un mercato sempre più esigente, sostituendo le rese esasperate dei singoli viticoltori con Cantine sociali capaci di garantire qualità, continuità e prezzi competitivi su scala internazionale. È così che quest’area si è trasformata nella vera “banca” del Montepulciano, un presidio produttivo che ha portato il nome dell’Abruzzo in tutto il mondo. Ortona, Tollo e Miglianico sono le tappe principali di un itinerario che segue la statale adriatica da Francavilla al Mare fino al confine con il Molise, con brevi deviazioni verso l’interno per incontrare aziende accoglienti, degustazioni generose e vini che raccontano una storia di competenza e dedizione. A completare l’esperienza, la costa offre una sorprendente costellazione di ristoranti e osterie dove il pescato locale incontra ricette antiche, mentre le trattorie dell’entroterra celebrano la cucina contadina con paste fatte in casa, carni bianche e verdure di qualità straordinaria.
Proseguendo verso l’interno, il percorso si arricchisce di un momento simbolico: la salita verso Guardiagrele e San Martino sulla Marrucina, terre legate indissolubilmente alla figura di Gianni Masciarelli. Qui, tra le vigne accarezzate dalle correnti che corrono tra la Majella e il mare, ha preso forma un progetto visionario che, insieme a quello di Edoardo Valentini, ha contribuito in modo decisivo alla consacrazione internazionale del vino abruzzese. Visitare questi luoghi significa entrare in un paesaggio che profuma di passione, rigore e rispetto per la natura; significa respirare il sogno di un uomo che ha trasformato la sua terra in un laboratorio di eccellenza. E quando, la sera, ci si accomoda in uno dei raffinati ristoranti o wine-bar della zona con un calice di Montepulciano in mano, si percepisce forse l’essenza più autentica dell’Abruzzo: una terra sincera, forte e capace di sorprendere, che nel vino trova una delle sue espressioni più compiute.
La ventricina vastese è uno dei salumi più caratteristici e apprezzati della gastronomia abruzzese, simbolo della tradizione contadina della provincia di Chieti. Preparata con carne di maiale selezionata e aromatizzata con pepe, peperoncino e altre spezie locali, viene insaccata in budelli naturali e stagionata lentamente per sviluppare profumi intensi e un gusto ricco e avvolgente. Ogni fetta racconta la storia dei borghi e delle campagne abruzzesi, dove la lavorazione artigianale e la pazienza nella stagionatura sono ancora elementi fondamentali. La ventricina vastese si gusta da sola, con pane casereccio, o come ingrediente di piatti tradizionali, rappresentando un legame diretto tra territorio, cultura gastronomica e passione per i sapori autentici dell’Abruzzo.

La Cucina Tradizionale in Provincia di Chieti
La cucina tradizionale della provincia di Chieti è tra le più ricche e varie dell’Abruzzo, capace di unire i sapori intensi della montagna con quelli delicati della costa adriatica. Nei borghi dell’entroterra dominano piatti contadini come le sagne e fagioli, le zuppe di verdure e legumi e le carni di maiale e agnello cucinate secondo antiche ricette familiari. Sulle colline teatine, dove l’olio extravergine e il vino Montepulciano d’Abruzzo sono protagonisti, nascono pietanze dal gusto deciso e armonioso. Lungo la costa, invece, spiccano le specialità di pesce come il brodetto alla vastese, preparato con diverse varietà di pesce fresco e pomodoro, simbolo della tradizione marinara locale. Non mancano i dolci tipici come i celli ripieni e le neole, che esprimono la dolcezza e la creatività della cultura gastronomica teatina. Ogni piatto racconta la storia di un territorio generoso, dove la cucina è ancora oggi il cuore della vita quotidiana e delle feste popolari.
I maccheroni alla chitarra con pallottine alla pescarese sono uno dei piatti più rappresentativi della gastronomia abruzzese, simbolo della cucina casalinga della provincia di Pescara. La pasta, tirata a mano con lo speciale strumento chiamato “chitarra”, acquista una consistenza perfetta per trattenere il sugo, mentre le pallottine, piccole polpette di carne aromatizzate con erbe locali e cotte in un delicato sugo di pomodoro, esaltano il sapore genuino degli ingredienti del territorio. Questo piatto, ricco e sostanzioso, nasce dalla tradizione contadina ma è diventato un classico delle tavole abruzzesi, capace di unire semplicità e raffinatezza, raccontando attraverso ogni forchettata la storia, la passione e l’autenticità della cucina di casa.

La Cucina Tradizionale in Provincia di Pescara
La cucina tradizionale della provincia di Pescara racchiude l’essenza della gastronomia abruzzese, dove la semplicità degli ingredienti locali si trasforma in piatti dal gusto autentico e conviviale. Nelle aree collinari e montane prevalgono le ricette contadine come la zuppa di verdure e legumi, i maccheroni alla chitarra con sugo di carne e le pietanze a base di agnello e maiale, simboli di una cucina sostanziosa e genuina. Lungo la costa, invece, il mare Adriatico offre pesce fresco che diventa protagonista di preparazioni tradizionali come il brodetto alla pescarese, dal sapore intenso e armonioso. I prodotti tipici, come l’olio extravergine d’oliva, i vini Trebbiano e Montepulciano d’Abruzzo, e i formaggi artigianali, esaltano i piatti della tradizione. Immancabili i dolci, come le ferratelle e il parrozzo, che raccontano la dolce eredità culturale di un territorio capace di unire mare, collina e montagna in un’unica, inconfondibile identità gastronomica.
Il brodetto alla giuliese è uno dei piatti di mare più celebri della gastronomia abruzzese, capace di coniugare semplicità, gusto e tradizione lungo la costa adriatica. Preparato con pesce fresco locale, crostacei e molluschi, viene cucinato lentamente in un ricco sugo di pomodoro aromatizzato con aglio, prezzemolo e un filo d’olio extravergine d’oliva, che ne esalta i sapori naturali. Questo piatto nasce come alimento popolare dei pescatori, pensato per valorizzare le varietà di pesce reperibili quotidianamente, ma oggi è diventato un vero e proprio simbolo culinario del territorio. Gustare il brodetto alla giuliese significa immergersi nei profumi del mare abruzzese, scoprendo l’equilibrio perfetto tra tradizione, ingredienti freschi e autenticità gastronomica.

La Cucina Tradizionale in Provincia di Teramo
La cucina tradizionale della provincia di Teramo è una delle più caratteristiche dell’Abruzzo, ricca di sapori autentici e di piatti che raccontano una lunga storia di tradizioni contadine e artigianali. Cuore della gastronomia teramana sono le famose virtù, una zuppa complessa preparata con legumi, verdure e paste miste, simbolo di abbondanza e rinnovamento primaverile. Accanto a questa specialità spiccano i maccheroni alla chitarra con pallottine, i timballi di pasta e le ricette a base di agnello, capra e maiale, espressione della cucina delle campagne e dei borghi montani. Nella zona costiera, il pesce dell’Adriatico arricchisce la tavola con il saporito brodetto di Giulianova e le fritture miste. I formaggi, come il pecorino di Farindola, e i vini locali, tra cui il Montepulciano d’Abruzzo, completano un panorama gastronomico di grande pregio. I dolci tradizionali, come le sfogliatelle teramane e i bocconotti, chiudono ogni pasto con la dolcezza tipica di una provincia che fa della cucina un’autentica espressione culturale.
Le lenticchie di Santo Stefano di Sessanio sono un’eccellenza della gastronomia abruzzese, rinomate per il loro sapore intenso e la qualità superiore dovuta alla coltivazione ad alta quota sull’altopiano di Campo Imperatore. Piccole, compatte e dal colore bruno, queste lenticchie crescono in terreni incontaminati e vengono raccolte con metodi tradizionali che ne preservano aroma e proprietà nutritive. Utilizzate in zuppe calde, minestre rustiche o come contorno in piatti tipici, raccontano la storia di una cucina povera ma ricca di gusto, profondamente legata alla stagionalità e alla terra. Le lenticchie di Santo Stefano di Sessanio non sono solo un alimento, ma un simbolo di identità locale, un legame tra cultura, tradizione e passione gastronomica dell’Abruzzo più autentico.

La Cucina Tradizionale in Provincia de L’Aquila
La cucina tradizionale della provincia de L’Aquila rappresenta l’anima più autentica e montana dell’Abruzzo, dove la semplicità degli ingredienti si unisce alla ricchezza dei sapori. In questa terra di pastori e borghi antichi, la tavola è dominata da piatti rustici e genuini come le minestre di legumi, le carni di pecora e di agnello, i formaggi di montagna e le paste fatte a mano. I maccheroni alla chitarra, spesso accompagnati da sughi di carne o d’agnello, incarnano l’essenza della tradizione culinaria aquilana, così come la celebre zuppa di orapi, preparata con gli spinaci selvatici raccolti sui pendii del Gran Sasso. I prodotti tipici come lo zafferano dell’Aquila, le lenticchie di Santo Stefano di Sessanio e il canestrato di Castel del Monte testimoniano il legame profondo con il territorio e la sua agricoltura di qualità. I dolci, come le ferratelle e i torroni aquilani, completano un patrimonio gastronomico che racconta la storia, la cultura e l’identità di una provincia che custodisce gelosamente le sue radici.
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