Borghi Medievali e Archeologia in Abruzzo: Castrovalva, il Borgo di Escher
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Viaggiando lungo l’autostrada A25, nel tratto tra Pratola Peligna e Cocullo, lo sguardo viene catturato da un piccolo borgo arroccato su una cresta rocciosa a sud. Castrovalva si presenta come un grappolo di case aggrappate alla montagna, sospese tra il cielo e il vuoto, in un equilibrio quasi surreale. Molti viandanti si saranno chiesti quale sia la storia di quel luogo remoto e chi possa aver scelto di vivere lassù, in un’epoca in cui il richiamo delle città sembra predominare. Eppure, proprio questa sua posizione isolata ne ha preservato intatto il fascino, rendendolo un gioiello nascosto tra le montagne abruzzesi.
Il nome Castrovalva affonda le radici nel latino Castrum de Valva, a testimonianza della sua appartenenza alla diocesi di Valva, un tempo con sede nella basilica di San Pelino a Corfinio. Il termine castrum ne rivela la natura di borgo fortificato, una caratteristica evidente osservando il profilo compatto delle abitazioni che si stringono le une alle altre per difendersi dai venti impetuosi. Raggiungerlo non è semplice: la strada si arrampica lungo il fianco della montagna, offrendo vedute spettacolari sul fiume Sagittario, per poi attraversare il crinale attraverso una galleria stretta e suggestiva. Questo percorso tortuoso contribuisce a mantenerlo lontano dai circuiti turistici più battuti, nonostante la vicinanza a Scanno. Non si arriva a Castrovalva per caso: è un luogo che si cerca, che si desidera scoprire, e la sua bellezza ricompensa ogni fatica del viaggio.
Forse è stato proprio questo senso di scoperta a colpire il celebre artista olandese Maurits Cornelius Escher quando, circa ottant’anni fa, si spinse tra le montagne dell’Abruzzo in cerca di ispirazione. Escher raggiunse Castrovalva come un esploratore che giunge a una meta inaspettata, trovandosi di fronte a un borgo che sembrava emergere dalla roccia stessa. Affascinato dalla sua posizione estrema, realizzò una litografia che ritrae il paese con una prospettiva ardita, quasi vertiginosa. Il borgo appare avvolto dalle nubi, come sospeso nel vuoto, mentre le gole del Sagittario si aprono in un abisso profondo. In questa rappresentazione, Escher non si limita a riprodurre la realtà, ma la trasforma, elevando Castrovalva a un simbolo della sua poetica visiva, fatta di illusioni prospettiche e spazi impossibili.
Dopo il suo soggiorno in Italia, interrotto a causa delle tensioni con il regime fascista, Escher sviluppò ulteriormente le sue ricerche sulla percezione della realtà, dando vita a celebri opere basate su prospettive paradossali e trasformazioni continue. Chissà se proprio l’ascesa faticosa ai borghi abruzzesi, come Castrovalva, Opi o Alfedena, non abbia ispirato le sue creazioni più enigmatiche, come la loggia in cui un uomo sembra arrampicarsi all’infinito, senza mai raggiungere una meta definitiva. Forse nelle sue metamorfosi geometriche si nasconde l’eco dei vicoli intricati dei paesi montani, con le loro case in pietra che si incastrano perfettamente l’una nell’altra, dando vita a un labirinto senza fine.
Ma Castrovalva non è solo il borgo visionario immortalato da Escher. Oltre al fascino surreale delle sue architetture sospese nel vuoto, offre anche una dimensione più intima e meditativa. Qui si respira la stessa pace austera degli antichi eremi della Majella o delle abbazie benedettine immerse nella natura. Il silenzio, rotto solo dal vento e dal volo degli uccelli, invita alla contemplazione, rendendo Castrovalva un luogo fuori dal tempo, dove la storia, l’arte e la natura si fondono in un equilibrio perfetto.


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