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Le sorgenti in Abruzzo: Sorgente delle Grotte del Cavallone - Info Point Regione Abruzzo

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Le sorgenti in Abruzzo: Sorgente delle Grotte del Cavallone

Le meraviglie > Sorgenti in Abruzzo
Le Sorgenti dei fiumi in Abruzzo

Il complesso delle grotte del Cavallone, nella spettacolare Valle di Taranta, fra Lama dei Peligni e Taranta Peligna, in Majella, ha affascinato i curiosi e interessato gli studiosi per diverso tempo, sin dalla prima esplorazione della più grande ed evidente delle tre grotte, quella del Cavallone, divenuta poi la grotta con l’ingresso posto alla quota più alta rispetto a tutte le altre grotte turistiche d’Europa. La sua quota di ingresso, infatti, è situata a oltre 1470 metri slm. La Grotta del Cavallone è detta anche “Grotta della Figlia di Iorio” dal titolo della omonima tragedia pastorale dannunziana ambientata in Abruzzo, del 1903. D’Annunzio chiese al pittore e scenografo Paolo Michetti di occuparsi della scenografia della tragedia. Grazie a ciò gli ambienti ipogei del Cavallone rappresentano uno dei luoghi dannunziani per eccellenza. La prima traccia di un’esplorazione risale al 1666 in base ad una incisione nel “Sasso dei nomi antichi” situata all’ingresso della grotta stessa. Nel ‘700 diversi esploratori effettuarono sopralluoghi, se ne è a conoscenza grazie ai riferimenti degli esploratori successivi venuti a conoscenza di queste gesta attraverso i racconti e le “tradizioni orali della gente”. Queste grotte furono utilizzate come rifugio dagli abitanti di Taranta Peligna durante la Seconda Guerra Mondiale nell’autunno del 1943, quando il fronte bellico era alle pendici sudorientali della Majella, lungo la linea Gustav. La temperatura costante di 10°C consentì la sopravvivenza e i grandi ambienti della cavità consentirono inoltre di poter accogliere anche capi di bestiame.Sorgente delle Grotte del Cavallone
 
Le Grotte del Cavallone, situate nel cuore della Majella tra Lama dei Peligni e Taranta Peligna, rappresentano una delle meraviglie naturali più affascinanti dell'Abruzzo. La loro origine geologica risale a milioni di anni fa, quando la continua erosione delle acque sotterranee ha scolpito vasti sistemi di gallerie e camere. L’ingresso principale della grotta si trova a una quota di oltre 1470 metri slm, facendola diventare la grotta turistica più alta d'Europa, un fattore che ne accresce ulteriormente il fascino. La posizione delle grotte, immersa in una valle selvaggia e isolata, aggiunge un'atmosfera misteriosa che le rende ancora più intriganti per esploratori e turisti. Le Grotte del Cavallone sono note non solo per il loro valore naturalistico, ma anche per il loro legame con la storia e la cultura locale. Il nome della grotta è stato associato alla tragedia pastorale di Gabriele D'Annunzio, “La Figlia di Iorio”. Il poeta, ispirato dalle suggestive bellezze del luogo, chiese al pittore e scenografo Paolo Michetti di occuparsi della scenografia dell'opera, creando un legame duraturo tra il sito e la letteratura. Da quel momento, la grotta è diventata un simbolo della cultura abruzzese e un luogo di grande significato per la regione, che ha visto incrementare l’interesse verso questa straordinaria cavità. Le esplorazioni della grotta hanno una lunga storia, con tracce di visite risalenti addirittura al 1666, quando una incisione nel "Sasso dei nomi antichi" segnò il primo passo verso la sua scoperta. Nel corso dei secoli, altre esplorazioni si sono susseguite, con dettagli sempre più precisi sulle caratteristiche geologiche e ambientali delle grotte. Durante la Seconda Guerra Mondiale, le grotte del Cavallone furono utilizzate come rifugio dai residenti di Taranta Peligna, che cercarono riparo in questi spazi sicuri dalle incursioni aeree e dal conflitto che imperversava nelle vicinanze. La temperatura costante di circa 10°C rendeva questi spazi ideali per la sopravvivenza. Oggi, l’ingresso delle grotte è facilmente accessibile grazie alla scalinata che conduce i visitatori fino a una grande apertura di circa trenta metri di altezza e venti di larghezza. La grotta si sviluppa in una serie di gallerie, ognuna delle quali presenta diverse caratteristiche geologiche. Nelle zone più vicine all’ingresso, la temperatura si aggira attorno ai 10-11°C, mentre più in profondità, nelle gallerie laterali, si mantiene costante a 9,5°C, anche durante le estati più calde. Questa costanza termica crea un ambiente di grande stabilità ecologica, che ha permesso lo sviluppo di flora e fauna uniche, adattate alle particolari condizioni di oscurità e umidità. Le Grotte del Cavallone sono state oggetto di numerose esplorazioni, a partire dalla fine del 1800, quando furono realizzati oltre 200 gradini di accesso scolpiti nella roccia. Nei decenni successivi, l'interesse per il sito non è mai venuto meno. A partire dagli anni 50, speleologi italiani e internazionali, tra cui i gruppi del CAI Bolognese e dello Speleo Club Chieti, hanno effettuato numerose esplorazioni che hanno permesso di mappare meglio la cavità e di scoprire nuove diramazioni e laghi sotterranei. Le esplorazioni più recenti, nel 2019, si sono concentrate sul fondo della grotta, dove la presenza di correnti d'aria ha suscitato l’interesse per scoprire ulteriori estensioni della cavità. Grazie a queste scoperte, il mistero che circonda le Grotte del Cavallone continua ad alimentare l’immaginazione di chiunque le esplori.
Il complesso delle Grotte del Cavallone, situato nella spettacolare Valle di Taranta, tra Lama dei Peligni e Taranta Peligna, sulla Majella, rappresenta una delle meraviglie naturali più affascinanti dell'Abruzzo. La grotta principale, la Grotta del Cavallone, è celebre per essere la cavità turistica con l’ingresso situato alla quota più alta d'Europa, a oltre 1470 metri sul livello del mare. Questa peculiarità, unita alla bellezza della valle circostante, ha da sempre attratto l’attenzione di esploratori, studiosi e appassionati di speleologia. La sua formazione geologica, insieme alla straordinaria altitudine, contribuisce a renderla un luogo unico, ricco di storia e mistero.
Il nome "Grotta del Cavallone" è legato a una tradizione culturale che si intreccia con la letteratura, grazie al celebre poeta Gabriele D'Annunzio. Egli, infatti, scelse questi ambienti ipogei come ispirazione per la sua tragedia pastorale "La Figlia di Iorio" (1903), chiedendo al pittore Paolo Michetti di occuparsi della scenografia. La grotta, quindi, si è guadagnata un posto di rilievo nella cultura abruzzese, diventando uno dei luoghi dannunziani per eccellenza. Il fascino esercitato dalla grotta è stato alimentato anche da un’incisione datata 1666, che segna la prima traccia storica della sua esplorazione.
Le grotte del Cavallone, nel corso dei secoli, sono state protagoniste di numerose esplorazioni. Nel 1700, infatti, diversi esploratori visitarono il sito, e il loro passaggio fu documentato grazie ai racconti e alle tradizioni orali tramandate nel tempo. Ma non solo: durante la Seconda Guerra Mondiale, gli abitanti di Taranta Peligna trovarono rifugio nelle grotte, che offrivano una temperatura costante di 10°C, ideale per la sopravvivenza in un periodo così difficile. Inoltre, gli ampi spazi della cavità consentivano l’accoglienza anche di bestiame, dimostrando la grande funzionalità del sito come rifugio naturale.
L’ingresso della grotta, che misura circa trenta metri di altezza e venti di larghezza, è raggiungibile tramite una rampa di gradini scavati direttamente nella roccia. La temperatura all’interno della grotta varia a seconda delle diramazioni: vicino all’ingresso, la temperatura è di circa 10-11°C durante i mesi più caldi, mentre nelle gallerie laterali la temperatura rimane costante a 9,5°C, anche durante l'estate. Queste caratteristiche rendono la grotta un ambiente ideale per l’esplorazione speleologica, ma anche un luogo suggestivo per i turisti che desiderano immergersi nella sua atmosfera misteriosa.
Il processo di esplorazione e valorizzazione della grotta ha avuto inizio alla fine del 1800, con la realizzazione di una scalinata di accesso di oltre 200 gradini incisi nella roccia. Successivamente, negli anni 50, le esplorazioni si intensificarono, con la partecipazione di speleologi italiani e stranieri. Negli anni ‘70 e ‘80, l'interesse per la grotta crebbe ulteriormente grazie a gruppi di speleologi come il CAI Bolognese e lo Speleo Club Chieti, che portarono avanti nuove scoperte, inclusa l'esplorazione del Ramo dei Laghi, ricco di laghi sotterranei e concrezioni spettacolari. Recentemente, nel 2019, le esplorazioni si sono concentrate sul fondo della grotta, dove sono state individuate forti correnti d'aria, alimentando ulteriormente il mistero di questo affascinante sistema sotterraneo.
Fare trekking ai piedi del Gran Sasso d’Italia è un'esperienza unica che permette di immergersi nella bellezza incontaminata di uno dei massicci montuosi più affascinanti dell’Appennino. L'area circostante offre una vasta gamma di itinerari, adatti a tutti i livelli di difficoltà, che si snodano tra vallate, prati fioriti e boschi di faggio, regalando panorami spettacolari sulle vette imponenti e sulle distese verdi sottostanti. Percorrendo i sentieri che partono dalla Piana di Campo Imperatore, uno degli altopiani più vasti d’Italia, si ha l’opportunità di godere di un paesaggio quasi surreale, dominato dalle cime del Corno Grande e del Corno Piccolo. Qui, tra pascoli e panorami mozzafiato, è possibile immergersi in una tranquillità unica, a pochi passi dai rifugi alpini dove trovare riparo e ristoro. I percorsi non sono solo un piacere per gli occhi, ma anche un'opportunità per avvicinarsi alla fauna locale: dai camosci che scalano ripide pareti rocciose alle aquile reali che sorvolano le valli, la biodiversità del Gran Sasso è un richiamo irresistibile per chi ama la natura selvaggia. I sentieri sono ben segnalati e consentono di percorrere sia tratti più brevi, ideali per una passeggiata pomeridiana, che itinerari più impegnativi che si avvicinano alle cime, regalando una sfida entusiasmante agli escursionisti più esperti. Tra gli angoli più suggestivi della zona, il borgo di Santo Stefano di Sessanio, con le sue case in pietra, rappresenta il punto di partenza ideale per escursioni che conducono a Rocca Calascio, una delle fortezze più affascinanti d’Italia, che spunta sopra il paesaggio come un’antica sentinella. Da questo punto, lo sguardo si perde a 360 gradi sulle valli e sulla maestosità del Gran Sasso, creando un ricordo indelebile di un’esperienza di trekking. Nonostante l'altezza, il trekking ai piedi del Gran Sasso è praticabile anche in primavera e autunno, quando il clima è più mite e la natura offre spettacolari colori autunnali o fioriture primaverili. Sia che si scelga di avventurarsi lungo sentieri noti o di esplorare i percorsi meno battuti, ogni passo sui monti del Gran Sasso è una possibilità di scoprire la tranquillità, la storia e la biodiversità di questa regione dell'Appennino, lontana dalla frenesia della vita quotidiana.

Montagna d'estate
Al crescente sviluppo del turismo attivo, sportivo e d’avventura l’Abruzzo risponde giocando le carte vincenti della sua natura forte, dei suoi territori incontaminati, dei suoi mille sentieri fra laghi, gole, torrenti e fiumi, castelli, eremi, vette, altipiani, boschi, antichi borghi: un mix emozionante per vacanze fuori dai luoghi comuni. Chi conquista una qualsiasi delle vette abruzzesi, e gira lo sguardo tutt’attorno, capisce quanto siano vere le parole del famoso orientalista Giuseppe Tucci, secondo il quale nessun altro paesaggio del mondo assomiglia tanto al Tibet come l’Abruzzo montano. Agli appassionati degli sport alpini più impegnativi, i massicci...
La Valle Peligna è una delle aree più affascinanti dell'Abruzzo, situata nel cuore della regione, tra le catene montuose della Maiella, del Sirente e del Morrone. Questo territorio, caratterizzato da un'ampia conca pianeggiante a circa 400 metri di altitudine, ha una storia ricca e un panorama unico che mescola bellezza naturale e cultura millenaria. Nota per essere stata un antico lago prosciugatosi nel corso dei millenni, la valle presenta oggi un paesaggio vario e fertile, attraversato dal fiume Aterno-Pescara e costellato di oliveti, vigneti e piccoli borghi. È un luogo ideale per chi ama la natura e vuole esplorare la cultura abruzzese, grazie alla varietà di esperienze offerte, che spaziano dall'escursionismo alle visite storiche. Sulmona, la città principale della valle, è famosa per essere la patria del poeta latino Ovidio e per la tradizione dei confetti, ancora oggi realizzati con tecniche artigianali. Il centro storico di Sulmona conserva tesori architettonici come la Cattedrale di San Panfilo, il Complesso dell'Annunziata e il maestoso acquedotto medievale, rendendo la città un punto di riferimento culturale nella regione. La Valle Peligna è anche una porta d’accesso a paesaggi spettacolari, grazie alla vicinanza con parchi naturali come il Parco Nazionale della Maiella. Escursionisti e amanti dell’outdoor possono esplorare i sentieri che conducono al monte Morrone o alle Gole di San Venanzio, mentre gli appassionati di storia possono visitare siti come gli eremi celestiniani e il sito archeologico di Corfinium, antica capitale della Lega Italica. Rinomata anche per i suoi prodotti tipici, come l’olio extravergine d’oliva e i vini Montepulciano d'Abruzzo e Trebbiano, la Valle Peligna offre una combinazione perfetta di natura, storia e gastronomia. Un viaggio in questa valle è un’esperienza completa, che regala ai visitatori un assaggio dell'autenticità e della bellezza dell’Abruzzo.

Le valli in Abruzzo
Le valli dell'Abruzzo rappresentano uno degli aspetti più affascinanti del suo paesaggio naturale, incorniciate tra le maestose cime dell'Appennino e ricche di storia, cultura e biodiversità. Tra le più importanti si trovano la Valle Peligna, la Valle del Sagittario, la Valle del Vomano e la Valle Roveto, ciascuna con caratteristiche uniche che raccontano la complessità e la bellezza di questa regione.
La Valle Peligna, situata al centro dell'Abruzzo, è nota per la sua storia antica, essendo stata un importante centro della civiltà italica dei Peligni. Qui si trova Sulmona, patria del poeta Ovidio e celebre per la produzione dei confetti. La valle è circondata da montagne imponenti...
L'Altopiano delle Cinquemiglia è un suggestivo altopiano dell'Abruzzo, situato a circa 1.200 metri di altitudine tra i comuni di Roccaraso, Rivisondoli e Pescocostanzo. Questa vasta area pianeggiante si estende per circa 7 chilometri di lunghezza e 2 chilometri di larghezza, incastonata tra le imponenti montagne dell'Appennino centrale. Caratterizzato da paesaggi incantevoli e da una natura incontaminata, l'altopiano è una destinazione ideale per escursionisti, appassionati di natura e amanti della storia. La zona è nota per i suoi contrasti stagionali: in estate, i prati si tingono di verde e accolgono animali al pascolo, mentre in inverno, l'intero altopiano è spesso ricoperto da una coltre di neve che crea panorami fiabeschi. Grazie alla sua altitudine, l'area è famosa anche per essere tra le più fredde d'Abruzzo, tanto da essere ricordata storicamente come un passaggio impervio per i viandanti e le greggi durante i mesi invernali. Dal punto di vista naturalistico, l'Altopiano delle Cinquemiglia offre una ricca biodiversità. È un luogo ideale per passeggiate e trekking, con sentieri che attraversano dolci pendii e regalano viste spettacolari sulle catene montuose circostanti, tra cui il Gran Sasso e la Maiella. In primavera e in estate, l'area si popola di una colorata varietà di fiori selvatici, mentre i cieli sono spesso attraversati da rapaci, come falchi e aquile. La visita all'altopiano può essere arricchita dalla scoperta dei vicini borghi medievali, come Rivisondoli, Roccaraso e Pescocostanzo, noti per il loro fascino storico, le tradizioni artigianali e la gastronomia tipica. L'Altopiano delle Cinquemiglia non è solo un luogo di straordinaria bellezza naturale, ma anche un simbolo dell'Abruzzo autentico, dove cultura, storia e natura si intrecciano in un’armonia perfetta.

Gli altopiani in Abruzzo
Gli altopiani dell'Abruzzo rappresentano un elemento distintivo del paesaggio naturale di questa regione, caratterizzata da una geografia unica e affascinante. Tra i più noti troviamo l'Altopiano delle Cinquemiglia, il Piano delle Rocche e il celebre Altopiano di Campo Imperatore. Questi altopiani si estendono tra i massicci montuosi dell'Appennino centrale, offrendo panorami mozzafiato e un ambiente naturale straordinariamente ricco, ideale per escursioni, attività all'aria aperta e osservazione della flora e della fauna tipiche della regione. Campo Imperatore, spesso chiamato il "Piccolo Tibet", è probabilmente l'altopiano più famoso d'Abruzzo...




Le gole in Abruzzo
Le gole dell'Abruzzo rappresentano uno degli spettacoli naturali più affascinanti della regione, dove la forza dell'acqua e del tempo ha scolpito profondi canyon e paesaggi suggestivi. Questi luoghi sono spesso immersi in contesti di grande rilevanza naturalistica e storica, offrendo opportunità di esplorazione e avventura. Tra le gole più celebri si trovano le Gole del Sagittario, le Gole di Celano, le Gole del Salinello e la Riserva Naturale delle Gole di San Venanzio. Le Gole del Sagittario, situate nei pressi di Anversa degli Abruzzi, sono un esempio emblematico dell’armonia tra natura e biodiversità. Questo canyon, scavato dal fiume Sagittario, è circondato da...

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