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Sito archeologico in Provincia de L’Aquila: Amplero - Collelongo (Aq - Abruzzo - Info Point Regione Abruzzo

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Sito archeologico in Provincia de L’Aquila: Amplero - Collelongo (Aq - Abruzzo

Le meraviglie > Archeologia in Abruzzo > Archeologia AQ
I principali siti archeologici in Provincia de L'Aquila - Abruzzo

Il sito archeologico di Amplero, situato nel comune di Collelongo, in provincia dell'Aquila, è un'importante testimonianza della storia antica della regione Abruzzo. Scoperto alla fine del XX secolo, Amplero risulta essere un insediamento risalente all'epoca pre-romana, che ha rivelato una ricca stratigrafia archeologica, permettendo di comprendere meglio le abitudini e le attività delle popolazioni che vi abitavano. L'insediamento si sviluppa su una collina panoramica, a circa 900 metri sul livello del mare, ed è caratterizzato da strutture abitative e da un complesso sistema di tombe, che sono state rinvenute in vari settori dell'area. I ritrovamenti di ceramiche, utensili in pietra e bronzo, e tracce di coltivazione e pastorizia suggeriscono che il sito fosse un punto strategico per il controllo delle vie di comunicazione che attraversavano l'area montuosa. L’aspetto più interessante del sito è la sua relazione con altre aree archeologiche dell’Abruzzo e con le civiltà che abitavano la regione in epoche antecedenti la conquista romana. Amplero, infatti, è stato probabilmente un importante centro di scambio e di interazione culturale, testimoniato dalle influenze etrusche e sannitiche nei reperti rinvenuti. L’analisi delle sepolture e dei resti ossei ha fornito inoltre indizi preziosi sulla vita quotidiana e sulle pratiche funerarie della popolazione che viveva qui. Oggi, il sito archeologico di Amplero è una meta ideale per gli appassionati di storia e archeologia, ma anche per chi desidera immergersi nel paesaggio naturale dell’Abruzzo. L’area è stata parzialmente valorizzata, con percorsi di visita che permettono di esplorare le antiche strutture e di comprendere meglio il ruolo che questo insediamento ha avuto nel contesto storico e culturale dell'epoca. La zona circostante, ricca di vegetazione e di panorami mozzafiato, rende la visita ancora più suggestiva, offrendo una connessione tra il passato e il presente in un contesto di rara bellezza.Siti Archeologici in Abruzzo:
Amplero - Collelongo (Aq). L'area archeologica di Amplero a Collelongo - Aq. Amplero. Segnalato nell'Ottocento da Carmelo Mancini e riscoperto successivamente da Vincenzo Grande, fu interessato a partire dal settembre del 1968 da campagne di scavo ad opera dell'Università di Pisa grazie all'interessamento della "Pro loco" di Collelongo. A dirigere i primi interventi fu Paolo Enrico Arias affiancato da Orlanda Pangrazi fino al 1971, poi fu la volta di Cesare Letta che dal 1980 fu affiancato dalla direzione tecnica di Maurizio Paoletti fino all'ultima campagna del 1987. L'insediamento è composto da un'acropoli (ocri) sul colle di La Giostra, da un villaggio (vicus) sui pendii di S. Castro, La Giostrella, Pozzo Maianone e dalle necropoli del Cantone e di La Cava. Su "La Giostra" è presente un piccolo centro fortificato di forma ovale con un circuito murario in opera poligonale (I° maniera) di 350 m , dotato sul versante sud di una porta a corridoio interno obliquo. Nell'interno sono presenti resti di due edifici templari, di una cisterna circolare e di una stipe votiva: l' "Edificio 1" è stato successivamente utilizzato come stazzo per pastori perdendo il suo aspetto originale di probabile tempio italico a più ambienti edificato su alto podio in opera poligonale; all'edificio templare è affiancata la "Cisterna" arcaica a pianta circolare con muratura in opera poligonale, gradino anulare sul fondo e rivestimento alla base in opera signina; la "Stipe votiva", ricavata nella roccia, presentava materiali votivi dal VII al II secolo a.C.; l' "Edificio 2", edificato agli inizi del I secolo a.C. ed abbandonato subito dopo il termine del Bellum Marsicum, è diviso in tre ambienti preceduti dal un vestibolo probabilmente colonnato. Nella stanza centrale con pavimento in opus signinum decorato da tessere in calcare bianco, pareti dipinte in affresco di "secondo stile pompeiano" e base di statua, sono stati rinvenuti frammenti di terracotta relativi ad una divinità femminile, probabilmente Diana. Nei sottostanti pendii della Giostrella e S. Castro sono i resti ben conservati di un vicus italico-romano disposto su terrazze di cui rimangono visibili numerosi terrazzamenti. Nella località "Pozzo Massotto" sono i resti di un piccolo santuarietto con cisterna circolare con copertura a tholos, mentre a S. Castro Vecchio doveva essere la chiesa di Sancti Casti. In quest'ultima località sono venute alla luce le famose "Gambe del Diavolo" che confermano nell'area ("Pietraia di S. Castro") l'esistenza di una necropoli arcaica documentata anche dal rinvenimento di corredi tombali di VI e fine del IV secolo a.C. Più sotto, in località "La Cava" sono venute alla luce tombe a grotticella con chiusura con stele-porta e databili entro il II secolo a.C. Il villaggio si estendeva anche sul declivio di "La Giostrella", "S. Castro nuovo" e "Sopra S. Elia" con una serie di muri di terrazzamento in opera poligonale e piccole cisterne in opera incerta. In località "Sopra S. Elia" sono stati eseguiti saggi di scavo che hanno riportato alla luce resti di crollo di edifici monumentali, di una cisterna rettangolare in opera incerta di età tardo repubblicana abbandonata nel III secolo d.C. ed una necropoli romano imperiale (II secolo) con sei inumati e due incinerati sotto una copertura di tegole (a cappuccina). Resti murari relativi ad una probabile villa italico-romana edificata su terrazze, sono in località "Pozzo Maianone". La necropoli del Cantone è situata su una delle strade antiche che mettevano in comunicazione il vicus con l'alveo fucense e la Vallelonga. Si compone di oltre 50 tombe posizionate sui due declivi della valletta del Cantone e solo in parte scavata scientificamente dalla missione pisana dal 1968 al 1975, mentre gravi sono i danni dei clandestini che hanno "distrutto" circa 26 tombe. Le tombe, a fossa con copertura a lastroni, a loculo con identica copertura ed a camera con copertura a volta, sono disposte su lunghe file parallele sul declivio della valletta e presentano steli-porta di chiusura disposte su muretti di raccordo (Paoletti 1987 e 1989). Dalla grande Tomba 14 viene il famoso letto in osso databile agli inizi del I secolo a.C. con raffigurazione, sui piedi, del volto barbato di Dionysos-Hades (ora al Museo di Chieti). Anche dal percorso della Valletta del Cantone vengono materiali di VI secolo a.C. ed un frammento di statua femminile arcaica che confermano l'esistenza di necropoli della seconda età del ferro nell'area, relative all'ocre marso di La Giostra. Dallo studio degli inumati, dei resti animali e pollini rinvenuti sia nelle tombe che nell'abitato, le genti marse di Amplero sono prevalentemente legate, in età italica e romana, ad un economia agricola ed all'allevamento animale connesso alla pratica agricola. Amplero - Collelongo (Aq)

L'area archeologica di Amplero a Collelongo (AQ) rappresenta una delle più importanti testimonianze della civiltà marso-italica e romana nell'Abruzzo interno. Le prime segnalazioni del sito risalgono all'Ottocento grazie a Carmelo Mancini, ma fu solo nel 1968 che l'Università di Pisa, con il sostegno della Pro Loco di Collelongo, avviò campagne di scavo sistematiche. Le indagini, dirette inizialmente da Paolo Enrico Arias e successivamente da Cesare Letta con la collaborazione di Maurizio Paoletti, portarono alla luce un insediamento articolato, comprendente un'acropoli, un villaggio e diverse necropoli. L'acropoli, situata sul colle di La Giostra, è delimitata da un circuito murario in opera poligonale con una porta a corridoio obliquo e custodisce i resti di due edifici templari, una cisterna circolare e una stipe votiva.
L'Edificio 1, di probabile origine italica, era un tempio a più ambienti edificato su un alto podio in opera poligonale, successivamente trasformato in ricovero per pastori. La vicina cisterna, con pianta circolare e rivestimento in opera signina, testimonia l'attenzione alla raccolta e conservazione dell'acqua. La stipe votiva, scavata nella roccia, ha restituito materiali votivi databili dal VII al II secolo a.C., confermando la continuità del culto nel tempo. L'Edificio 2, di epoca romana, è composto da tre ambienti preceduti da un vestibolo probabilmente colonnato, con pavimento in opus signinum e decorazioni parietali in secondo stile pompeiano. Il rinvenimento di frammenti di una statua femminile suggerisce un culto legato alla dea Diana.
Il villaggio (vicus) si sviluppa sui pendii di S. Castro, La Giostrella e Pozzo Maianone, con numerosi terrazzamenti in opera poligonale e piccole cisterne per la raccolta dell'acqua. In località Pozzo Massotto sono stati individuati i resti di un santuario con cisterna a tholos, mentre in S. Castro Vecchio, oltre alla probabile chiesa di Sancti Casti, è stata scoperta una necropoli arcaica, nota anche per le cosiddette "Gambe del Diavolo". A La Cava sono emerse tombe a grotticella con stele-porta risalenti al II secolo a.C., a testimonianza della continuità insediativa e funeraria del sito.
La necropoli del Cantone, parzialmente scavata tra il 1968 e il 1975, si estende lungo un'antica via di comunicazione tra il vicus, l'alveo fucense e la Vallelonga. Con oltre 50 tombe, alcune delle quali distrutte da scavi clandestini, presenta sepolture a fossa, a loculo e a camera con copertura a volta. Di particolare rilievo è la Tomba 14, dalla quale proviene un prezioso letto in osso con decorazioni di Dionysos-Hades, oggi conservato nel Museo Archeologico di Chieti. Lo studio degli inumati, dei resti animali e dei pollini ha permesso di ricostruire l'economia degli abitanti, basata principalmente sull'agricoltura e sull'allevamento, attività strettamente connesse alla vocazione agricola del territorio marsicano.
L’Abruzzo medievale e rinascimentale
Splendide chiese medievali al centro di solitari altopiani ed eremi nascosti negli anfratti delle montagne, imponenti abbazie e poderosi castelli, sono gli elementi che più originalmente qualificano il paesaggio abruzzese. Il Medioevo è infatti l’epoca che ha lasciato sul territorio le tracce più evidenti e suggestive, capaci di imprimersi per sempre negli occhi e nel cuore dei visitatori. La montagna abruzzese ebbe nel Medioevo una grande importanza militare ed economica, e fu quindi interessata da una straordinaria fioritura di opere d’arte. Lungo tutta la dorsale appenninica e nei suoi centri abitati, grandi e piccoli, i palazzi, i castelli e le chiese romaniche, gotiche e rinascimentali d’Abruzzo fiorirono con grande rigoglio, spesso abbellite dall’apporto di artisti di grande valore: gli enormi capitali prodotti in regione dalla grande stagione della pastorizia produssero infatti in quest’epoca i loro frutti più ricchi e duraturi.


L’Abruzzo montano
Con numerosi centri sciistici con impianti di avanguardia, comprende i maggiori massicci dell’Appennino (il Gran Sasso d’Italia e la Majella), numerosi rilievi che raggiungono anch’essi notevole altitudine e altipiani intervallati dalle conche dell’Aquila e di Sulmona, mentre verso il confine con il Lazio si stende la fertile conca del Fucino, risultante dal prosciugamento del lago omonimo portato a termine dal Duca Alessandro Torlonia nel 1875, opera grandiosa, che peraltro era stata più volte programmata fin dall’epoca dell’impero Romano.


L'Enogastronomia
Una cucina, quella abruzzese, che ha molte anime, per la varietà del territorio e delle culture che in essa convivono. C’è l’evoluzione della cucina agropastorale, quella dei contadini e dei pastori “poveri” delle zone montane e pedemontane, fatta di piatti semplici e saporiti, di carni ovine, zuppe e minestre, formaggi ed erbe aromatiche e quella “colta e borghese” di Teramo, capace di valorizzare sapori primari con preparazioni più complesse: timballo di scrippelle, tra cui le “mazzarelle”; “virtù”. Meno evocativa dell’Abruzzo -percepita come regione di montagne...


Un grande museo all’aperto
Noto in tutto il mondo per la sua natura, l’Abruzzo espone, come un grande museo all’aperto senza orari né mura, opere d’arte e monumenti nel suo peculiare e intatto paesaggio. Accanto a luoghi celeberrimi come la rocca di Calascio, lo straordinario centro storico di Pescocostanzo, il Museo Archeologico Nazionale di Chieti, il poderoso castello cinquecentesco dell’Aquila, emozionano il viaggiatore decine e decine di meraviglie meno note, sparse in ogni angolo della regione. I restauri di chiese e castelli, la sistemazione e la valorizzazione dei siti...
La Basilica di Santa Maria di Collemaggio, situata a L'Aquila, è uno dei luoghi più significativi e affascinanti della città, nonché un capolavoro dell'architettura romanico-gotica abruzzese. Fondata nel 1287 da Pietro da Morrone, futuro Papa Celestino V, la basilica rappresenta non solo un importante punto di riferimento religioso, ma anche un simbolo della storia di L'Aquila e della sua resilienza. La sua facciata, caratterizzata da un magnifico portale e da decorazioni marmoree, cattura immediatamente l'attenzione dei visitatori, mentre l'interno, ampio e solenne, ospita opere d'arte di grande valore. Nel corso dei secoli, la basilica ha vissuto numerosi eventi storici e spirituali, ma è celebre soprattutto per il suo legame con il Giubileo Celestiniano, una tradizione che richiama i fedeli ogni anno per celebrare il perdono e la pace. La Basilica di Santa Maria di Collemaggio è anche il luogo dove, nel 2009, venne celebrato il funerale delle vittime del devastante terremoto che ha colpito la città. Nonostante i danni subiti dal sisma, la basilica è stata restaurata e riaperta al pubblico, continuando a essere un simbolo di speranza per gli aquilani. Il restauro, che ha visto l'impegno di numerosi esperti e artigiani, ha permesso di recuperare la magnificenza originaria della struttura, rendendo la basilica ancora più maestosa e suggestiva. Oltre alla sua funzione religiosa, la basilica è anche un importante attrattore turistico, grazie alla sua storia, all'architettura e al suo legame indissolubile con la città. Visitando la Basilica di Santa Maria di Collemaggio, i turisti possono immergersi in un'atmosfera di spiritualità e cultura, apprezzando un monumento che ha attraversato i secoli senza mai perdere la sua bellezza e il suo significato.

Chiese e santuari in Abruzzo
La provincia dell’Aquila, immersa nel cuore dell’Abruzzo, è un territorio ricco di storia e spiritualità, dove chiese e santuari raccontano secoli di fede e tradizioni.
Tra i paesaggi montuosi del Gran Sasso e della Majella, sorgono luoghi di culto che custodiscono tesori artistici e culturali, attirando pellegrini e visitatori da ogni parte del mondo. L’Aquila stessa, capoluogo della provincia, vanta edifici religiosi di grande rilievo. La Basilica di Santa Maria di Collemaggio è un capolavoro del gotico abruzzese, famosa per la sua facciata policroma...
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