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Personaggi illustri dell’Abruzzo: Gaetano Braga

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I Personaggi che hanno portato lustro all'Abruzzo

Gaetano Braga, insigne violoncellista e compositore giuliese; fu concertista di fama internazionale. Di famiglia modesta, stava per essere avviato alla carriera ecclesiastica sin da fanciullo, quando la Duchessa d’Atri Giulia Colonna, notate in lui delle spiccate attitudini musicali, lo aiutò a superare le difficoltà familiari, che gli impedivano il trasferimento a Napoli presso il Conservatorio S. Pietro a Maiella. Qui fu ammesso, primo tra tutti i candidati, nella classe di canto; ma, rimasto affascinato dal suono del violoncello del compagno di collegio Laboccetta, prese di nascosto delle lezioni da lui. Il direttore Mercadante, scopertolo a suonare in orchestra, e sorpreso dalla sua bravura, fece subito costruire per lui un violoncello dal liutaio Gagliano, e affidò Braga al maestro Ciaudelli, allievo a sua volta di Paganini (il quale suonava anche il violoncello) e di Vincenzo Fenzi, il cui figlio Scipione, nel 1870 divenne docente al Conservatorio di Mosca, sorto solo da pochi anni. Braga debuttò a Napoli all’età di 14 anni e dopo una tournée in varie città italiane (Firenze, Bologna, Trieste…), si fermò a Vienna, dove prese parte al celebre quartetto di Mayseder. Si recò, poi, a Parigi, dove suonò con Bizet, Rubistein, Saint-Säens, Debussy, Gounod, con i migliori pianisti (List, Thalberg, Sgambati, Martucci, Lubech, Prudent, Fumagalli, Stanzieri, Goria, Ravina), violinisti (Sivori, Pinto, Alard, Vieux-Temps) e col celebre contrabbassista Bottesini. A Parigi conobbe, inoltre, Gounod (partecipò alla prima esecuzione assoluta della celebre Ave Maria), Halevy, Auber, Meyerbeer, Massenet, Verdi, e divenne intimo amico di Rossini, che compose per lui Une larme; entrò nella cerchia dei migliori artisti di Parigi (Dorè, Delacroix, Dumas, Boldini …). Nel 1856 prosegue l’attività a Londra, dove acquista lo Stradivari del 1731, che, ancora oggi suonato, porta il suo nome. Nel 1874 effettua anche una tournée in America, e, dopo numerosi successi, venne definito “King violoncellist”. Come compositore, fu allievo di Mercadante, e scrisse numerosa musica da camera strumentale, principalmente per violoncello, (revisionò anche il noto metodo Dotzauer, che pubblicato da Ricordi, fu adottato in tutti i Conservatori) e vocale, tra cui la celeberrima Leggenda Valacca, pubblicata in tutto il mondo e citata persino da A. Cecov, in uno dei suoi racconti. Scrisse anche una decina di opere liriche, collaborando con librettisti come Ghislanzoni, Piave, De Lauzieres; alcune di queste furono rappresentate con successo anche a Vienna (Estella di S. Germano), a Parigi ( La Mendicante ), e a Lisbona (Caligola). Molto ricercato come maestro di canto anche da Verdi e Halevy, insegnò a celebri cantanti come la Nilson , la Patti , la Frezzolini , Maria Lafon, la Borghi-Mamo , la Bosio etc. Fu molto amico di Antonio Fogazzaro, del quale musicò la Ricamatrice , e lo scrittore, a sua volta, lo ritrasse nella novella del maestro Chieco. Casa-Museo “G. Braga” (Museo Civico): costruita nella seconda metà dell’800, quando il musicista decise di riedificare ex-novo sullo stesso sito la sua casa natale, ancora più modesta. Oggi è adibita a casa-museo: vi sono conservate diverse opere d’arte (quadri, disegni, sculture) sulla figura e la vita del musicista, di P. Montegny, P. Chardin, S. Schaeppi, A. Malaspina, A. Tantardini, A. Tentarelli (illustre scultore giuliese), inoltre lettere, illustrazioni, documenti, spartiti, frutto della ricerca condotta in Italia e all’estero dall’Associazione omonima che qui ha sede.Gaetano Braga (Insigne violoncellista e compositore)
(Giulianova 1829 – Milano 1907)

Insigne violoncellista e compositore giuliese. Fu concertista di fama internazionale.

Gaetano Braga, insigne violoncellista e compositore giuliese, è stato uno dei musicisti più importanti della sua epoca. Nato in una famiglia modesta, fu destinato fin da giovane alla carriera ecclesiastica, ma il suo talento musicale non passò inosservato. La Duchessa d'Atri, Giulia Colonna, notando le sue straordinarie attitudini musicali, lo aiutò a superare le difficoltà economiche che gli impedivano di trasferirsi a Napoli per frequentare il Conservatorio di San Pietro a Maiella. Qui Braga si distinse subito, prima per la sua voce nella classe di canto e successivamente per il suo amore inaspettato per il violoncello.
Affascinato dal suono del violoncello del compagno di collegio, Laboccetta, Braga iniziò a prendere lezioni di nascosto. Il direttore del Conservatorio, Saverio Mercadante, scoprì il suo talento e, sorpreso dalla sua abilità, fece costruire per lui uno strumento dal liutaio Gagliano. Affidato al maestro Ciaudelli, allievo di Paganini, Braga intraprese un percorso di formazione che lo portò presto a esibirsi in numerose città italiane e, all'età di 14 anni, debuttò a Napoli. La sua carriera internazionale prese il volo con una tournée in tutta Italia, che lo portò poi a Vienna, dove entrò a far parte del celebre quartetto di Mayseder.
Il suo viaggio musicale lo condusse anche a Parigi, dove divenne protagonista in un ambiente di altissimo livello, suonando con alcuni dei più grandi musicisti dell'epoca, tra cui Bizet, Rubinstein, Saint-Säens, Debussy, Gounod, e tanti altri. Nella capitale francese, Braga strinse legami con artisti e compositori di fama, tra cui Rossini, che gli dedicò la composizione Une larme. La sua notorietà crebbe, e divenne uno dei violoncellisti più richiesti in tutta Europa, partecipando a eventi e concerti di grande prestigio. Conobbe anche altri celebri musicisti come Meyerbeer, Verdi e Halevy, ed entrò nella cerchia degli artisti più rispettati di Parigi.
Nel 1856 Braga si trasferì a Londra, dove acquistò un violoncello Stradivari del 1731, ancora oggi portante il suo nome. La sua carriera lo portò anche in America, dove realizzò una tournée di grande successo nel 1874, guadagnandosi l'appellativo di "King violoncellist". Oltre alla sua carriera da concertista, Braga si distinse anche come compositore. Fu allievo di Mercadante e scrisse numerosi brani da camera, prevalentemente per violoncello, oltre a decine di opere liriche, che furono eseguite con successo a Vienna, Parigi e Lisbona. Il suo lavoro musicale venne anche ammirato e apprezzato da alcuni dei più celebri cantanti dell'epoca, come la Nilson, la Patti e la Frezzolini.
Come insegnante, Braga si distinse per la sua abilità nel formare i migliori talenti del canto, collaborando con cantanti di fama internazionale e musicando anche opere di autori italiani, come Antonio Fogazzaro. La sua influenza si estese anche nel campo della didattica, e il suo nome rimase legato a un metodo di insegnamento che venne adottato in numerosi Conservatori. Nel corso della sua vita, Braga non solo si affermò come artista e musicista, ma divenne una figura di riferimento nella cultura musicale del suo tempo, anche per il suo impegno nella diffusione della musica e della cultura.

La Casa Museo è disposta su tre piani, ognuno dei quali è oggi dedicato all’esposizione della collezione permanente di oggetti raccolti nel corso degli anni dai membri dell’Associazione. Per rendere la visita virtuale al Museo più completa, ecco una descrizione delle stanze. Piano Terra: Nella vetrina sono esposte copie di una lettera da Vienna e di un’altra da Lisbona, dove Braga si trovava per la rappresentazione (che ebbe pieno successo) delle sue opere liriche, rispettivamente Estella di S. Germano e Caligola. Vi è anche una copia di un manoscritto autografo di Braga. In appositi pannelli sono raccolte immagini di celebri Stradivari, tratte da un trattato di liuteria stampato a Parigi nell’Ottocento. Tra queste figurano il violino “Il Messia”, appartenuto al violinista francese M. D. Alard, con il quale Braga tenne concerti, una viola e un violoncello costruiti da Antonio Stradivari per i Medici di Firenze, e il violoncello “Piatti” del 1720, appartenuto al celebre Alfredo Piatti, amico e collega di Braga. Ci sono anche il violoncello “Servais” del 1701, suonato nell’Ottocento dal violoncellista belga Adrien Frangois Servais, e lo Stradivari “Braga” del 1731, acquistato dal musicista giuliese a Londra nel 1856. Vi sono testimonianze dei rapporti di G. Braga con il Cenacolo di Michetti, come lettere di Gabriele d’Annunzio e Francesco Paolo Michetti. Il Museo conserva anche manifesti delle varie commemorazioni su Braga, come quelli del 1957, 1988 e successivi. Primo Pianerottolo: Qui si trova un medaglione in marmo raffigurante Braga, del 1872, opera dello scultore milanese Antonio Tantardini, di scuola verista, suo amico. L’opera fu donata al Comune di Giulianova dagli eredi della famiglia Capone Braga. In mostra ci sono due frontespizi di manoscritti autografi conservati presso la Biblioteca Comunale V. Bindi, tra cui Ave Maria per soprano e organo e la Marcia Giuliese, scritta per la banda di Giulianova. Vi è anche un estratto della cronologia di Giampiero Tintori delle opere rappresentate al Teatro alla Scala di Milano, che include due opere di Braga: Mormile (1862) e Caligola (1874). Primo Piano: Sul pianerottolo, c’è un busto in terracotta di Braga, realizzato nel 1957 da Alfonso Tentarelli per il cinquantenario della sua morte. Il vano principale presenta una volta decorata con paesaggi naturali, figure musicali e motivi floreali in stile liberty. Qui sono conservati mobili e soprammobili dell’Ottocento, insieme a ritratti di Braga donati dal nipote Alfonso Migliori. Tra le opere esposte ci sono dipinti di Alberto Malaspina, P. Montegny e S. Schaeppi, e una riproduzione del ritratto fotografico di Braga realizzato dal fotografo parigino Étienne Carjat nel 1855. Interessante anche un disegno ironico di Paul Chardin, realizzato nel 1881, che ripercorre episodi salienti della vita del musicista. Nella vetrina sono esposte lettere autografe di Braga, tra cui alcune scritte da Parigi, Londra e Milano, oltre a spartiti originali. Terzo Pianerottolo e Scalinata: Qui si trovano varie riproduzioni fotografiche di Gaetano Braga e di suo fratello Giuseppe, pianista. Tra le opere esposte ci sono una foto di Adelaide Borghi-Mamo, allieva di Braga, e una foto della Casa Braga scattata dal conte Andrea Acquaviva d’Aragona nel 1889. Il piccolo edificio adiacente suggerisce com’era la casa originaria di Braga, più modesta, dove nacque. Ci sono anche autoritratti fotografici del conte Acquaviva d’Aragona, nobile di fine Ottocento, che fu anche musicista. In questa sezione sono conservati ricordi del salotto musicale che il conte Acquaviva teneva, dove partecipavano Braga, suo fratello Giuseppe e Francesco Paolo Tosti. Secondo Piano: Qui sono esposti ritratti di celebri personaggi del mondo culturale europeo, conosciuti da Braga durante la sua permanenza a Parigi. Tra i più noti c’è Rossini, con cui Braga ebbe una stretta amicizia, e Giuseppe Verdi, a cui Braga era molto affezionato. Vi sono anche riferimenti ad altri grandi come Meyerbeer, Offenbach, Gautier e Dumas figlio. Il fotografo Nadar, celebre per i suoi ritratti, realizzò alcune foto di Braga, inclusa una con il violoncello Stradivari. La sezione comprende anche una replica dell’ultimo brano scritto da Braga, il Requiem per Enrico Bindi, composto nel 1906. Terzo Piano (Vano Principale): In questa sezione del museo è esposta una riproduzione del ritratto di Braga realizzato nel 1881 da Louise Catherine Breslau. Vi è anche una copia del frontespizio del Metodo per violoncello, riformato da Braga e adottato nei Conservatori d’Italia. In mostra c’è anche il testamento olografo di Braga, redatto nel 1897, in cui esprime il desiderio di essere cremato e di lasciare le sue ceneri a Milano. La vetrina contiene riferimenti letterari, come la novella Il fiasco del maestro Chieco di Antonio Fogazzaro, che ha come protagonista Braga, e il racconto Il Monaco Nero di Anton Čechov, che cita la Leggenda Valacca, una delle composizioni più celebri di Braga.La Casa-Museo "G. Braga", situata nella sua città natale, conserva oggi numerosi oggetti e opere d'arte legati alla sua vita e alla sua carriera.
La casa, riedificata nella seconda metà dell'800, ospita una vasta collezione di quadri, sculture e documenti, che raccontano la sua storia e quella della sua famiglia.
Tra le opere conservate, si trovano anche spartiti originali e incisioni delle sue composizioni.
La casa-museo rappresenta un importante centro di ricerca sulla figura di Braga e permette ai visitatori di esplorare la sua eredità musicale attraverso ascolti di registrazioni e concerti che hanno segnato la sua carriera.

L'enogastronomia abruzzese è un viaggio tra sapori autentici e tradizioni antiche, una sintesi perfetta di mare e montagna che racconta l'anima profonda della regione. Qui, ogni piatto e ogni vino riflettono l'essenza di un territorio generoso, dove la natura incontaminata e la cultura locale si intrecciano per creare un patrimonio culinario unico. In Abruzzo, il cibo non è solo nutrimento, ma una forma di espressione, un legame con le stagioni e con le radici storiche delle comunità. Dai borghi montani alle località costiere, la cucina si distingue per la semplicità e la genuinità degli ingredienti, spesso prodotti artigianalmente. Le ricette, tramandate di generazione in generazione, portano con sé gesti e sapori che parlano di tempi lontani. La terra abruzzese è nota per prodotti straordinari che vanno dall’oro rosso dello zafferano di Navelli ai tartufi profumati delle montagne. I formaggi di pecora, come il pecorino e la ricotta affumicata, raccontano la maestria dei pastori, mentre la pasta fatta a mano, come i celebri maccheroni alla chitarra, celebra l’arte e la pazienza delle cuoche abruzzesi. Il vino gioca un ruolo fondamentale in questo racconto di gusto. Il Montepulciano d'Abruzzo, robusto e avvolgente, è una delle etichette più amate e apprezzate a livello internazionale, affiancato dal delicato Trebbiano d'Abruzzo. Ogni bicchiere racchiude il carattere di queste colline baciate dal sole, dove i vigneti prosperano tra la brezza del mare e l’aria fresca dei monti. Ma l’enogastronomia abruzzese è anche convivialità, un rito che si consuma attorno a una tavola ricca di sapori e storie. Ogni assaggio è un incontro con una cultura che rispetta la natura e valorizza la tradizione, rivelando un equilibrio perfetto tra semplicità e raffinatezza. È un’esperienza che va oltre il palato, coinvolgendo i sensi e lasciando un ricordo indelebile, un legame profondo con una terra che sa come regalare emozioni.
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L'Enogastronomia. La cucina abruzzese è la tradizionale cucina dell'Abruzzo; essa è molto vasta ed è originaria dalle tradizioni sia pastorali delle zone interne montane che marinare della zona costiera; tra gli alimenti più utilizzati troviamo: il pane, la pasta, la carne, i formaggi e il vino. L'isolamento che per decenni ha caratterizzato la regione ha fatto sì che quest'ultima mantenesse un'arte culinaria viva ed indipendente. Tra i prodotti abruzzesi che sono entrati nell'immaginario collettivo di tutto il mondo troviamo i classici confetti tipici della città di Sulmona, lo zafferano coltivato principalmente nell'altopiano di Navelli, gli arrosticini di pecora, gli spaghetti alla chitarra e il prestigioso vino Montepulciano d'Abruzzo. Altri prodotti...

L’artigianato abruzzese rappresenta una straordinaria testimonianza della tradizione e dell’ingegno della regione, un legame profondo tra passato e presente. Ogni angolo dell’Abruzzo racconta storie attraverso opere d’arte create da mani esperte che hanno saputo conservare tecniche e saperi antichi. Uno degli ambiti più celebri è la lavorazione della ceramica. Tra i centri più importanti spicca Castelli, rinomata in tutto il mondo per le sue maioliche decorate a mano con motivi floreali, geometrici e scene di vita quotidiana. Gli artigiani locali continuano a utilizzare metodi tramandati di generazione in generazione, valorizzando colori e disegni che rispecchiano il territorio e la sua cultura. Di grande pregio è anche l’arte della lavorazione del ferro battuto, tipica delle aree montane. Fabbri esperti modellano a caldo cancelli, lampade e altri oggetti, dando vita a opere di straordinaria bellezza e resistenza. Questa tradizione, radicata nella vita rurale, trova il suo apice in laboratori che combinano creatività e funzionalità. Un altro settore emblematico è quello della tessitura. La produzione di merletti e ricami, soprattutto quelli di Pescocostanzo, si distingue per l’eleganza e la finezza dei dettagli. I famosi merletti al tombolo rappresentano una delle forme d’arte più delicate e raffinate, simbolo della pazienza e della maestria delle artigiane abruzzesi. Anche il legno è un materiale protagonista nell’artigianato regionale. Gli ebanisti abruzzesi si dedicano alla creazione di mobili e oggetti decorativi, molti dei quali presentano intagli che richiamano motivi religiosi o naturali. Inoltre, l’arte della scultura del legno è strettamente legata alle tradizioni religiose, con la realizzazione di statue sacre e presepi. Di notevole interesse è l’oreficeria, un’attività che affonda le sue radici nel Medioevo. L'Abruzzo vanta gioielli di rara bellezza, come la "Presentosa", un ciondolo femminile di antica tradizione, simbolo di amore e augurio. Le tecniche di lavorazione, come l’incastonatura e la filigrana, mostrano un’altissima competenza tecnica e artistica. L’artigianato abruzzese, dunque, non è solo un insieme di abilità manuali, ma anche un’espressione di identità culturale. Attraverso i materiali, i disegni e le tecniche, gli artigiani raccontano la storia e l’anima di una terra unica, in cui passato e presente si fondono per dare vita a opere di inestimabile valore.
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L'Artigianato in Abruzzo. L’artigianato abruzzese rappresenta una delle espressioni più autentiche della cultura e delle tradizioni locali, tramandate di generazione in generazione. Tra le lavorazioni più celebri spiccano quelle della ceramica e della maiolica, con il borgo di Castelli che vanta una fama internazionale per i suoi manufatti decorati con motivi floreali, religiosi e geometrici. Ugualmente significativa è la tradizione orafa, con la creazione di gioielli come la presentosa, simbolo dell’Abruzzo, e di raffinati monili in filigrana, prodotti in centri come Sulmona e Scanno. La tessitura e il merletto trovano la loro massima espressione nei pregiati tomboli di Pescocostanzo e negli arazzi realizzati con telai tradizionali nei piccoli borghi montani...
Sciare in Abruzzo significa immergersi in panorami mozzafiato, tra montagne maestose e borghi pittoreschi che aggiungono fascino a una giornata trascorsa sulla neve. Questa regione offre un’esperienza unica, grazie a un territorio che alterna cime innevate a spazi naturali intatti, creando l’ambiente ideale per gli appassionati degli sport invernali. L’Appennino abruzzese, con le sue cime imponenti, accoglie numerose stazioni sciistiche ben attrezzate e in grado di soddisfare le esigenze di sciatori di ogni livello. Le piste si snodano tra pendii soleggiati, boschi secolari e paesaggi aperti, garantendo una combinazione perfetta tra sport e natura. Oltre allo sci alpino, la regione è anche un paradiso per il freeride e lo snowboard, con percorsi studiati appositamente per gli amanti delle discese più adrenaliniche. Non manca poi la possibilità di praticare lo sci di fondo, un’attività che consente di esplorare in tranquillità l’Abruzzo innevato. Tra altopiani incantati e vallate suggestive, questa disciplina permette di vivere la montagna in un modo diverso, silenzioso e contemplativo. Anche le famiglie trovano opzioni ideali, con aree dedicate ai bambini e percorsi più facili pensati per i principianti. La neve abruzzese diventa così il pretesto perfetto per scoprire una terra ricca di autenticità, dove i paesaggi innevati si fondono con l’atmosfera calda e accogliente dei borghi montani. Après-ski nei rifugi, sapori tipici e tradizioni locali completano l’esperienza, regalando momenti di relax e convivialità in un contesto che non smette mai di stupire. Sciare in Abruzzo non è solo uno sport, ma un viaggio tra natura, cultura e avventura.
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Sciare in Abruzzo. L’Abruzzo è terra di montagne e di sciatori. È sufficiente spaziare con lo sguardo lungo l'orizzonte, in qualsiasi angolo della regione ci si trovi, per incontrare filari di cime che, allineate come soldatini di piombo, svettano verso il cielo. Sono i massicci della Majella, del Gran Sasso, della Laga, del gruppo Sirente-Velino, solo per citare i più grandi e noti. Un fantastico mondo di alta quota che costituisce il più formidabile complesso montano dell’Appennino (con caratteristiche a volte alpine), collocato strategicamente nel centro dell’Italia e del Mediterraneo. Grandi complessi montuosi, caratterizzati da un forte e duraturo innevamento, attrezzati con stazioni ed impianti turistici numerosi e qualificati...


Il mare d'Abruzzo offre un'esperienza indimenticabile, fatta di acque cristalline, spiagge variegate e panorami che raccontano la bellezza selvaggia e incontaminata della natura. La costa abruzzese, che si estende per oltre 130 chilometri, accoglie chi cerca relax, avventura o la scoperta di angoli nascosti dove il tempo sembra essersi fermato. Le spiagge si alternano tra ampi arenili sabbiosi e tratti rocciosi, ognuno con un fascino unico. Le dolci colline che degradano verso il mare creano scenari pittoreschi, arricchiti dalla presenza di caratteristici trabocchi, antiche macchine da pesca in legno che sembrano sospese tra cielo e acqua. Questi monumenti alla tradizione marinara raccontano un passato fatto di dedizione e rispetto per il mare, ancora oggi visibile nello stile di vita delle comunità costiere. Il mare d'Abruzzo è anche una promessa di divertimento e benessere. Le acque limpide sono ideali per nuotate rinfrescanti e sport acquatici, come il kayak, il windsurf e le immersioni, che rivelano la ricca vita marina dei fondali. Passeggiate lungo i lungomari regalano momenti di quiete, mentre i piccoli porti e le antiche torri costiere narrano storie di un rapporto secolare tra terra e mare. Lungo questa costa, l’esperienza balneare si intreccia con una gastronomia profondamente legata al territorio. I sapori del mare si trasformano in piatti unici, come il celebre brodetto di pesce, che celebra la freschezza e la genuinità degli ingredienti locali. Tra un tuffo e l’altro, è possibile immergersi anche nella cultura, visitando borghi storici affacciati sul mare, dove l’ospitalità abruzzese si manifesta in tutta la sua autenticità. Il mare d'Abruzzo non è solo una destinazione, ma un invito a scoprire un modo di vivere che unisce natura, tradizione e emozioni. Ogni ondeggiare delle acque e ogni tramonto sulla costa lasciano un segno nel cuore, raccontando la storia di un territorio unico, che sa come abbracciare i suoi visitatori con tutta la forza e la bellezza della sua anima.
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Il mare d'Abruzzo. Dal Tronto a Francavilla al Mare, a sud di Pescara, la costa è una uniforme, regolare e dorata fascia di soffice arenile, larga e accogliente; dalla foce del fiume Foro, a sud di Francavilla, la linea costiera diviene invece alta, portuosa, con scogliere, calette e lunghi tratti di spiaggia a ciottoli, per poi riaprirsi ai larghi arenili solo nel Vastese, al confine col Molise. Il tratto caratteristico di questo paesaggio marino è dunque la varietà, con ambienti e paesaggi per tutti i gusti. Questa particolare bivalenza della riviera, e la stessa conformazione geografica dell’Abruzzo collinare, creano un comprensorio turistico unico nel suo genere che può vantare caratteristiche davvero esclusive: una costa che diventa porta d’accesso all’intero territorio...

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