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Tradizioni e Artigianato dell’Abruzzo: Il tessitore di tutti i colori: l'Abruzzo e l'arte della seta - Info Point Regione Abruzzo

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Tradizioni e Artigianato dell’Abruzzo: Il tessitore di tutti i colori: l'Abruzzo e l'arte della seta

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Scoprire i tesori nascosti, i luoghi affascinanti e le meraviglie naturali dell'Abruzzo

L’Abruzzo vanta una tradizione secolare nella lavorazione della seta, un'arte che affonda le radici nel cuore delle sue campagne, tra le colline di Roccamontepiano e i borghi della provincia di Chieti. Fin dal Settecento, la coltivazione del gelso e l’allevamento dei bachi da seta erano attività diffuse in molte zone abruzzesi, dove la sericoltura diventava una risorsa fondamentale per l'economia locale. I bachi, nutriti con le foglie di gelso, producevano il loro bozzolo avvolgendo il corpo con un filo di seta che veniva poi raccolto con estrema cura. L'intero processo, che prevedeva l’allevamento dei bachi e il trattamento della seta, veniva eseguito con abilità e passione, mantenendo gelosamente segreti i metodi di lavorazione che rendevano unici i tessuti abruzzesi. Nel corso dell’Ottocento, la produzione della seta si estese in tutta la regione, con un notevole sviluppo in località come Notaresco, dove la forte domanda di bozzoli stimolava il commercio con i mercanti del Teramano e le esportazioni, in particolare verso lo Stato Pontificio. Nelle filande, il filo di seta veniva dipanato e avvolto in mattasse, pronto per essere trasformato in tessuti pregiati. Ogni fase della lavorazione veniva curata nei minimi dettagli, con una particolare attenzione alla qualità del materiale e alle tecniche di tessitura, che venivano tramandate da generazione a generazione. Il lavoro delle mani esperte dei tessitori abruzzesi, considerati veri e propri artisti, dava vita a stoffe pregiate che spesso erano realizzate su telai manuali, dando così una forma unica alla seta. Tra i protagonisti di questa tradizione c'è Giuseppe Lisio, un maestro tessitore originario di Roccamontepiano, che si fece conoscere in tutta Italia e all'estero per la sua abilità nel trasformare la seta in opere d'arte. Dopo aver lavorato nelle industrie seriche più rinomate, Lisio aprì una sua attività a Firenze, dove perfezionò le tecniche di tessitura e tintura della seta. La sua produzione di velluti, che combinavano sette diverse tinte, veniva considerata unica nel suo genere, tanto da essere paragonata a veri e propri dipinti in tessuto. Lisio divenne famoso non solo per la sua abilità tecnica, ma anche per la sua capacità di mescolare l’arte del passato con le esigenze della clientela aristocratica e colta, portando l’eccellenza dell'artigianato abruzzese in tutta Europa. La tradizione della seta in Abruzzo non si è mai persa del tutto, anzi, continua a essere preservata e valorizzata anche ai giorni nostri. La figlia di Giuseppe Lisio, Fidalma, nel 1971 fondò la "Fondazione dell'Arte della Seta" a Ponte a Ema, con l'intento di mantenere vive le antiche tecniche di tessitura a mano e di trasmettere il sapere ai giovani. In Abruzzo, altre realtà continuano a lavorare la seta con grande maestria, come nel caso di alcune storiche filande che oggi offrono laboratori didattici per far conoscere l'antica arte della bachicoltura e della tintura naturale. Le sete utilizzate nei costumi tradizionali e nei paramenti liturgici, ancora oggi esposti in numerosi musei e chiese, sono il segno tangibile della perizia artigianale che, da secoli, ha reso l’Abruzzo un centro di eccellenza nel panorama della lavorazione della seta.Tradizioni e Artigianato dell’Abruzzo:
L'Abruzzo e la lavorazione della seta. All'inizio del Settecento, molti degli abitanti di Roccamontepiano (CH) erano dediti alla coltivazione del gelso e all'allevamento del baco. La produzione della seta e l'’allevamento dei bachi da seta ebbe nell'Ottocento una grande diffusione a Notaresco (Te) e soprattutto nella provincia di Chieti, grazie alla forte richiesta da parte dei mercanti del Teramano disposti a pagare notevoli cifre pur di ottenere gran parte dei bozzoli esportati di solito nello stato pontificio. Nelle campagne si coltivavano i gelsi e con le foglie di questa pianta si alimentavano i bachi da seta che erano allevati con cura dalla nascita fino alla loro chiusura nel bozzolo per mutarsi in farfalle. I bachi costruivano il bozzolo avvolgendo intorno al proprio corpo un lungo filo di seta da loro stessi prodotto. Onde evitare il danneggiamento del filamento che componeva il bozzolo, la crisalide veniva fatta morire prima della schiusa. Infine si completava il ciclo produttivo in filanda dove si procedeva con il dipanamento del filo e del suo avvolgimento sull'aspo per ricavarne mattasse. Solo a questo punto la seta grezza era pronta per essere trasformata in tessuto. Le tecniche di lavorazione venivano mantenute segrete per ottenere manufatti esclusivi e i tessitori, considerati artisti, custodivano il mistero delle raffinate e antiche tecniche. Tra i bravissimi artigiani le cui opere oggi hanno un valore inestimabile, possiamo citare Giuseppe Lisio, nato il 26 febbraio del 1870 in contrada Terranova di Roccamontepiano in provincia di Chieti. A diciassette anni si trasferì a Milano e a 22 anni entrò come rappresentante presso la ditta Luigi Osnago, una delle più quotate industrie seriche del tempo e nel 1905 aprì la Società Tessiture Riunite. Nel 1906 decise di mettersi in proprio ed aprì a Firenze un'attività con funzione commerciale. Dopo aver ricostruito l'abitazione di un setaiolo fiorentino del XIV secolo, cominciò a produrre tessuti in seta di ogni stile e per una clientela colta e raffinata, realizzati esclusivamente su telai manuali, capaci di rinnovare gli splendori dell'antica Arte della Seta fiorentina. L'abilissimo artigiano fu definito da Gabriele d'Annunzio "Il grandissimo maestro dei licci e Tessitore di tutti i colori" descrivendo come ogni suo scampolo suscitasse in lui “un’allegrezza infantile e mistica”. Nei primi anni del Novecento aprì stupendi negozi a Firenze, Milano, Roma, Venezia e a Parigi nella aristocratica Rue St. Honoré. La preziosità dei materiali impiegati, l'ispirazione alle opere dei grandi artisti sia rinascimentali sia del XVII e XVIII secolo e le capacità artistiche di Giuseppe Lisio permisero al maestro di realizzare prodotti di altissima qualità. Per la realizzazione del velluto più sontuoso a tre corpi ci vollero circa due mesi di lavoro per la sola programmazione del telaio, unico al mondo, e attualmente ancora funzionante. Tale velluto combinava ben sette tinte nei toni lucidi e opachi consentendo di realizzare una vera e propria pittura in seta. La produzione quotidiana di questo tipo di velluto oscillava tra i dieci centimetri e il mezzo metro, ottenibili nell'intero arco delle otto ore lavorative giornaliere. Nel 1971 la figlia Fidalma, erede di Giuseppe Lisio, crea la Fondazione dell'Arte della Seta, situata alle porte di Ponte a Ema, con l'intento di continuare a proporre le antiche tecniche di lavorazione sui telai a mano. Nell'archivio della Fondazione si conservano 350 frammenti di tessuti antichi, databili tra il XV e il XIX secolo, mentre nella scuola si offrono insegnamenti specialistici agli addetti che lavorano nell'industria tessile. Altro grande bacologo abruzzese fu l'avvocato e imprenditore Vincenzo Mapei, nato a Nocciano (PE) nel 1806. Nel suo paese fondò un importante allevamento di bachi da seta e una filanda. Scrisse numerosi testi e pubblicò articoli sull'arte della bachicoltura e vinse un prestigioso Premio all’Esposizione Internazionale di Parigi del 1856 per i tessuti prodotti dalla sua filanda. Tuttora operante nel territorio, l'azienda organizza giornate formative e laboratori di bachicoltura, sericoltura e tintura naturale dall’osservazione del baco alla creazione del tessuto. Nel 2007 è stato pubblicato il libro All’ombra dell’albero d’oro: Notaresco e la gelsibachicoltura nell’Ottocento, dello storico Sandro Galentini, inserito nella sezione in lingua straniera dell'Università di Yale che riporta in appendice due rari e antichi testi del periodo. Limitata ma presente nell'antico lanificio Merlino di Taranta Peligna rimane la produzione delle "ferrandine", coperte di stoffa leggera, con ordito di seta, con angeli o motivi floreali a due colori, senza dritto né rovescio, note già dal Cinquecento, prodotto di nicchia che rappresentava un tempo un oggetto immancabile del corredo della sposa abruzzese. Preziose le sete dei Costumi Tradizionali Abruzzesi e dei paramenti liturgici esposti in numerosi musei e chiese abruzzesi come pianete, tonacelle, piviali, veli omerali, veli di calici. In Abruzzo, le botteghe artigiane hanno rappresentato per secoli il cuore pulsante della tradizione della seta, un'arte che affonda le radici nelle campagne e nei piccoli borghi della regione. Fin dal Settecento, in luoghi come Roccamontepiano, la coltivazione del gelso e l'allevamento dei bachi da seta erano pratiche comuni. Le botteghe, ovvero le filande e le botteghe di tessitura, si occupavano della cura dei bachi da seta e della trasformazione del filato, un processo che richiedeva un'abilità e una conoscenza tramandata di generazione in generazione. Ogni fase del ciclo produttivo, dalla coltivazione delle piante di gelso alla raccolta dei bozzoli, fino al dipanamento del filo e alla tessitura, veniva svolta con grande attenzione ai dettagli, al fine di produrre tessuti pregiati apprezzati anche al di fuori dei confini regionali. Le botteghe di seta erano luoghi di alta specializzazione, dove il mestiere veniva tramandato attraverso l'apprendistato e il duro lavoro manuale. I tessitori, considerati veri e propri artisti, realizzavano capolavori con tessuti di alta qualità, lavorando su telai manuali per creare pezzi unici e inimitabili. Le stoffe prodotte in queste botteghe non erano solo materiali da indossare, ma vere e proprie opere d'arte, in grado di esprimere la bellezza e la raffinatezza delle tradizioni abruzzesi. La seta veniva utilizzata per realizzare costumi, paramenti liturgici e decorazioni, ma anche per produrre oggetti di lusso, destinati alle classi nobiliari e agli amanti dell'artigianato di alta qualità. Un esempio significativo di questo artigianato è rappresentato da Giuseppe Lisio, un maestro tessitore originario di Roccamontepiano, che ha portato la tradizione della seta abruzzese nel mondo. Lisio, dopo aver imparato le tecniche della tessitura e della tintura, ha fondato la sua attività a Firenze, dove ha continuato a produrre tessuti di seta di una qualità ineguagliabile. Le sue botteghe non erano solo un luogo di lavoro, ma anche di innovazione, dove si creavano velluti e altri tessuti pregiati, utilizzando tecniche raffinate che mescolavano tradizione e innovazione. Il suo successo dimostra quanto la tradizione artigiana abruzzese fosse in grado di evolversi, pur mantenendo intatti i valori e le competenze che la distinguevano. Anche oggi, molte botteghe abruzzesi continuano a praticare l'arte della seta, preservando le tecniche tradizionali e integrandole con le necessità del mercato moderno. In città come Notaresco e nei piccoli paesi della provincia di Chieti, l'artigianato della seta è ancora vivo e prospera. Le botteghe non sono solo luoghi di lavoro, ma anche centri di formazione e di cultura, dove si insegnano le antiche tecniche della bachicoltura, della tintura naturale e della tessitura a mano. La seta prodotta in Abruzzo continua ad essere un simbolo di eccellenza, con tessuti che conservano la bellezza e la qualità che hanno reso famosa questa tradizione nel corso dei secoli. L'Abruzzo e l'arte della seta

L'Abruzzo e la Lavorazione della Seta. Nel Settecento, l'arte della bachicoltura ebbe una forte diffusione in Abruzzo, in particolare a Roccamontepiano (CH), dove molti abitanti si dedicarono alla coltivazione del gelso e all’allevamento dei bachi da seta. Questa attività si estese rapidamente nella provincia di Chieti, specialmente a Notaresco (TE), dove i mercanti del Teramano, pronti a pagare somme ingenti, acquistavano gran parte dei bozzoli prodotti, che venivano poi esportati, principalmente nello Stato Pontificio. L’allevamento dei bachi da seta era un processo laborioso e delicato: le foglie di gelso venivano utilizzate per nutrire i bachi, che si alimentavano fino a formare il loro bozzolo, avvolgendo il corpo con un lungo filo di seta prodotto da loro stessi. Per preservare l’integrità del filamento, la crisalide veniva fatta morire prima che il baco si trasformasse in farfalla. La seta veniva poi dipanata e avvolta in mattasse nelle filande, per essere trasformata in tessuti.
Nel corso dell'Ottocento, la lavorazione della seta divenne sempre più diffusa in Abruzzo, unendo tradizione e innovazione. Le tecniche di tessitura, tramandate in segreto dai maestri artigiani, garantivano la creazione di manufatti esclusivi e raffinati. I tessitori, veri e propri artisti, custodivano gelosamente i segreti della lavorazione della seta, realizzando tessuti unici, apprezzati anche fuori dai confini regionali. Tra i più noti artigiani abruzzesi, emerge la figura di Giuseppe Lisio, nato a Roccamontepiano nel 1870, che divenne celebre per la sua abilità nel tessere sete pregiate. Dopo aver lavorato in alcune delle migliori industrie seriche, Lisio aprì la sua attività a Firenze, dove perfezionò l’arte della tessitura su telai manuali. La sua produzione di tessuti di seta, realizzati con straordinarie tecniche di tintura e tessitura, fu molto apprezzata dalla nobiltà e dalla clientela colta.
Giuseppe Lisio, soprannominato "Il grandissimo maestro dei licci e tessitore di tutti i colori" da Gabriele d'Annunzio, divenne una leggenda nel mondo della seta, tanto che la sua produzione di velluto, che richiedeva due mesi di lavoro per la sola programmazione del telaio, veniva considerata unica al mondo. Questo velluto combinava sette tinte lucide e opache, creando veri e propri dipinti in seta. Lisio aprì negozi a Firenze, Milano, Roma, Venezia e Parigi, portando l'arte della seta abruzzese in Europa. Nel 1971, sua figlia Fidalma fondò la Fondazione dell'Arte della Seta, con l’intento di preservare e tramandare le tecniche tradizionali di tessitura a mano, mantenendo vivo il patrimonio artigianale.
Un altro grande protagonista della bachicoltura abruzzese fu Vincenzo Mapei, nato a Nocciano (PE) nel 1806, che fondò un importante allevamento di bachi da seta e una filanda nel suo paese. Oltre alla sua attività imprenditoriale, Mapei scrisse numerosi testi sull’arte della bachicoltura e vinse un prestigioso premio all'Esposizione Internazionale di Parigi nel 1856 per i tessuti prodotti nella sua filanda. Oggi, la sua azienda continua a essere un punto di riferimento nel settore, organizzando laboratori e giornate formative per diffondere la conoscenza della sericoltura e della tintura naturale. Anche l’antico lanificio Merlino di Taranta Peligna, pur essendo un piccolo esempio, conserva ancora la tradizione delle “ferrandine”, coperte leggere in seta, parte integrante del corredo tradizionale delle spose abruzzesi. Le sete utilizzate per i costumi tradizionali e i paramenti liturgici, ancora oggi esposti in chiese e musei abruzzesi, sono testimonianza del valore inestimabile di questa tradizione, che ha reso l'Abruzzo un fulcro dell'arte serica.
L'enogastronomia abruzzese è un viaggio tra sapori autentici e tradizioni antiche, una sintesi perfetta di mare e montagna che racconta l'anima profonda della regione. Qui, ogni piatto e ogni vino riflettono l'essenza di un territorio generoso, dove la natura incontaminata e la cultura locale si intrecciano per creare un patrimonio culinario unico. In Abruzzo, il cibo non è solo nutrimento, ma una forma di espressione, un legame con le stagioni e con le radici storiche delle comunità. Dai borghi montani alle località costiere, la cucina si distingue per la semplicità e la genuinità degli ingredienti, spesso prodotti artigianalmente. Le ricette, tramandate di generazione in generazione, portano con sé gesti e sapori che parlano di tempi lontani. La terra abruzzese è nota per prodotti straordinari che vanno dall’oro rosso dello zafferano di Navelli ai tartufi profumati delle montagne. I formaggi di pecora, come il pecorino e la ricotta affumicata, raccontano la maestria dei pastori, mentre la pasta fatta a mano, come i celebri maccheroni alla chitarra, celebra l’arte e la pazienza delle cuoche abruzzesi. Il vino gioca un ruolo fondamentale in questo racconto di gusto. Il Montepulciano d'Abruzzo, robusto e avvolgente, è una delle etichette più amate e apprezzate a livello internazionale, affiancato dal delicato Trebbiano d'Abruzzo. Ogni bicchiere racchiude il carattere di queste colline baciate dal sole, dove i vigneti prosperano tra la brezza del mare e l’aria fresca dei monti. Ma l’enogastronomia abruzzese è anche convivialità, un rito che si consuma attorno a una tavola ricca di sapori e storie. Ogni assaggio è un incontro con una cultura che rispetta la natura e valorizza la tradizione, rivelando un equilibrio perfetto tra semplicità e raffinatezza. È un’esperienza che va oltre il palato, coinvolgendo i sensi e lasciando un ricordo indelebile, un legame profondo con una terra che sa come regalare emozioni.
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L'Enogastronomia. La cucina abruzzese è la tradizionale cucina dell'Abruzzo; essa è molto vasta ed è originaria dalle tradizioni sia pastorali delle zone interne montane che marinare della zona costiera; tra gli alimenti più utilizzati troviamo: il pane, la pasta, la carne, i formaggi e il vino. L'isolamento che per decenni ha caratterizzato la regione ha fatto sì che quest'ultima mantenesse un'arte culinaria viva ed indipendente. Tra i prodotti abruzzesi che sono entrati nell'immaginario collettivo di tutto il mondo troviamo i classici confetti tipici della città di Sulmona, lo zafferano coltivato principalmente nell'altopiano di Navelli, gli arrosticini di pecora, gli spaghetti alla chitarra e il prestigioso vino Montepulciano d'Abruzzo. Altri prodotti...

L’artigianato abruzzese rappresenta una straordinaria testimonianza della tradizione e dell’ingegno della regione, un legame profondo tra passato e presente. Ogni angolo dell’Abruzzo racconta storie attraverso opere d’arte create da mani esperte che hanno saputo conservare tecniche e saperi antichi. Uno degli ambiti più celebri è la lavorazione della ceramica. Tra i centri più importanti spicca Castelli, rinomata in tutto il mondo per le sue maioliche decorate a mano con motivi floreali, geometrici e scene di vita quotidiana. Gli artigiani locali continuano a utilizzare metodi tramandati di generazione in generazione, valorizzando colori e disegni che rispecchiano il territorio e la sua cultura. Di grande pregio è anche l’arte della lavorazione del ferro battuto, tipica delle aree montane. Fabbri esperti modellano a caldo cancelli, lampade e altri oggetti, dando vita a opere di straordinaria bellezza e resistenza. Questa tradizione, radicata nella vita rurale, trova il suo apice in laboratori che combinano creatività e funzionalità. Un altro settore emblematico è quello della tessitura. La produzione di merletti e ricami, soprattutto quelli di Pescocostanzo, si distingue per l’eleganza e la finezza dei dettagli. I famosi merletti al tombolo rappresentano una delle forme d’arte più delicate e raffinate, simbolo della pazienza e della maestria delle artigiane abruzzesi. Anche il legno è un materiale protagonista nell’artigianato regionale. Gli ebanisti abruzzesi si dedicano alla creazione di mobili e oggetti decorativi, molti dei quali presentano intagli che richiamano motivi religiosi o naturali. Inoltre, l’arte della scultura del legno è strettamente legata alle tradizioni religiose, con la realizzazione di statue sacre e presepi. Di notevole interesse è l’oreficeria, un’attività che affonda le sue radici nel Medioevo. L'Abruzzo vanta gioielli di rara bellezza, come la "Presentosa", un ciondolo femminile di antica tradizione, simbolo di amore e augurio. Le tecniche di lavorazione, come l’incastonatura e la filigrana, mostrano un’altissima competenza tecnica e artistica. L’artigianato abruzzese, dunque, non è solo un insieme di abilità manuali, ma anche un’espressione di identità culturale. Attraverso i materiali, i disegni e le tecniche, gli artigiani raccontano la storia e l’anima di una terra unica, in cui passato e presente si fondono per dare vita a opere di inestimabile valore.
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L'Artigianato in Abruzzo. L’artigianato abruzzese rappresenta una delle espressioni più autentiche della cultura e delle tradizioni locali, tramandate di generazione in generazione. Tra le lavorazioni più celebri spiccano quelle della ceramica e della maiolica, con il borgo di Castelli che vanta una fama internazionale per i suoi manufatti decorati con motivi floreali, religiosi e geometrici. Ugualmente significativa è la tradizione orafa, con la creazione di gioielli come la presentosa, simbolo dell’Abruzzo, e di raffinati monili in filigrana, prodotti in centri come Sulmona e Scanno. La tessitura e il merletto trovano la loro massima espressione nei pregiati tomboli di Pescocostanzo e negli arazzi realizzati con telai tradizionali nei piccoli borghi montani...
Sciare in Abruzzo significa immergersi in panorami mozzafiato, tra montagne maestose e borghi pittoreschi che aggiungono fascino a una giornata trascorsa sulla neve. Questa regione offre un’esperienza unica, grazie a un territorio che alterna cime innevate a spazi naturali intatti, creando l’ambiente ideale per gli appassionati degli sport invernali. L’Appennino abruzzese, con le sue cime imponenti, accoglie numerose stazioni sciistiche ben attrezzate e in grado di soddisfare le esigenze di sciatori di ogni livello. Le piste si snodano tra pendii soleggiati, boschi secolari e paesaggi aperti, garantendo una combinazione perfetta tra sport e natura. Oltre allo sci alpino, la regione è anche un paradiso per il freeride e lo snowboard, con percorsi studiati appositamente per gli amanti delle discese più adrenaliniche. Non manca poi la possibilità di praticare lo sci di fondo, un’attività che consente di esplorare in tranquillità l’Abruzzo innevato. Tra altopiani incantati e vallate suggestive, questa disciplina permette di vivere la montagna in un modo diverso, silenzioso e contemplativo. Anche le famiglie trovano opzioni ideali, con aree dedicate ai bambini e percorsi più facili pensati per i principianti. La neve abruzzese diventa così il pretesto perfetto per scoprire una terra ricca di autenticità, dove i paesaggi innevati si fondono con l’atmosfera calda e accogliente dei borghi montani. Après-ski nei rifugi, sapori tipici e tradizioni locali completano l’esperienza, regalando momenti di relax e convivialità in un contesto che non smette mai di stupire. Sciare in Abruzzo non è solo uno sport, ma un viaggio tra natura, cultura e avventura.
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Sciare in Abruzzo. L’Abruzzo è terra di montagne e di sciatori. È sufficiente spaziare con lo sguardo lungo l'orizzonte, in qualsiasi angolo della regione ci si trovi, per incontrare filari di cime che, allineate come soldatini di piombo, svettano verso il cielo. Sono i massicci della Majella, del Gran Sasso, della Laga, del gruppo Sirente-Velino, solo per citare i più grandi e noti. Un fantastico mondo di alta quota che costituisce il più formidabile complesso montano dell’Appennino (con caratteristiche a volte alpine), collocato strategicamente nel centro dell’Italia e del Mediterraneo. Grandi complessi montuosi, caratterizzati da un forte e duraturo innevamento, attrezzati con stazioni ed impianti turistici numerosi e qualificati...


Il mare d'Abruzzo offre un'esperienza indimenticabile, fatta di acque cristalline, spiagge variegate e panorami che raccontano la bellezza selvaggia e incontaminata della natura. La costa abruzzese, che si estende per oltre 130 chilometri, accoglie chi cerca relax, avventura o la scoperta di angoli nascosti dove il tempo sembra essersi fermato. Le spiagge si alternano tra ampi arenili sabbiosi e tratti rocciosi, ognuno con un fascino unico. Le dolci colline che degradano verso il mare creano scenari pittoreschi, arricchiti dalla presenza di caratteristici trabocchi, antiche macchine da pesca in legno che sembrano sospese tra cielo e acqua. Questi monumenti alla tradizione marinara raccontano un passato fatto di dedizione e rispetto per il mare, ancora oggi visibile nello stile di vita delle comunità costiere. Il mare d'Abruzzo è anche una promessa di divertimento e benessere. Le acque limpide sono ideali per nuotate rinfrescanti e sport acquatici, come il kayak, il windsurf e le immersioni, che rivelano la ricca vita marina dei fondali. Passeggiate lungo i lungomari regalano momenti di quiete, mentre i piccoli porti e le antiche torri costiere narrano storie di un rapporto secolare tra terra e mare. Lungo questa costa, l’esperienza balneare si intreccia con una gastronomia profondamente legata al territorio. I sapori del mare si trasformano in piatti unici, come il celebre brodetto di pesce, che celebra la freschezza e la genuinità degli ingredienti locali. Tra un tuffo e l’altro, è possibile immergersi anche nella cultura, visitando borghi storici affacciati sul mare, dove l’ospitalità abruzzese si manifesta in tutta la sua autenticità. Il mare d'Abruzzo non è solo una destinazione, ma un invito a scoprire un modo di vivere che unisce natura, tradizione e emozioni. Ogni ondeggiare delle acque e ogni tramonto sulla costa lasciano un segno nel cuore, raccontando la storia di un territorio unico, che sa come abbracciare i suoi visitatori con tutta la forza e la bellezza della sua anima.
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Il mare d'Abruzzo. Dal Tronto a Francavilla al Mare, a sud di Pescara, la costa è una uniforme, regolare e dorata fascia di soffice arenile, larga e accogliente; dalla foce del fiume Foro, a sud di Francavilla, la linea costiera diviene invece alta, portuosa, con scogliere, calette e lunghi tratti di spiaggia a ciottoli, per poi riaprirsi ai larghi arenili solo nel Vastese, al confine col Molise. Il tratto caratteristico di questo paesaggio marino è dunque la varietà, con ambienti e paesaggi per tutti i gusti. Questa particolare bivalenza della riviera, e la stessa conformazione geografica dell’Abruzzo collinare, creano un comprensorio turistico unico nel suo genere che può vantare caratteristiche davvero esclusive: una costa che diventa porta d’accesso all’intero territorio...

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