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Grotte nella Regione Abruzzo: Grotta dell'Eremita - Info Point Regione Abruzzo

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Grotte nella Regione Abruzzo: Grotta dell'Eremita

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Scoprire i tesori nascosti, i luoghi affascinanti e le meraviglie naturali dell'Abruzzo

La Grotta dell’Eremita, situata sul versante nord-est del Vallone di Angri a un’altitudine di circa 1217 metri, è un affascinante esempio di cavità naturale in Abruzzo. La sua storia esplorativa risale al 1927, quando alcuni soci del CAI di Teramo documentarono la prima visita. Tuttavia, fu solo nel 1968 che un gruppo di appassionati speleologi riuscì a ritrovarla, guidato dal racconto di un’anziana signora di Farindola. Da giovane, la donna aveva scoperto la grotta mentre cercava una capretta scomparsa del suo gregge, attratta dalla presenza di acqua all'interno della cavità. La sua descrizione della grotta, ricca di formazioni simili a mortai e candelabri, trovò conferma nelle imponenti stalagmiti e stalattiti osservate dagli esploratori. Purtroppo, negli anni successivi, la grotta subì il saccheggio di molte delle sue spettacolari concrezioni, portando alla temporanea installazione di una rete di protezione e di una porta d’ingresso, oggi non più in uso. Oggi l’accesso alla grotta è reso più agevole da un sentiero che permette di raggiungerla senza difficili arrampicate. Il nome della grotta è legato a una leggenda secondo cui un eremita vi avrebbe abitato, sebbene non esistano prove storiche della sua permanenza. Un’altra narrazione popolare racconta che, il giorno della sua partenza, l’eremita lanciò il proprio bastone verso i Merletti di Villa Celiera e, nel punto in cui toccò terra, nacque un giglio che continua a sbocciare ogni anno nello stesso luogo. L’ampio ingresso della grotta permette di scorgere il primo ambiente, caratterizzato da concrezioni scurite, coperte da muschi e licheni a causa dell’esposizione agli agenti atmosferici. Più in profondità, la grotta si sviluppa in ambienti dal fascino intatto, con formazioni calcaree candide e levigate che assumono forme singolari. Dal soffitto pendono stalattiti di diverse conformazioni, alcune con caratteristiche aperture centrali. Il fenomeno dello stillicidio si intensifica nei periodi di scioglimento delle nevi, formando piccole vasche di acqua cristallina sulla superficie delle stalagmiti. In alcune di queste si trovano le pisoliti, conosciute anche come perle di grotta. La grotta è inoltre rifugio per diverse specie di fauna sotterranea: piccoli pipistrelli vi svernano durante l’inverno, mentre in primavera ed estate non è raro incontrare anfibi e rettili in cerca di riparo. La presenza dell’insetto ipogeo Dolichodopa geniculata conferma l’importanza biologica dell’ecosistema interno. Nonostante il suo sviluppo prevalentemente orizzontale, la Grotta dell’Eremita è accessibile solo a escursionisti esperti, poiché l’ultimo tratto del sentiero richiede il superamento di alcuni passaggi rocciosi. Per preservare la delicatezza delle formazioni calcaree, è necessario l’uso di guanti durante la visita, evitando il contatto diretto con le concrezioni. La grotta rimane isolata nei mesi invernali, mentre in primavera e autunno è accessibile solo in condizioni meteorologiche favorevoli. L’estate rappresenta il periodo ideale per l’esplorazione. La tutela di questo ambiente unico è fondamentale, ed è vietato prelevare o danneggiare le formazioni naturali, per garantirne la conservazione per le future generazioni.Le Grotte naturali in Abruzzo:
Grotta dell'Eremita. La grotta dell’eremita si apre sul versante Nord Est del vallone di Angri ad un’altitudine di circa 1217mt. Si ha traccia di una prima esplorazione ad opera di alcuni soci del CAI di Teramo nel 1927. Solo intorno al 1968, un gruppo di amici, appassionati di speleologia riuscirono a ritrovarla. L’avventura iniziò dalle parole di una sig.ra anziana di circa 86 anni, cittadina di Farindola, la quale in giovane età scoprì la grotta cercando una capretta scomparsa del suo gregge. La bestiola era salita fino alla grotta, perché al suo interno trovava facilmente acqua, derivante dal copioso stillicidio e da una probabile sorgente. La signora descrisse la grotta come ricca di “mortai” e “candelabri”. Quando i novelli esploratori, dopo un’ardua scalata, arrivarono alla grotta, si trovarono difronte a stalagmiti con vaschette che ricordavano dei “mortai per il sale” e stalattiti come “candelabri”. Purtroppo l’attività di predatori di concrezioni, dopo i primi anni dalla riscoperta, ha privato la grotta di molte concrezioni presenti. Per questo nei primi anni 70 ci fu un tentativo di protezione dell’ipogeo, con l’istallazione di una rete e di una porta d’ingresso, ad oggi non più in uso. Ad oggi l’accesso alla grotta è reso più agevole dal sentiero che permette di arrivarci senza difficili arrampicate. Il nome della grotta si deve alla leggenda per cui fosse abitata da un eremita, purtroppo non ci sono dati storici o altre testimonianze sulla sua reale permanenza nell’ipogeo. Un'altra leggenda legata alla grotta racconta che l’eremita, il giorno che lasciò l’eremo, lanciasse il suo bastone verso i Merletti di Villa Celiera. Nel momento in cui il bastone toccò terra, in quel punto nacque un giglio, che continua a nascere ogni anno nello stesso periodo, nello stesso posto. Arrivando davanti alla grotta la cosa che più colpisce è l’ampio ingresso, che lascia a vista un primo ambiente, caratterizzato da concrezioni ormai scurite con presenza di muschi e licheni, il tutto dovuto all’esposizione alle intemperie e al sole. Un secondo ambiente più interno alla grotta è caratterizzato da particolari concrezioni candide e con forme arrotondate. Dal soffitto scendono stalattiti di diverse forme dalle più tradizionale a forme arrotondate caratterizzate da fori centrali. Quasi tutte le concrezioni sono formate da una consistenza morbida e delicata.  Nel periodo dello scioglimento delle nevi, lo stillicidio viene incrementato, questo riempie nelle stalagmiti le piccole coppe, di acqua cristallina. In alcune troviamo anche delle pisoliti, dette perle di grotta. Queste ampolle d’acqua sono obiettivo di piccoli animali per dissetarsi nei periodi più caldi. La grotta è scelta da piccoli gruppi di pipistrelli per il periodo invernale, come rifugio per il letargo. In primavera ed estate non è raro trovare piccoli anfibi, rettili, che cercano riparo dalla calura. Ben presente la rappresentanza di insetti caratteristici degli ambienti ipogei, come la Dolichodopa geniculata. La grotta di per sé ha uno sviluppo orizzontale, adatta a piccoli gruppi e famiglie. L’avvicinamento è di tipo escursionistico esperto, in quanto sul finire del sentiero che conduce alla grotta, ci sono dei passaggi in arrampicata su roccette, che rendono il raggiungimento dell’ingresso della grotta difficoltoso.  Per maggior tutela dell’ambiente, data la delicatezza delle concrezioni durante la visita è necessario l’utilizzo di guanti, al fine di non bloccare la crescita delle concrezioni. La grotta resta isolata nel periodo invernale, periodo primaverile e autunnale con condizioni meteo favorevoli, praticabile nel periodo estivo. Grotta dell'Eremita (Pretoro – Ch)

La Grotta dell’Eremita si apre sul versante nord-est del Vallone di Angri, a un’altitudine di circa 1217 metri. La prima esplorazione documentata risale al 1927, grazie ad alcuni soci del CAI di Teramo. Tuttavia, solo nel 1968 un gruppo di appassionati speleologi riuscì a ritrovarla, spinto dal racconto di un'anziana signora di Farindola. La donna, all’epoca ottantaseienne, ricordava di aver scoperto la grotta in gioventù mentre cercava una capretta del suo gregge. L’animale si era rifugiato nella cavità, attratto dalla presenza di acqua derivante dal copioso stillicidio e da una probabile sorgente interna. La signora descrisse la grotta come ricca di formazioni naturali che ricordavano “mortai” e “candelabri”. Quando gli esploratori giunsero alla grotta, si trovarono di fronte a stalagmiti con vaschette simili a mortai per il sale e a stalattiti che evocavano candelabri. Purtroppo, nei primi anni dopo la riscoperta, l’attività di predatori di concrezioni ne ha privato la grotta di molte delle sue spettacolari formazioni. Per proteggere il sito, nei primi anni Settanta venne installata una rete e una porta d’ingresso, oggi non più in uso.
Attualmente, l’accesso alla grotta è stato reso più agevole grazie a un sentiero che permette di raggiungerla senza difficili arrampicate. Il nome della grotta deriva da una leggenda secondo cui un eremita avrebbe vissuto al suo interno, sebbene non vi siano prove storiche che confermino questa narrazione. Un altro racconto popolare narra che l’eremita, nel giorno in cui lasciò l’eremo, lanciò il suo bastone verso i Merletti di Villa Celiera. Nel punto esatto in cui il bastone toccò terra, nacque un giglio che, secondo la tradizione, continua a fiorire ogni anno nello stesso luogo e nello stesso periodo. La suggestione del sito è accresciuta dall’ampio ingresso della grotta, che lascia intravedere un primo ambiente caratterizzato da concrezioni ormai scurite, ricoperte da muschi e licheni a causa dell’esposizione agli agenti atmosferici.
All’interno, la grotta si sviluppa in ambienti più profondi, caratterizzati da straordinarie formazioni di calcite candida e levigata. Dal soffitto pendono stalattiti di varie forme, alcune delle quali presentano curiose aperture centrali. Le concrezioni sono generalmente di consistenza morbida e delicata, e durante il periodo dello scioglimento delle nevi il fenomeno dello stillicidio si intensifica, riempiendo le piccole vasche delle stalagmiti di acqua cristallina. In alcune di esse si possono trovare pisoliti, dette anche perle di grotta. Queste piccole ampolle d’acqua rappresentano una preziosa fonte di ristoro per piccoli animali, soprattutto nei mesi più caldi. La grotta ospita inoltre colonie di pipistrelli che vi si rifugiano per il letargo invernale, oltre a numerosi anfibi e rettili che cercano riparo dal caldo estivo. Tra la fauna tipica degli ambienti ipogei si segnala la presenza dell’insetto Dolichodopa geniculata.
La grotta si sviluppa prevalentemente in orizzontale, rendendola accessibile a piccoli gruppi e famiglie, sebbene l’ultimo tratto del sentiero presenti passaggi su roccette che richiedono esperienza escursionistica. Per preservare le delicate formazioni calcaree, è fondamentale indossare guanti durante la visita, evitando il contatto diretto con le concrezioni per non alterarne la crescita. Nei mesi invernali, la grotta resta isolata e di difficile accesso, mentre nei periodi primaverile e autunnale è visitabile in condizioni meteo favorevoli. Il periodo estivo è il più indicato per le escursioni. È vietato asportare o danneggiare le concrezioni, garantendo così la conservazione di questo straordinario ambiente naturale per le future generazioni.
L'enogastronomia abruzzese è un viaggio tra sapori autentici e tradizioni antiche, una sintesi perfetta di mare e montagna che racconta l'anima profonda della regione. Qui, ogni piatto e ogni vino riflettono l'essenza di un territorio generoso, dove la natura incontaminata e la cultura locale si intrecciano per creare un patrimonio culinario unico. In Abruzzo, il cibo non è solo nutrimento, ma una forma di espressione, un legame con le stagioni e con le radici storiche delle comunità. Dai borghi montani alle località costiere, la cucina si distingue per la semplicità e la genuinità degli ingredienti, spesso prodotti artigianalmente. Le ricette, tramandate di generazione in generazione, portano con sé gesti e sapori che parlano di tempi lontani. La terra abruzzese è nota per prodotti straordinari che vanno dall’oro rosso dello zafferano di Navelli ai tartufi profumati delle montagne. I formaggi di pecora, come il pecorino e la ricotta affumicata, raccontano la maestria dei pastori, mentre la pasta fatta a mano, come i celebri maccheroni alla chitarra, celebra l’arte e la pazienza delle cuoche abruzzesi. Il vino gioca un ruolo fondamentale in questo racconto di gusto. Il Montepulciano d'Abruzzo, robusto e avvolgente, è una delle etichette più amate e apprezzate a livello internazionale, affiancato dal delicato Trebbiano d'Abruzzo. Ogni bicchiere racchiude il carattere di queste colline baciate dal sole, dove i vigneti prosperano tra la brezza del mare e l’aria fresca dei monti. Ma l’enogastronomia abruzzese è anche convivialità, un rito che si consuma attorno a una tavola ricca di sapori e storie. Ogni assaggio è un incontro con una cultura che rispetta la natura e valorizza la tradizione, rivelando un equilibrio perfetto tra semplicità e raffinatezza. È un’esperienza che va oltre il palato, coinvolgendo i sensi e lasciando un ricordo indelebile, un legame profondo con una terra che sa come regalare emozioni.
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L'Enogastronomia. La cucina abruzzese è la tradizionale cucina dell'Abruzzo; essa è molto vasta ed è originaria dalle tradizioni sia pastorali delle zone interne montane che marinare della zona costiera; tra gli alimenti più utilizzati troviamo: il pane, la pasta, la carne, i formaggi e il vino. L'isolamento che per decenni ha caratterizzato la regione ha fatto sì che quest'ultima mantenesse un'arte culinaria viva ed indipendente. Tra i prodotti abruzzesi che sono entrati nell'immaginario collettivo di tutto il mondo troviamo i classici confetti tipici della città di Sulmona, lo zafferano coltivato principalmente nell'altopiano di Navelli, gli arrosticini di pecora, gli spaghetti alla chitarra e il prestigioso vino Montepulciano d'Abruzzo. Altri prodotti...

L’artigianato abruzzese rappresenta una straordinaria testimonianza della tradizione e dell’ingegno della regione, un legame profondo tra passato e presente. Ogni angolo dell’Abruzzo racconta storie attraverso opere d’arte create da mani esperte che hanno saputo conservare tecniche e saperi antichi. Uno degli ambiti più celebri è la lavorazione della ceramica. Tra i centri più importanti spicca Castelli, rinomata in tutto il mondo per le sue maioliche decorate a mano con motivi floreali, geometrici e scene di vita quotidiana. Gli artigiani locali continuano a utilizzare metodi tramandati di generazione in generazione, valorizzando colori e disegni che rispecchiano il territorio e la sua cultura. Di grande pregio è anche l’arte della lavorazione del ferro battuto, tipica delle aree montane. Fabbri esperti modellano a caldo cancelli, lampade e altri oggetti, dando vita a opere di straordinaria bellezza e resistenza. Questa tradizione, radicata nella vita rurale, trova il suo apice in laboratori che combinano creatività e funzionalità. Un altro settore emblematico è quello della tessitura. La produzione di merletti e ricami, soprattutto quelli di Pescocostanzo, si distingue per l’eleganza e la finezza dei dettagli. I famosi merletti al tombolo rappresentano una delle forme d’arte più delicate e raffinate, simbolo della pazienza e della maestria delle artigiane abruzzesi. Anche il legno è un materiale protagonista nell’artigianato regionale. Gli ebanisti abruzzesi si dedicano alla creazione di mobili e oggetti decorativi, molti dei quali presentano intagli che richiamano motivi religiosi o naturali. Inoltre, l’arte della scultura del legno è strettamente legata alle tradizioni religiose, con la realizzazione di statue sacre e presepi. Di notevole interesse è l’oreficeria, un’attività che affonda le sue radici nel Medioevo. L'Abruzzo vanta gioielli di rara bellezza, come la "Presentosa", un ciondolo femminile di antica tradizione, simbolo di amore e augurio. Le tecniche di lavorazione, come l’incastonatura e la filigrana, mostrano un’altissima competenza tecnica e artistica. L’artigianato abruzzese, dunque, non è solo un insieme di abilità manuali, ma anche un’espressione di identità culturale. Attraverso i materiali, i disegni e le tecniche, gli artigiani raccontano la storia e l’anima di una terra unica, in cui passato e presente si fondono per dare vita a opere di inestimabile valore.
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L'Artigianato in Abruzzo. L’artigianato abruzzese rappresenta una delle espressioni più autentiche della cultura e delle tradizioni locali, tramandate di generazione in generazione. Tra le lavorazioni più celebri spiccano quelle della ceramica e della maiolica, con il borgo di Castelli che vanta una fama internazionale per i suoi manufatti decorati con motivi floreali, religiosi e geometrici. Ugualmente significativa è la tradizione orafa, con la creazione di gioielli come la presentosa, simbolo dell’Abruzzo, e di raffinati monili in filigrana, prodotti in centri come Sulmona e Scanno. La tessitura e il merletto trovano la loro massima espressione nei pregiati tomboli di Pescocostanzo e negli arazzi realizzati con telai tradizionali nei piccoli borghi montani...
Sciare in Abruzzo significa immergersi in panorami mozzafiato, tra montagne maestose e borghi pittoreschi che aggiungono fascino a una giornata trascorsa sulla neve. Questa regione offre un’esperienza unica, grazie a un territorio che alterna cime innevate a spazi naturali intatti, creando l’ambiente ideale per gli appassionati degli sport invernali. L’Appennino abruzzese, con le sue cime imponenti, accoglie numerose stazioni sciistiche ben attrezzate e in grado di soddisfare le esigenze di sciatori di ogni livello. Le piste si snodano tra pendii soleggiati, boschi secolari e paesaggi aperti, garantendo una combinazione perfetta tra sport e natura. Oltre allo sci alpino, la regione è anche un paradiso per il freeride e lo snowboard, con percorsi studiati appositamente per gli amanti delle discese più adrenaliniche. Non manca poi la possibilità di praticare lo sci di fondo, un’attività che consente di esplorare in tranquillità l’Abruzzo innevato. Tra altopiani incantati e vallate suggestive, questa disciplina permette di vivere la montagna in un modo diverso, silenzioso e contemplativo. Anche le famiglie trovano opzioni ideali, con aree dedicate ai bambini e percorsi più facili pensati per i principianti. La neve abruzzese diventa così il pretesto perfetto per scoprire una terra ricca di autenticità, dove i paesaggi innevati si fondono con l’atmosfera calda e accogliente dei borghi montani. Après-ski nei rifugi, sapori tipici e tradizioni locali completano l’esperienza, regalando momenti di relax e convivialità in un contesto che non smette mai di stupire. Sciare in Abruzzo non è solo uno sport, ma un viaggio tra natura, cultura e avventura.
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Sciare in Abruzzo. L’Abruzzo è terra di montagne e di sciatori. È sufficiente spaziare con lo sguardo lungo l'orizzonte, in qualsiasi angolo della regione ci si trovi, per incontrare filari di cime che, allineate come soldatini di piombo, svettano verso il cielo. Sono i massicci della Majella, del Gran Sasso, della Laga, del gruppo Sirente-Velino, solo per citare i più grandi e noti. Un fantastico mondo di alta quota che costituisce il più formidabile complesso montano dell’Appennino (con caratteristiche a volte alpine), collocato strategicamente nel centro dell’Italia e del Mediterraneo. Grandi complessi montuosi, caratterizzati da un forte e duraturo innevamento, attrezzati con stazioni ed impianti turistici numerosi e qualificati...


Il mare d'Abruzzo offre un'esperienza indimenticabile, fatta di acque cristalline, spiagge variegate e panorami che raccontano la bellezza selvaggia e incontaminata della natura. La costa abruzzese, che si estende per oltre 130 chilometri, accoglie chi cerca relax, avventura o la scoperta di angoli nascosti dove il tempo sembra essersi fermato. Le spiagge si alternano tra ampi arenili sabbiosi e tratti rocciosi, ognuno con un fascino unico. Le dolci colline che degradano verso il mare creano scenari pittoreschi, arricchiti dalla presenza di caratteristici trabocchi, antiche macchine da pesca in legno che sembrano sospese tra cielo e acqua. Questi monumenti alla tradizione marinara raccontano un passato fatto di dedizione e rispetto per il mare, ancora oggi visibile nello stile di vita delle comunità costiere. Il mare d'Abruzzo è anche una promessa di divertimento e benessere. Le acque limpide sono ideali per nuotate rinfrescanti e sport acquatici, come il kayak, il windsurf e le immersioni, che rivelano la ricca vita marina dei fondali. Passeggiate lungo i lungomari regalano momenti di quiete, mentre i piccoli porti e le antiche torri costiere narrano storie di un rapporto secolare tra terra e mare. Lungo questa costa, l’esperienza balneare si intreccia con una gastronomia profondamente legata al territorio. I sapori del mare si trasformano in piatti unici, come il celebre brodetto di pesce, che celebra la freschezza e la genuinità degli ingredienti locali. Tra un tuffo e l’altro, è possibile immergersi anche nella cultura, visitando borghi storici affacciati sul mare, dove l’ospitalità abruzzese si manifesta in tutta la sua autenticità. Il mare d'Abruzzo non è solo una destinazione, ma un invito a scoprire un modo di vivere che unisce natura, tradizione e emozioni. Ogni ondeggiare delle acque e ogni tramonto sulla costa lasciano un segno nel cuore, raccontando la storia di un territorio unico, che sa come abbracciare i suoi visitatori con tutta la forza e la bellezza della sua anima.
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Il mare d'Abruzzo. Dal Tronto a Francavilla al Mare, a sud di Pescara, la costa è una uniforme, regolare e dorata fascia di soffice arenile, larga e accogliente; dalla foce del fiume Foro, a sud di Francavilla, la linea costiera diviene invece alta, portuosa, con scogliere, calette e lunghi tratti di spiaggia a ciottoli, per poi riaprirsi ai larghi arenili solo nel Vastese, al confine col Molise. Il tratto caratteristico di questo paesaggio marino è dunque la varietà, con ambienti e paesaggi per tutti i gusti. Questa particolare bivalenza della riviera, e la stessa conformazione geografica dell’Abruzzo collinare, creano un comprensorio turistico unico nel suo genere che può vantare caratteristiche davvero esclusive: una costa che diventa porta d’accesso all’intero territorio...

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