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La cucina abruzzese nella provincia de L'Aquila - Abruzzo

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La cucina abruzzese nella provincia de L'Aquila - Abruzzo

Baccalà all'aquilana. Di origine pastorale, la cucina abruzzese si è sviluppata in modo indipendente dalle altre. Formaggi, pasta, carne e pane hanno un ruolo importantissimo e piatti come gli spaghetti alla chitarra e gli arrosticini sono entrati nell’immaginario collettivo degli italiani e non solo, così come molti altri più marinari. Il baccalà è l'alimento costituito dal merluzzo nordico Gadus macrocephalus o Gadus morhua salato e stagionato. G macrocephalus è un pesce presente nell'Oceano Pacifico settentrionale mentre G. morhua è un pesce presente nell'Oceano Atlantico settentrionale. La salagione ne consente la conservazione per lungo tempo, e per questo viene impiegata fin da tempi lontanissimi per consentire il trasporto e la consumazione del pesce in luoghi anche molto distanti da quelli d'origine. Sembra che la procedura di salagione del baccalà si debba attribuire ai pescatori baschi che, seguendo i branchi di balene e arrivati al Mare del Nord, si imbatterono in enormi banchi di merluzzo verso l'isola di Terranova e usarono per questo pesce il procedimento di conservazione già da essi usato per la carne di balena. I paesi principali di produzione del baccalà sono: Danimarca, Isole Faroe, Norvegia, Islanda e Canada. Il baccalà è elemento essenziale di molte cucine popolari, nelle quali il suo utilizzo si alterna a quello dello stoccafisso che è sempre merluzzo, ma conservato mediante essiccazione. Tanto il baccalà quanto lo stoccafisso, per essere utilizzabili, hanno bisogno di una lunga immersione in acqua fredda, che provvede ad eliminare il sale per il primo e a restituire ai tessuti l'originale consistenza per il secondo. La maggior parte del merluzzo pescato nel mondo proveniva dai Grandi Banchi di Terranova (Grand Banks), una zona di bassi fondali situata nell’Atlantico settentrionale, e dalle coste del Labrador. Rientra nella lista rossa di Greenpeace, che segnala le specie marine a rischio di estinzione a causa della pesca intensiva o i cui metodi di allevamento siano estremamente dannosi per l'ambiente. In Basilicata, in particolare ad Avigliano, il cosiddetto baccalà alla lucana viene preparato, come da tradizione, con peperoni rossi dolci essiccati e scottati detti cruschi. In Calabria è molto in voga il baccalà alla cosentina tipico della città di Cosenza e parte della sua provincia preparato da tradizione con patate, olive nere, peperoni, salsa di pomodoro, alloro, prezzemolo, sale e pepe. Nella cucina tradizionale siciliana viene consumato il baccalà alla siciliana (con pomodori, patate, olive nere, pinoli e uvetta). A Roma il filetto di baccalà pastellato e fritto è uno dei pezzi del tradizionale fritto misto alla romana e viene servito assieme al fiore di zucca, al supplì, al carciofo alla giudia e alla crema fritta (quest'ultima caduta in disuso negli ultimi decenni). Nel Triveneto e nelle altre aree un tempo appartenenti all'antica Repubblica di Venezia il termine "baccalà" (es. baccalà alla vicentina) o baccalà ancor oggi identifica comunemente lo stoccafisso (merluzzo essiccato) e non il merluzzo salato. L'Italia è il secondo consumatore mondiale di questo prodotto, dopo il Portogallo.
Gratificata da una situazione ambientale pressoché priva di inquinamento e favorita dai prodotti della sua terra, esenti da qualsiasi modificazione o sofisticazione, la cucina aquilana vanta una tradizione ricca di pietanze semplici e sane, secondo regole antichissime, che sono consone alle tradizioni della vita agreste e molto frugale delle popolazioni locali. La specificità di questa cucina, che unitamente al patrimonio architettonico e alle bellezze naturali costituisce il fascino della terra aquilana, è prettamente locale. Gli ingredienti che danno successo e risonanza a questa gastronomia di montagna sono semplici e gli stessi di sempre: il grano coltivato sui terreni collinari o montani, per preparare deliziose paste alimentari, le carni oltremodo fresche e saporite dei bovini e ovini allevati sugli elevati pascoli appenninici, i formaggi, gli insaccati di carne di maiale, il prosciutto magro, i prodotti ortofrutticoli, le verdure, i legumi, la cacciagione, i tartufi neri delle montagne circostanti, lo zafferano coltivato nella non lontana Piana di Navelli, i dolci di realizzazione prevalentemente casalinga, nonché il delizioso torrone tenero al cioccolato o bianco alle mandorle. Da questo velocissimo elenco di ingredienti ci permettiamo di segnalare due ricette rappresentative della terra aquilana, che sono i maccheroni alla chitarra e l’agnello cacio e uova. La Tradizione Gastronomica dell’Aquilano tra Identità e Innovazione
La cucina aquilana affonda le sue radici in un ambiente straordinariamente puro, modellato da terre incontaminate e da un’agricoltura che da secoli conserva ritmi e metodi antichi. In questo contesto, la tradizione culinaria si è sviluppata seguendo i valori della vita agreste, sobria e operosa, dando vita a pietanze semplici ma ricche di significato culturale. La gastronomia dell’Aquilano si presenta così come un patrimonio identitario, strettamente legato ai cicli delle stagioni, alle tecniche tramandate di generazione in generazione e a un rapporto profondo con il territorio, capace di raccontare storia, memoria e autenticità attraverso i suoi sapori.
Alla base di questa cucina vi è una selezione di ingredienti che da secoli rimangono invariati, vero simbolo della montagna abruzzese. Il grano coltivato in altura offre paste dalla consistenza unica; le carni bovine e ovine, allevate sui pascoli appenninici, garantiscono freschezza e sapidità; i formaggi e gli insaccati rappresentano una tradizione casearia e norcina profondamente radicata. Accanto a questi elementi troviamo verdure, legumi, frutta, la cacciagione e prodotti d’eccellenza come il tartufo nero e lo zafferano della Piana di Navelli, utilizzato per piatti dal profumo inconfondibile. La tradizione dolciaria, prevalentemente casalinga, si esprime in preparazioni semplici ma golose, come il celebre torrone tenero, bianco o al cioccolato, che chiude idealmente l’esperienza gastronomica aquilana.
In questo scenario ricco di storia emergono ricette che incarnano l’essenza stessa della cultura locale, ma che oggi ispirano anche percorsi di reinterpretazione e innovazione. I maccheroni alla chitarra, simbolo della manualità contadina, continuano a essere protagonisti sia nelle tavole tradizionali sia nelle versioni contemporanee proposte dai cuochi del territorio. L’agnello cacio e uova, piatto identitario della pastorizia aquilana, testimonia invece la forza di una cucina capace di valorizzare ingredienti semplici trasformandoli in sapori intensi e avvolgenti. Tra tradizione e modernità, la gastronomia dell’Aquilano continua a evolversi senza perdere il legame profondo con la sua terra, confermandosi uno degli elementi più rappresentativi dell’identità abruzzese.
La cucina tipica Abruzzese. Primi piatti abruzzesi: Spaghetti alla chitarra. Lo stesso argomento in dettaglio: Spaghetti alla chitarra, Ceppe, Sagne, Scrippelle, Virtù (gastronomia) e Mazzarelle. Spaghetti alla chitarra: Primo piatto simbolo della cucina abruzzese; è una varietà di pasta all'uovo con larghezza e spessore entrambi di circa 2-3 mm: visti in sezione, si presentano infatti quadrati. L'attrezzo utilizzato per la realizzazione è detto appunto chitarra (la sfoglia si pone sopra la chitarra e viene pressata con il matterello facendolo scorrere in avanti e indietro, in modo che i fili della chitarra taglino la sfoglia in maccheroni) che conferisce alla pasta uno spessore squadrato e una consistenza porosa che consente al condimento di aderire completamente. I maccheroni alla chitarra vengono generalmente preparati con ragù misto di carne di manzo, maiale e agnello. Meno tradizionali i sughi di cinghiale, di lepre o anche di cacciagione. Spaghetti all'amatriciana: La pasta, in particolare gli spaghetti, vengono frequentemente serviti anche all'amatriciana; si tratta di un condimento originario della zona di Amatrice (da cui il nome) che fino al 1927 era ricompresa nella provincia dell'Aquila e dunque in Abruzzo, anche se successivamente è diventato un piatto tipico della cucina romana. Ad oggi l'amatriciana è ancora molto diffusa in tutta l'area sabina dell'Abruzzo e in particolar modo all'Aquila e nel Cicolano. Gli ingredienti principali sono aglio, guanciale, pecorino e pomodoro mentre non è molto utilizzata la cipolla, frequente invece nella versione romana. Scrippelle: Le scrippelle sono un piatto tipico della cucina teramana e, nonostante si stiano diffondendo sempre più in tutto l'Abruzzo, rimangono comunque un elemento caratterizzante delle zone da cui hanno origine. Sono costituite da sottilissime frittatine preparate versando su una padella caldissima una pastella di farina, acqua e uova; sono in effetti molto simili alle crêpes francesi che, secondo alcuni, da Teramo furono portate oltralpe al seguito dei loro eserciti. Le scrippelle sono alla base di diversi piatti fondamentali della cucina teramana tra i quali: le scrippelle 'mbusse, cioè bagnate, immerse in un leggero brodo di gallina dopo essere state cosparse di parmigiano o pecorino d'Abruzzo stagionato ed arrotolate; il timballo di scrippelle, dove sostituiscono la pasta sfoglia nel separare gli strati di ingredienti; le scrippelle in forno dove vengono farcite e cotte in forno in modo simile ai cannelloni. Spesso si fa riferimento alle scrippelle teramane intendendo il piatto delle scrippelle 'mbusse e questo, molto probabilmente, è legato alla difficoltà della forma dialettale. Rintroc'l o Rintrocilo: Il Rintroc'l è una pasta all'uovo lunga tipica del lancianese. In genere si fa con il sugo di pecora o con il tipico ragù di castrato (in dialetto sug' d'agnell). Secondo la vera tradizione lancianese il Rintrocilo dovrebbe essere un unico spaghetto lunghissimo, steso a mano, senza l'aiuto della chitarra o del mattarello. La sezione è rotonda e può arrivare a 5 mm di diametro. Un tempo, durante le feste, le massaie capaci di stendere il rintrocilo erano chiamate dalle famiglie più ricche per il pranzo di Natale. Questo piatto infatti per molte famiglie frentane è considerato il vero primo piatto natalizio.
Tagliare le carni di agnello e manzo a pezzetti. In un tegame di terracotta, soffriggere nell’olio extravergine di oliva un trito di cipolla, sedano, carota, aggiungere le carni e far rosolare il tutto bagnandolo ogni tanto con del vino bianco. Salare, pepare, unire la polpa di pomodoro, mescolare e cuocere a fuoco lento per venti minuti. Nel frattempo i maccheroni alla chitarra, la cui forma è ottenuta dal tipico strumento, vanno cotti in abbondante acqua salata e conditi con il sugo sopra descritto. Maccheroni alla Chitarra: Tradizione e Creatività nella Cucina Abruzzese
I maccheroni alla chitarra rappresentano uno dei simboli più autentici della cucina abruzzese, un piatto che nasce dall’incontro tra manualità contadina e qualità delle materie prime. La preparazione del condimento, storicamente legato ai ritmi della vita rurale, prevede l’utilizzo di carni di agnello e manzo tagliate finemente, rosolate lentamente in un tegame di terracotta insieme a un soffritto di cipolla, sedano e carota. Il vino bianco aggiunto durante la cottura esalta i profumi, mentre la polpa di pomodoro, unita con equilibrio, lega gli aromi in un sugo corposo e avvolgente. Questa base racconta una tradizione che affonda le sue radici nei prodotti del territorio e nella sapienza delle famiglie abruzzesi, capaci di trasformare ingredienti essenziali in un piatto ricco di carattere. La pasta, ottenuta con il caratteristico strumento chiamato “chitarra”, deve la sua forma alle sottili corde metalliche che tagliano l’impasto in fili quadrati e ruvidi, perfetti per trattenere il condimento. Una volta cotta in abbondante acqua salata, viene condita con il sugo di carne, dando vita a un piatto che unisce identità e gusto in modo inconfondibile. Oggi i maccheroni alla chitarra continuano a essere reinterpretati dagli chef del territorio, diventando terreno fertile per nuove combinazioni e tecniche innovative, senza mai perdere il profondo legame con la cultura gastronomica abruzzese. In questa continua evoluzione, la tradizione rimane la base solida su cui si costruisce una cucina capace di guardare al futuro pur rispettando la propria storia.
La cucina tipica Abruzzese. Partiamo dal pane, l’insostituibile compagno di ogni viaggio gastronomico che si rispetti. In provincia dell’Aquila, in attesa di una Doc in grado di salvaguardare e valorizzare la tradizione, l’arte del panificatore viene tramandata di padre in figlio. In ogni angolo della provincia escono dai forni (molti dei quali, per fortuna, ancora a legna, nonostante la discutibile e repressiva normativa Ue) profumatissimi filoni, fragranti pagnotte, inimitabili pizze che vengono esportati nel Nord Italia o addirittura negli Stati Uniti. Bianco, nero (per la presenza di farina integrale) o giallo (per l’uso dello sfarinato di mais) il pane aquilano ha conquistato anche i palati più esigenti (insostituibile con la bruschetta) e attende ora un riconoscimento in grado di inserirlo in un mercato sempre più difficile (la ciabatta polesana e il suo inventore insegnano). Il trionfo del gusto continua poi con i primi piatti: asciutti, in brodo, a zuppa. Frutto di una terra in alcune zone particolarmente avara, i piatti d’apertura sono tradizionalmente legati alla fantasia, quella di generazioni di massaie che hanno dovuto spesso fare i conti con le ristrettezze del bilancio, con madie pressoché vuote e con una vasta prole sempre affamata. Il piatto della festa era ed è rappresentato dai maccheroni alla chitarra, impreziositi dal sugo di castrato o di maiale e imbiancati dal pecorino di Pizzoli, di Castel Del Monte, di Anversa Degli Abruzzi. L’uovo sodo, in quantità non certo dietetiche, insaporisce il timballo all’aquilana, farcito di scamorza e di carne macinata di maiale e di vitello. Le volarelle accompagnano indistintamente un corroborante brodo di carne e una bella zuppa di lenticchie, quelle di Santo Stefano di Sessanio, le uniche a non aver bisogno di ammollo prima della cottura. La zuppa di farro, nella variante con cicoria selvatica, viene preparata nei centri montani del Parco Nazionale d’Abruzzo con particolare maestria, mentre a Paganica regnano i fagioli, con le loro infinite varianti che li collocano come prodotto da tutto pasto. In inverno, e in particolare nella festività dedicata a Sant’Antonio, si usa accompagnarli con la cotica di maiale a tocchetti, ben sgrassata, mentre nei periodi più caldi, specialmente dopo il raccolto, si propongono con rinfrescanti erbette aromatiche. La “spianatora”, rigorosamente in legno d’ulivo, accoglie fumanti polente che nulla hanno a che fare con le cugine venete o valdostane, sempre figlie del granturco, ma con macinature decisamente più grossolane che influiscono in maniera determinante sulla finezza del sapore. La polenta aquilana, nella ricchezza o povertà del condimento, con abbondanti spuntature di maiale in salsa rossa o con la semplice pancetta (sempre di maiale) soffritta nell’olio con generoso peperoncino, è un piatto unico che non ha eguali sul territorio italiano.
Disossare un cosciotto d’agnello, tagliano a pezzi piuttosto piccoli, metterlo in un tegame di terracotta con olio extravergine di oliva, condirlo con sale, pepe, poco aglio e rosmarino, farlo cuocere con del vino bianco fino a raggiungere la cottura desiderata. In una ciotola sbattere le uova, unitamente al pecorino grattugiato e al succo di limone, regolare di sale e pepe. Versare il composto nel tegame e mantecare velocemente, facendolo condensare senza rapprendere e servire ben caldo. Agnello Cacio e Uova: Un caposaldo della tradizione che ispira la cucina contemporanea
L’agnello cacio e uova è uno dei piatti più rappresentativi della tradizione pastorale abruzzese, un’eredità gastronomica che racconta la vita sui monti e la capacità di valorizzare ingredienti semplici attraverso tecniche tramandate nel tempo. La preparazione parte dalla lavorazione del cosciotto d’agnello, disossato e tagliato in piccoli pezzi, poi rosolato lentamente in un tegame di terracotta con olio extravergine d’oliva, aglio, rosmarino, sale e pepe. Il vino bianco aggiunto durante la cottura contribuisce a esaltare i profumi della carne, creando una base morbida, succulenta e ricca di aromi che rimanda alle antiche abitudini delle comunità pastorali. Il risultato è un fondo saporito che racchiude tutta l’essenza della montagna abruzzese e della sua cucina identitaria. Il cuore del piatto risiede nel composto di uova e pecorino, arricchito da una leggera nota di limone che dona freschezza e armonia. Questa crema, versata nel tegame a fine cottura, viene mantecata rapidamente fino a raggiungere una consistenza vellutata che avvolge l’agnello senza mai rapprendersi completamente. Il gesto rapido e preciso richiesto in questa fase è parte integrante del sapere tradizionale, ma oggi diventa anche uno spazio di creatività per gli chef contemporanei, che reinterpretano la ricetta con accenti moderni mantenendo intatto il suo spirito originario. Servito ben caldo, l’agnello cacio e uova continua a essere un simbolo della cucina abruzzese, capace di coniugare storia, identità e una sorprendente attitudine all’innovazione.
Alcune ricette della cucina tipica abruzzese nell'aquilano
Gli arrosticini aquilani rappresentano uno dei pilastri più autentici della cucina del territorio, un’eredità della transumanza che ha saputo trasformare la semplicità della carne ovina in un rituale gastronomico identitario. Preparati con piccoli cubetti di pecora infilati a mano su sottili spiedini in legno, vengono cotti sulla tradizionale “fornacella”, la lunga brace stretta che permette una cottura uniforme e rapida, sprigionando aromi intensi e irresistibili. Il loro gusto deciso, reso ancora più caratteristico da un pizzico di sale e dall’uso esclusivo di carni locali, racconta la storia delle comunità pastorali aquilane, abituate a valorizzare ogni parte dell’animale con sapienza e rispetto. Consumati in compagnia, spesso accompagnati da pane casereccio e un buon bicchiere di vino rosso, gli arrosticini non sono solo un piatto ma un vero momento di convivialità, capace di evocare l’essenza della montagna abruzzese e di ispirare ancora oggi nuove interpretazioni senza tradire il loro spirito originario.Il panorama gastronomico aquilano offre una varietà di ricette che raccontano la storia e l’identità del territorio, ognuna legata a tradizioni familiari e a prodotti che esprimono la forza della montagna abruzzese. Il Timballo all’aquilana, sontuosa preparazione a strati, unisce sottili crespelle, ragù, formaggi e profumi antichi in un equilibrio di sapori che richiama le grandi occasioni. I Cannarozzetti con gli olaci rappresentano invece un’autentica testimonianza della cucina povera, in cui la pasta corta incontra le erbe spontanee di montagna, sprigionando aromi genuini e profondi. La Chitarra allo zafferano dell’Aquila con tartufo nero d’Abruzzo celebra due eccellenze assolute del territorio: il prezioso zafferano della Piana di Navelli e il tartufo nero delle montagne circostanti, che insieme creano un piatto dal profumo inconfondibile e dal carattere elegante. Accanto a queste specialità, il Baccalà all’aquilana racconta l’antico legame con le vie di scambio, offrendo un sapore deciso e avvolgente grazie alla lunga cottura con pomodoro, aromi e verdure di stagione. Lo Spezzatino di castrato con le patate, infine, reinterpreta la tradizione pastorale con il gusto pieno della carne ovina e la morbidezza delle patate locali, dando vita a un piatto rustico e saporito che custodisce l’essenza della cucina aquilana.

Primi piatti:
Secondi piatti e contorni:
I Vini d'Abruzzo - Altre parti d’Italia producono dei vini più celebri. Nessuna regione, però, ha fatto negli ultimi anni dei progressi altrettanto importanti, in materia di vino, di quelli dell’Abruzzo. A testimoniarlo, oltre al crescente interesse che incontrano i vini DOC abruzzesi (bianchi, rossi e rosati) sui mercati di tutta Europa, sono i numerosi premi e riconoscimenti internazionali raccolti negli ultimi anni dai migliori produttori della regione. I vitigni tradizionali dell’Abruzzo sono il Trebbiano tra i bianchi, il Montepulciano tra i rossi e il Cerasuolo. A essi, negli ultimi anni, sono stati affiancati il Sauvignon, lo Chardonnay, l’Aglianico, il Sangiovese e il Pinot. Le zone di produzione più importanti sono la valle del Pescara tra Popoli e il capoluogo e le colline di Teramo, Pescara e Chieti. L’elenco dei vini DOC della regione include il Montepulciano d’Abruzzo (nelle varietà rosso e cerasuolo) profumato e dal sapore asciutto e robusto, il Trebbiano d’Abruzzo asciutto e dal delicato profumo, e il Controguerra, un vino bianco fruttato prodotto nel Teramano.I vini in Provincia de L'Aquila

La provincia dell’Aquila, con il suo variegato territorio che spazia dalle vette del Gran Sasso agli altopiani e alle vallate, è una terra ricca di tradizioni vitivinicole.
Qui nascono vini di grande qualità, espressione del clima montano e delle peculiarità del suolo. Tra i protagonisti spicca il Montepulciano d’Abruzzo, un rosso corposo e intenso, dal profumo fruttato e speziato, che ben rappresenta la forza del territorio. Accanto a questo, il Trebbiano d’Abruzzo offre un bianco fresco e versatile, perfetto per accompagnare piatti della tradizione locale. Da non dimenticare sono i vitigni autoctoni come il Pecorino e la Passerina, che stanno vivendo una rinascita grazie a produttori attenti alla valorizzazione delle tipicità regionali. Infine, il Cerasuolo d’Abruzzo, un rosato unico nel suo genere, conquista per il suo equilibrio tra freschezza e struttura, rendendolo ideale per i pasti estivi. Ogni calice racconta una storia di antiche tradizioni e di passione per la terra, offrendo un viaggio sensoriale nel cuore dell’Abruzzo.
Altre ricette e prodotti della gastronomia in Provincia de L'Aquila
Il pane in carrozza di Ovindoli rappresenta una delle espressioni più gustose e rassicuranti della cucina d'altura aquilana, una ricetta semplice nella struttura ma ricca di tradizione e sapori intensi. Nato come piatto di recupero, impiega fette di pane raffermo trasformandole in una preparazione fragrante grazie all’immersione in latte e uova e alla successiva frittura che crea una doratura croccante all’esterno e una morbidezza avvolgente all’interno. A Ovindoli questa specialità assume un carattere tutto suo, arricchita spesso con formaggi locali dal gusto pieno e talvolta con un tocco di salumi del territorio, che ne esaltano la personalità montana e conferiscono una profondità aromatica unica. Il risultato è un piatto che unisce convivialità e memoria domestica, capace di raccontare la cucina di montagna attraverso ingredienti essenziali e gesti antichi, ancora oggi riproposti con orgoglio nelle case e nelle trattorie del borgo.La cucina dell’aquilano custodisce ricette profondamente legate ai territori e alle loro tradizioni, come i ciuffulitti di Magliano dei Marsi, una pasta lavorata a mano dalla forma caratteristica che raccoglie alla perfezione i condimenti più rustici della zona, riportando in tavola la memoria delle antiche cucine contadine. A Ovindoli sopravvivono invece i fritti di “pane in carrozza”, reinterpretazione montanara di un piatto semplice e sostanzioso, impreziosito dall’utilizzo di prodotti locali che ne esaltano la fragranza e la cremosità. La pizza rustica di Santa Chiara di Sulmona richiama la tradizione monastica e si distingue per un impasto soffice e un ripieno ricco, simbolo delle preparazioni festive che univano dolcezza e abbondanza. Lu Brudusiji, antico piatto pastorale, racchiude i sapori forti e decisi della carne ovina cotta lentamente, mentre lo spezzato di agnello di Rocca di Cambio esprime l’essenza della gastronomia d’altura attraverso lunghe cotture, aromi essenziali e una delicatezza che nasce dalla purezza degli ingredienti. Insieme, queste ricette formano un mosaico gastronomico che racconta l’identità delle comunità aquilane, tra autenticità, memoria e un legame profondo con la loro terra.
- Le scamorze di Rivisondoli
- Le mozzarelle di Rivisondoli
- I provoloni di Rivisondoli
- L'agnello arrosto sui carboni di Rocca di Cambio
- Stufato di Polenta
- La ricotta al fumo di ginepro o affumicata di Anversa degli Abruzzi
- La scamorza Abruzzese
- Patate all'Aquilana
- I maccheroni alla chitarra
- L'agnello cacio e uova
- I ciuffulitti di Magliano dei Marsi
- Il caciocavallo abruzzese dell’Aquila
- La zuppa aquilana di cardi
- I fritti di "pane in carrozza" di Ovindoli
- La trota del Sangro di Castel di Sangro
- Il calcione di Castel del Monte
- Il Baccalà all’Aquilana
- La pizza rustica di Santa Chiara di Sulmona
- L'incanestrato Foggiano di Castel del Monte
- Il timballo all'aquilana
- Le Patate sotto il coppo di Avezzano

La produzione vinicola in provincia de L’Aquila si sviluppa in un territorio variegato, caratterizzato da altitudini elevate, forti escursioni termiche e terreni ricchi di minerali che favoriscono una viticoltura di qualità. Le vallate interne, come la Valle Peligna, e gli altopiani soleggiati che circondano il Gran Sasso e il Sirente-Velino offrono condizioni ideali per la coltivazione di vitigni autoctoni e tradizionali. Le cantine della zona, spesso a gestione familiare, uniscono tecniche moderne a pratiche antiche, puntando su una produzione sostenibile che esalta l’identità del territorio. I vini che nascono in questa provincia sono apprezzati per la loro personalità e il loro equilibrio. Il Montepulciano d’Abruzzo si distingue per struttura e intensità, con note fruttate e una buona persistenza, mentre il Trebbiano offre profumi delicati e una spiccata freschezza. Negli ultimi anni è cresciuto anche l’interesse per vitigni come il Pecorino e la Cococciola, che regalano bianchi aromatici e minerali. L’insieme di microclimi, altitudini e tradizione enologica rende la provincia de L’Aquila un territorio capace di esprimere vini di grande autenticità, ricchi di carattere e profondamente legati al paesaggio montano abruzzese.

L’Enologia aquilana
L’enologia in provincia de L’Aquila rappresenta uno dei pilastri dell’identità agricola abruzzese, grazie a un territorio che alterna altopiani soleggiati, vallate fresche e pendii montani capaci di conferire ai vini carattere e complessità. In quest’area nascono etichette pregiate come il Montepulciano d’Abruzzo, il Trebbiano e il Pecorino, affiancate da produzioni più di nicchia legate ai microclimi dell’altopiano di Navelli, della Valle Peligna e delle aree pedemontane del Gran Sasso. Le cantine locali, spesso a conduzione familiare, portano avanti una tradizione enologica secolare unendo tecniche moderne a pratiche antiche, valorizzando vitigni autoctoni e promuovendo un modello di produzione sostenibile. Il risultato è un panorama vinicolo autentico, ricco di sfumature, che racconta la storia e la cultura della provincia attraverso aromi, profumi e sapori unici.
La preparazione delle ricette aquilane nasce da un forte legame con i prodotti tipici del territorio, frutto di una tradizione agricola e pastorale che privilegia ingredienti genuini e lavorazioni artigianali. Zafferano, legumi, carni ovine e bovine allevate in montagna, formaggi e cereali locali rappresentano la base di molti piatti tramandati nel tempo. Le cucine dei borghi e delle vallate mantengono vive tecniche antiche, che esaltano i sapori naturali senza eccessi, puntando sulla qualità delle materie prime e su una trasformazione minima che rispetta la stagionalità. Ogni ricetta racconta la storia della provincia attraverso gesti semplici e ingredienti selezionati. Le paste fatte a mano vengono preparate con farine locali, mentre brodi, sughi e contorni valorizzano ortaggi e aromi delle coltivazioni d’altitudine. L’uso sapiente dello zafferano conferisce profumi unici a primi e secondi, e i legumi come le lenticchie di Santo Stefano di Sessanio arricchiscono zuppe e minestre. La cucina aquilana, pur evolvendosi, rimane fortemente radicata nella tradizione e continua a proporre piatti che riflettono l’identità e l’autenticità del territorio.

La Gastronomia aquilana
La gastronomia della provincia de L’Aquila è un viaggio nei sapori autentici dell’Abruzzo interno, dove la tradizione contadina e pastorale si esprime in piatti ricchi di identità e materie prime di qualità. Borghi montani, altopiani e vallate offrono ingredienti unici come lo zafferano dell’altopiano di Navelli, le lenticchie di Santo Stefano di Sessanio e i formaggi prodotti nelle aree del Gran Sasso e del Sirente-Velino. La cucina locale fonde semplicità e gusto con specialità iconiche quali gli arrosticini, le paste fatte a mano e i sapori decisi della carne ovina e bovina allevata in montagna. A completare l’esperienza gastronomica ci sono dolci tradizionali come il torrone aquilano e la pizza rustica, che raccontano storia e cultura attraverso ricette tramandate nei secoli.
La provincia de L’Aquila offre un’ampia varietà di luoghi da visitare, tra città d’arte, borghi storici e scenari naturali di grande fascino. Il capoluogo, con la sua Basilica di Collemaggio, la Fontana delle 99 Cannelle e il Castello Cinquecentesco, rappresenta un punto di partenza ideale per scoprire il patrimonio culturale del territorio. Le aree montane del Gran Sasso e del Sirente-Velino regalano panorami spettacolari e numerosi percorsi escursionistici, mentre borghi come Santo Stefano di Sessanio, Scanno e Tagliacozzo custodiscono tradizioni, architetture medievali e scorci suggestivi. Completano il quadro luoghi iconici come Rocca Calascio, uno dei castelli più alti d’Europa, e le riserve naturali che proteggono la straordinaria biodiversità dell’Appennino abruzzese.

I Borghi aquilani
I Borghi più belli d’Italia presenti in provincia de L’Aquila rappresentano alcune delle testimonianze più autentiche della storia e della cultura abruzzese, caratterizzati da architetture medievali, vicoli in pietra e paesaggi montani suggestivi. Località come Santo Stefano di Sessanio, Castel del Monte, Castelvecchio Calvisio e Tagliacozzo conservano un patrimonio fatto di torri, palazzi storici, chiese antiche e tradizioni che si tramandano da secoli. Passeggiare in questi borghi significa immergersi in atmosfere senza tempo, tra botteghe artigiane, sapori tipici e scenari naturali che si aprono sul Gran Sasso, sul Sirente-Velino e sulle vallate interne. Luoghi curati e ricchi di fascino, ideali per chi desidera scoprire l’Abruzzo più autentico.
I prodotti artigianali della provincia de L’Aquila si distinguono per la loro qualità e per il forte legame con la tradizione locale. Tra questi, spiccano i tessuti e i ricami, realizzati seguendo tecniche antiche che valorizzano motivi geometrici e floreali tipici del territorio. La lavorazione del legno e del ferro battuto dà vita a oggetti di uso quotidiano e decorativo, mentre la ceramica, spesso decorata a mano, riflette l’estro creativo degli artigiani locali. Ogni pezzo racconta storie di abilità tramandate nel tempo e di un profondo rispetto per i materiali naturali. Accanto a questi prodotti tradizionali, trovano spazio anche eccellenze legate al territorio come il merletto e le lavorazioni in lana e feltro, che conservano tecniche secolari ancora oggi utilizzate nei laboratori dei borghi. Gli artigiani della provincia de L’Aquila riescono a coniugare tradizione e innovazione, creando oggetti unici apprezzati sia a livello locale sia nel panorama nazionale, contribuendo così a mantenere viva l’identità culturale del territorio attraverso forme, colori e materiali autentici.

L’Artigianato aquilano
L’artigianato in provincia de L’Aquila rappresenta una tradizione viva che unisce creatività, abilità manuale e materiali locali, raccontando la storia e l’identità del territorio. Botteghe e laboratori artigiani producono oggetti unici, dai tessuti e ricami tradizionali alle ceramiche e lavorazioni in legno, passando per la lavorazione del ferro e del rame. Ogni creazione riflette la cura del dettaglio e la maestria tramandata di generazione in generazione, esprimendo un legame profondo con le risorse naturali e con le tecniche storiche. L’artigianato locale non è solo prodotto, ma esperienza culturale, che permette di scoprire l’anima autentica dei borghi e delle comunità della provincia aquilana.
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