Abruzzo, un grande museo all'aperto
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Noto in tutto il mondo per la sua natura, l’Abruzzo espone, come un grande museo all’aperto senza orari né mura, opere d’arte e monumenti nel suo peculiare e intatto paesaggio.
Accanto a luoghi celeberrimi come la rocca di Calascio, lo straordinario centro storico di Pescocostanzo, il Museo Archeologico Nazionale di Chieti, il poderoso castello cinquecentesco dell’Aquila, emozionano il viaggiatore decine e decine di meraviglie meno note, sparse in ogni angolo della regione.
I restauri di chiese e castelli, la sistemazione e la valorizzazione dei siti archeologici e degli eremi, la nascita di piccoli e grandi musei e dei nuovi centri visitatori dei Parchi, fanno sì che l’elenco delle cose da vedere si allunghi ogni anno.
Anche questo fa parte del grande fascino della “regione verde” d’Italia.
L’Abruzzo antico
Il solenne Guerriero di Capestrano è probabilmente il più noto e rappresentativo simbolo dell’Abruzzo. Ritrovata nel 1934 a poca distanza da una delle più importanti vie di comunicazione attraverso l’Appennino, questa statua del VI secolo avanti Cristo è l’opera più nota dell’Abruzzo antico, le cui indomabili genti Italiche rappresentarono per secoli la più temibile spina nel fianco dei Romani. Furono essi che coniarono e utilizzarono per la prima volta la parola “Italia”, con cui definivano la propria confederazione.
Le loro necropoli e i loro centri abitati continuano a offrire grandi sorprese agli archeologi, restituendo spesso veri capolavori come i letti funebri in avorio, le armi e gli inconfondibili dischi-corazza.
Altrettanto ricco è il quadro offerto dalla Preistoria abruzzese, le cui tracce affiorano in particolare sulla Majella e nel Fucino, testimoniando una peculiarità dell’Abruzzo, quella di essere abitata dall’uomo con continuità ininterrotta da oltre 700.000 anni!
Anche le testimonianze dell’Abruzzo romano – con le rovine di Alba Fucens, di Peltuinum, di Amiternum, di Juvanum – diventano ancor più suggestive grazie agli spettacolari paesaggi da cui sono circondate.
L’Abruzzo medievale e rinascimentale
L’Abruzzo medievale e rinascimentale, è ricco di splendide chiese medievali al centro di solitari altopiani ed eremi nascosti negli anfratti delle montagne, imponenti abbazie e poderosi castelli, sono gli elementi che più originalmente qualificano il paesaggio abruzzese. Il Medioevo è infatti l’epoca che ha lasciato sul territorio le tracce più evidenti e suggestive, capaci di imprimersi per sempre negli occhi e nel cuore dei visitatori. La montagna abruzzese ebbe nel Medioevo una grande importanza militare ed economica, e fu quindi interessata da una straordinaria fioritura di opere d’arte. Lungo tutta la dorsale appenninica e nei suoi centri abitati, grandi e piccoli, i palazzi, i castelli e le chiese romaniche, gotiche e rinascimentali d’Abruzzo fiorirono con grande rigoglio, spesso abbellite dall’apporto di artisti di grande valore: gli enormi capitali prodotti in regione dalla grande stagione della pastorizia produssero infatti in quest’epoca i loro frutti più ricchi e duraturi.
L’Abruzzo dal Cinquecento ad oggi
Grazie alla posizione centrale nella penisola e al ruolo di cerniera che svolse per secoli fra nord e sud, fra Europa e Mediterraneo, l’Abruzzo sintetizza nella propria storia delle arti gli influssi lombardi e napoletani, toscani e pugliesi, franco-tedeschi e spagnoli, balcanici e orientali, con risultati del tutto originali e cosmopoliti.
Tuttavia, nonostante la pastorizia transumante abbia mantenuto fino all’Unità d’Italia un grande peso nell’economia della regione, l’edilizia e le arti figurative hanno lasciato tra i monti e le colline d’Abruzzo testimonianze progressivamente meno importanti di quelle dei secoli precedenti. Una tendenza destinata a interrompersi con l’Ottocento e l’Unità d’Italia, quando una nuova generazione di artisti, musicisti e scrittori rilanciò d’impatto il livello culturale e artistico della regione. Francesco Paolo Michetti, Gabriele d’Annunzio, Raffaello Pagliaccetti, Michele Cascella, Gaetano Braga, Antonio De Nino, Teofilo Patini e, nel Novecento, Ignazio Silone e Ennio Flaiano portarono dall’Abruzzo un contributo determinante alla cultura del giovane stato italiano. L’incontro con le loro opere è fondamentale per comprendere i paesaggi, la natura e le genti di questa terra.
I musei d’Abruzzo
Una sintesi efficace e spettacolare del patrimonio storico e artistico dell’Abruzzo è offerta dalla sua ricca, variegata e bella rete di musei. Dalle grandi raccolte dedicate all’archeologia ai musei d’arte classica, dai musei dedicati al folclore e alla vita dei contadini e dei pastori ai numerosi poli espositivi d’arte moderna e contemporanea, il sistema museale abruzzese vanta punte di eccellenza assoluta, come il grande Museo Nazionale d’Abruzzo a L’Aquila, il Museo Archeologico Nazionale di Chieti, il Museo delle Genti d’Abruzzo di Pescara, i due splendidi musei dedicati alle prestigiose Maioliche di Castelli a Castelli e a Loreto Aprutino (la famosa Collezione Acerbo). Ma è soprattutto il gran numero di musei locali, spesso di inaspettata bellezza e ricchezza, a qualificare capillarmente il territorio, facendone un vero e proprio “museo diffuso”. Il Museo Capitolare di Atri, il Museo Archeologico di Teramo, il Museo della Civitella di Chieti, il Museo dello Splendore di Giulianova, il Museo della Civiltà contadina di Picciano, il Museo Civico di Sulmona, il Castello-museo di Crecchio, sono solo alcune delle perle museali che costellano il territorio abruzzese.
Il folclore in Abruzzo
In ogni stagione dell’anno e in ogni città e paese d’Abruzzo, nell’arco dei 12 mesi è un susseguirsi di tradizioni e feste del folclore, che coinvolgono le intere comunità. Spesso di origine antichissima, in questi riti sincera devozione cristiana e immemorabili culti pagani convivono da sempre.
Per il visitatore essi costituiscono non solo occasione di divertimento (con le bande, i giochi popolari, gli “spari”, cioè i fuochi pirotecnici, che generalmente si protraggono fino a notte fonda) ma anche un momento di intensa fascinazione nella “scoperta” di riti ancestrali come “le farchie” di Fara Filiorum Petri o “i serpari” di Cocullo.
Il ciclo delle tradizioni popolari si apre a primavera con le sacre rappresentazioni della Settimana Santa. La domenica di Pasqua, a Sulmona, si svolge invece la rappresentazione della “Madonna che scappa”: la sacra manifestazione ha infatti il suo momento “clou” a mezzogiorno di Pasqua nella suggestiva ed ampia piazza Garibaldi, allorché la Vergine “corre” incontro al Figlio risorto.
Il filo rosso che lega il folclore e le tradizioni popolari abruzzesi alla storia ed alla cultura della sua gente è ancora più evidente nelle rappresentazioni che si susseguono nel mese di maggio, soprattutto quelle legate al culto di San Domenico, che si svolgono a Villalago, Pretoro, Palombaro, Villamagna, Lama dei Peligni, Pizzoferrato. Ma è a Cocullo che si tiene, il primo giovedì del mese, quella più spettacolare, filmata da tutte le televisioni del mondo, nel corso della quale la statua del santo viene portata in processione letteralmente ricoperta da serpenti. Sempre in maggio, il lunedì di Pentecoste, a Loreto Aprutino si celebra da secoli il rituale di origine pagana della genuflessione del bue, che dal ’700 è stato associato alla festa di San Zopito, patrono del paese.
L’estate è tutta un fiorire di feste patronali, sagre gastronomiche, suggestive processioni sul mare (che si svolgono in quasi tutti i centri costieri). La manifestazione estiva più importante è quella che si svolge il 28 e 29 Agosto a L’Aquila: La Perdonanza Celestiniana, cui partecipano pellegrini provenienti da ogni parte del mondo.
Le manifestazioni invernali hanno come comun denominatore il fuoco, col suo valore magico e propiziatorio. Grandi fuochi vengono accesi durante tutto il solstizio d’inverno, per scaldare la “madre terra” e per rischiarare le lunghe e gelide notti dei paesi abruzzesi. L’effetto è magico, poiché l’atmosfera che si crea proietta chi si trovi a vivere l’esperienza in una dimensione di sogno, dove il tempo si ferma. Così è a Scanno, dove l’undici novembre, festa di San Martino, vengono incendiate le Glorie; a Pescasseroli la notte di Natale, quando sulla piazza antistante la chiesa si accende la Tomba; ad Alfedena e Ateleta, dove il 17 gennaio, festa di Sant'Antonio Abate, si accendono enormi falò in piazza; o a Fara Filiorum Petri, dove, sempre in onore di Sant'Antonio Abate, protettore del focolare e degli animali, il 16 gennaio vengono incendiate le Farchie, enormi torce di canne.
L’artigianato artistico dell’Abruzzo
Come tutte le regioni affacciatesi solo da un cinquantennio alla modernità, anche l’Abruzzo conserva una ricca e variegata tradizione artigiana: ferro battuto e rame, tessuti e merletti, arti del legno e della pietra, oreficeria e maiolica. Fra tutte le espressioni dell’artigianato artistico, primeggiano per originalità e qualità altissima soprattutto l’oreficeria e le arti del merletto e della maiolica.
A Pescocostanzo e a Scanno si producono raffinatissimi merletti al tombolo e splendidi gioielli in oro e argento, modellati su antichi disegni e spesso lavorati in filigrana, fra i quali si ricorda la famosa presentosa, la spilla simbolo d’amore per le donne abruzzesi.
La maiolica, altra produzione tipica dell’Abruzzo sin dal Medioevo, ha la sua capitale in Castelli, che è stato per secoli uno dei più importanti centri di produzione d’Europa; i suoi pezzi rinascimentali e barocchi, un tempo ricercati e ambiti dalle principali corti principesche d’Europa, arricchiscono oggi le collezioni dei più importanti musei del mondo.
I castelli in Abruzzo
Un’altra delle caratteristiche peculiari dell’Abruzzo è il numero altissimo di antichi castelli che si vedono spuntare ovunque.
Si può dire, anzi, che non vi sia paese, sommità dominante, passo o promontorio che non abbia la sua torre, il suo castello, il suo recinto fortificato. Le ragioni storiche sono semplici: un lunghissimo periodo di pericolo, interno ed esterno, che obbligò ogni comunità a provvedere alla propria difesa; ma ciò che più ci interessa è il risultato odierno, che rende l’Abruzzo il più grande e completo museo italiano all’aperto di architettura militare: vanta infatti almeno un esemplare, e di buon livello, per ogni tipo di fortificazione conosciuta. Un’altra particolarità unica è poi che la gran parte di essi conserva pressoché intatto anche il territorio circostante, il proprio contesto originario. Un esempio, per tutti, è lo straordinario castello duecentesco di Rocca Calascio: le forme essenziali, di perfetta simmetria, la coerenza dell’impianto architettonico, che tradisce non solo la sicurezza progettuale ma pure una consapevole volontà espressiva, ne fanno uno dei più belli e suggestivi castelli d’Europa. Posto a quasi 1500 metri di altitudine in posizione dominante sulla vallata sottostante, spazia su di un panorama montano mozzafiato, senza epoca, intatto.
È difficile immaginare un castello più dominante di questo: il suo ambiente, al limite, coincide col più lontano orizzonte.
La suggestione del luogo permette di cogliere appieno quella sensazione di “sospensione del tempo” che più di ogni altra caratterizza l’Abruzzo interno, affascinando il visitatore.
I centri storici dell’Abruzzo
Quasi tutti i paesi abruzzesi, soprattutto quelli dell’interno (che sono la gran maggioranza) hanno un aspetto comune e caratteristico: chiusi ed arroccati sulla cima di un colle, con in alto il castello, la chiesa, la piazza e, intorno a degradare verso valle, le case, raccolte a cercare protezione. Sono quasi tutti di origine medievale: è in questo periodo, infatti, che l’Abruzzo assume quell’aspetto così unico e particolare che ha saputo conservare sostanzialmente inalterato sino ad oggi, e che rende il suo paesaggio come sospeso nel tempo. Visitare gli antichi borghi della montagna abruzzese significa entrare in un mondo diverso, dove ci si accorge che il tempo passa solo per i rintocchi dell’orologio del campanile, dove si vive ancora con la chiave sulla toppa di casa, dove il “tu” è immediato e diretto e l’asciutta concretezza della gente conduce subito al dunque, dove il ritmo della vita locale ti porta a riscoprire piaceri che pensavi scomparsi, dove la cucina ed i prodotti tipici del luogo sono spesso sorprese indimenticabili.
Gli eremi in Abruzzo
Non si può dire di aver veramente visto l’Abruzzo, ma soprattutto di averlo “capito”, senza entrare almeno una volta in contatto con l’aspetto più rappresentativo della sua cultura e, inseparabilmente, del suo territorio: i suoi eremi. Nessun modo, infatti, è tanto viscerale, istintivo ed immediato per comprendere il ruolo grandioso che la natura, anche e proprio in quanto “divinità”, ha avuto nel formare il profilo spirituale della regione, come visitare uno, anche uno solo, degli innumerevoli eremi che costellano le montagne abruzzesi.
Ciò che sbalordisce anche il più distratto e insensibile dei visitatori, infatti, è il senso di autentica fede cristiana che si mescola in modo palpabile al più ancestrale paganesimo: un misto inestricabile di adorazione di Dio e di adorazione della natura. Non a caso, gli archeologi hanno provato che molti degli eremi d’Abruzzo sono luoghi sacri ininterrottamente da decine di migliaia di anni, e che i culti delle varie religioni vi si sono semplicemente “succeduti”, come gli inquilini in un appartamento.
Concentrati soprattutto sulla Majella, la “montagna madre” degli abruzzesi, seminascosti dai boschi e dalle rocce, oppure all’interno di caverne cariche di mistero, gli eremi e le chiese rupestri d’Abruzzo sono oltre cento. L’effetto d’insieme è di straordinaria bellezza e suggestione: splendidi e delicati come le orchidee selvatiche che vi fioriscono intorno, gli eremi d’Abruzzo sbocciano improvvisi agli occhi del visitatore con immagini di perfetta, ascetica serenità, nel silenzio della natura più intatta. La loro visita è inoltre occasione per bellissime e non impegnative passeggiate nella natura e nel paesaggio abruzzesi: per quanto isolati, infatti, sono sempre facilmente raggiungibili (i continui pellegrinaggi di cui sono meta vi portano regolarmente anche anziani di ogni età).
Lo testimoniano l’eremo di S. Onofrio di Serramonacesca, sotto l’enorme rupe nel cuore del bosco, con stretti cunicoli che si addentrano nella roccia; quello di Celestino V, sul monte Morrone, che, incastonato come un nido d’aquila su una immane parete rocciosa, domina la valle Peligna; l’eremo di S. Bartolomeo di Legio, mimeticamente connaturato alla parete di un selvaggio vallone nei pressi di Roccamorice; l’eremo di San Franco ad Assergi sul Gran Sasso, con le sue acque miracolose, o quello di San Venanzio, nelle gole dell’Aterno, con le pietre miracolose; o ancora l’enorme e impressionante grotta Sant'Angelo di Balsorano, ardente di mille e mille candele.

La regione Abruzzo, un grande museo all’aperto
Conosciuto a livello internazionale per la ricchezza della sua natura, l’Abruzzo si presenta come un autentico museo all’aperto, privo di orari e confini, dove arte, storia e paesaggio si fondono in un equilibrio sorprendente. Tra le sue icone più celebri si annoverano la rocca di Calascio, lo straordinario centro storico di Pescocostanzo, il Museo Archeologico Nazionale di Chieti e il maestoso castello cinquecentesco dell’Aquila. Tuttavia, il vero incanto risiede anche nelle meraviglie meno conosciute, disseminate nei borghi e nelle valli, capaci di emozionare chi si avventura oltre gli itinerari più battuti. Negli ultimi anni, il continuo lavoro di restauro di chiese e castelli, la valorizzazione di siti archeologici ed eremi, la nascita di nuovi musei e dei centri visitatori nei Parchi hanno arricchito ulteriormente il patrimonio accessibile. L’elenco delle cose da vedere si amplia costantemente, offrendo ai visitatori esperienze sempre nuove e autentiche. Questo dinamismo culturale, unito alla bellezza naturale del territorio montano e marino, contribuisce a rendere l’Abruzzo una delle destinazioni più affascinanti e sorprendenti d’Italia.

I Parchi nazionali, regionali e le oasi in Abruzzo
La Regione Abruzzo è un autentico paradiso per gli amanti della natura, grazie alla presenza di numerosi parchi naturali che custodiscono paesaggi mozzafiato e una biodiversità unica. Tra questi, spicca il Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise, famoso per i suoi vasti boschi, le valli incontaminate e le numerose specie animali, tra cui l'orso bruno marsicano e il lupo appenninico. Ogni angolo di questo parco offre sentieri e percorsi che permettono di scoprire la natura più selvaggia e incontaminata, dove il silenzio della montagna, sia d'inverno che in estate, interrotto solo dal canto degli uccelli e dal rumore dei ruscelli che scorrono tra le rocce. Un altro parco emblematico della regione è il Parco Nazionale della Majella, un angolo di paradiso che unisce altissime vette, gole impervie e una vegetazione rigogliosa. La Majella è famosa anche per i suoi eremi medievali, che raccontano storie di solitudine e spiritualità. Il parco offre numerosi percorsi escursionistici per tutti i livelli, che conducono alla scoperta di panorami mozzafiato, cascate nascoste e antichi rifugi di pastori. Questo parco rappresenta un punto di riferimento non solo per chi cerca avventura, ma anche per chi desidera immergersi in un ambiente di pace e tranquillità, lontano dai rumori della vita quotidiana. Infine, il Parco Regionale del Gran Sasso e Monti della Laga è una meta imperdibile per gli appassionati di montagna e natura incontaminata. Con le sue imponenti cime, tra cui il Corno Grande del Gran Sasso d'Italia, il parco offre paesaggi spettacolari, ideali per escursioni, arrampicate e passeggiate panoramiche. Il Gran Sasso, simbolo di questa area protetta, è anche un importante sito di ricerca scientifica e una risorsa ecologica fondamentale.

I Borghi più belli d’Italia nella Regione Abruzzo
L’Abruzzo custodisce un patrimonio straordinario di borghi storici, molti dei quali fanno parte del circuito de I Borghi più belli d’Italia. Questi centri, in gran parte situati nell’entroterra montano, condividono un’identità architettonica e paesaggistica ben riconoscibile: paesi arroccati sulle alture, con il castello, la chiesa e la piazza a dominare dall’alto, e le case disposte a scendere lungo le pendici, come a cercare protezione. Si tratta per lo più di insediamenti medievali, epoca in cui l’Abruzzo ha assunto quell’aspetto suggestivo e fuori dal tempo che ancora oggi lo caratterizza in modo unico. Visitare questi borghi significa immergersi in un’atmosfera sospesa, dove la vita scorre lentamente e ogni angolo racconta una storia antica. Le giornate sono scandite dai rintocchi del campanile e la familiarità è immediata: ci si saluta con un semplice “tu”, le porte restano socchiuse, e la gente ti accoglie con una spontaneità autentica. In questi luoghi si riscopre il gusto per le piccole cose: il silenzio della natura, i profumi delle cucine, le tradizioni tramandate da generazioni. Ogni borgo abruzzese offre un’esperienza unica, fatta di scorci panoramici mozzafiato, prodotti tipici dal sapore autentico e un patrimonio artistico e culturale da esplorare. Che si tratti di un piccolo centro montano o di un paese immerso tra colline e vigneti, l’Abruzzo invita a rallentare, a guardarsi intorno e ad ascoltare il battito profondo di una terra che ha saputo preservare il suo spirito più vero.